Che il ministro Franceschini amasse i borghi lo si era capito sin da quando aveva dichiarato il 2017 l’anno dedicato ai borghi, ma il PNRR ha creato un vero è proprio spazio di intervento dedicato a questa particolarità italiana.
Il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha stanziato l’ingente somma di 1 miliardo di Euro dedicata al ripopolamento dei borghi più disagiati. Il fondo è gestito dal Ministero della Cultura ma la vera novità è che la sua attenzione si concentra sulle persone, quelle che potremo chiamare soft -skill del borgo.
L’interesse del bando è su come riportare le persone a vivere nei centri storici e come far nascere imprese e per la prima volta il vero punto cruciale è la sostenibilità socioeconomica dei borghi, e non solo il loro aspetto estetico.
Soltanto leggere il bando mi ha emozionato perché su questi temi lavoriamo da anni e abbiamo una casistica infinita di situazioni (soprattutto nel Lazio e in Sicilia).
Provate ad immaginare un bel centro storico di un piccolo borgo con un bar, un ufficio postale, una trattoria, un B&B e magari una bottega di un artista. Ora provatelo ad immaginare senza alcuna persona che lavoro in questi servizi alla persona.
Nel primo caso viene subito voglia di stare qualche ora, se non una notte, nel secondo caso la visita dura pochi minuti e poi si scappa in cerca di segnali di vita.
E paradossalmente questo problema lo hanno anche grandi città turistiche come Venezia, che praticamente fuori dalle strade principali appare deserta, o i centri storici di importanti città come Roma le cui le saracinesche di molti negozi sono state abbassate a causa del COVID.
E il problema lo conoscono bene anche tutti quelli che si occupano di ricostruzioni dei centri post terremoto, in cui l’abbandono dei centri storici li ha resi dei borghi fantasma che devono essere rianimati.
Tornato al bando del PNRR sui borghi, ci sono alcune parole chiave che rendono bene il focus su cui si deve concentrare il progetto: “Next Generation EU e dare nuove radici ai giovani con la creazione di occupazione in un ecosistema che risponda alle esigenze del quotidiano”.
E per il borgo che viene selezionato c’è un’altra piacevole sorpresa, un ulteriore finanziamento dedicato esclusivamente alle imprese per facilitare il loro avvio e la loro formazione.
A questo punto non resta che partire con la progettazione che deve essenzialmente rispondere ad una domanda: per chi facciamo questi interventi? Quali sono le vere esigenze di un giovane che resta (o che torna) a vivere in questo borgo?
Bellissima sfida. Noi ci siamo con alcune idee calate sulle singole realtà e possiamo fare partenariati con il nostro lavoro del Premio Town Ambassador dedicato ad un particolare target di giovani: i discendenti italiani all’estero.
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