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Da nord a sud, da ovest a est: questa potrebbe essere la storia del pittore Massimo Tizzano.
Massimo nasce da una famiglia che dal sud si sposta al nord, poi lui si reca ancora più a nord per raggiungere il suo maestro norvegese Odd Nerdrum, e infine qualche anno fa torna a vivere in Calabria seguendo le radici e i colori. Ha respirato l’aria di mare della Calabria, delle montagne norvegesi e della pianura padana di Padova e Bologna dove ha vissuto e studiato.
Ma il suo percorso interiore segue percorsi differenti. Seppure sia cresciuto in occidente, che lo vorrebbe un economista e un organizzatore, Massimo arriva alla pittura passando per l’oriente seguendo un percorso piuttosto originale. Suo padre era un pittore e così anche il suo padrino ma, ad un certo punto viene allontanato dall’arte.
Con tutta questa confusione di segnali, con l’università che lo pressava con temi di studio noiosi e poco stimolanti, Massimo si rifugia nello yoga e nelle arti marziali. La cultura Zen lo forgia e gli da il senso della manualità e della concentrazione. Chi si dedica all’Aikido deve riuscire a utilizzare tutte le sue risorse fisiche, mentali e spirituali. Ci vuole grande concentrazione e una grande pratica fisica in cui le azioni si ripetono milioni di volte finché non sono totalmente assorbite e diventano parte dell’uomo. Finché non c’è più distinzione fra mente e corpo.
Dalle arti marziali Massimo Tizzano arriva tramite il maestro Norio Nagayama, alla calligrafia che in Cina e in Giappone rappresenta una alta forma di espressione artistica. Le opere dei grandi maestri del passato scritte su carta di riso, vengono incise su pietra per preservarli e lasciare che il loro insegnamento continui per le generazioni future. Occorrono anni per imparare a compiere il gesto di scrivere un ideogramma su carta in pochi secondi, anni che sono spesi anche ad imparare il significato profondo degli ideogrammi che sono rappresentativi del mondo reale.
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“Non esiste un bravo pittore che non sia anche un grande calligrafo” (detto giapponese).
Dalla calligrafia nasce allora un fiume in piena e un irrefrenabile desiderio di imparare a dipingere. Basta limitazioni e confini, basta economia, ma contemplazione del mondo e della bellezza. Filosofia di vita e pittura si confondono nella passione. Anni a copiare i quadri dei maestri del passato (specialmente quelli italiani e fiamminghi del periodo compreso tra ‘400 e ‘600) per imparare le tecniche e recuperare il saper fare. Il suo spirito è quello degli apprendisti nelle botteghe d’arte.
“Bisogna fare tanto esercizio prima di poter liberare le emozioni su tela. Come i cuochi giapponesi che devono imparare a tagliare le verdure per tre anni prima di tagliare il pesce, così ho passato anni a imparare la calligrafia prima di avventurarmi nella pittura.”
Massimo inizia un quadro realizzando il telaio e preparando la tela. Prepara da solo i colori partendo dai pigmenti e concentrandosi su quello che vuole esprimere. Ma non è più solo un copista di altissimo livello. Con il suo maestro Odd Nerdrum si è avvicinato alla filosofia del Kitsch e partecipa alla rinascita positiva di questo termine troppo a lungo frainteso.
“Kitsch è un termine che si riferisce all’emozione, che nasconde significati e valori filosofici antitetici all’arte contemporanea: pathos e sentimenti, tragedia e gioia di vivere, situazioni che l’arte concettuale moderna tende a nascondere. Per me non devono esserci mediatori per arrivare al cuore dell’osservatore. Il messaggio deve essere comprensibile a tutti, deve rappresentare gli archetipi dell’uomo”.
Una persona con questa storia è un incrocio naturale di diverse culture. Esperienze che sono state assorbite e personalizzate in una espressività unica che si ritrova negli autoritratti e in quadri come le figure dei giovani samurai o nel bellissimo ‘Il cercatore’.
La mostra a Città della Pieve è stata fortemente voluta come un omaggio al Perugino, Pietro Vannucci, e ai grandi maestri del passato. Ospite eccezionale sarà il critico d’are Vittorio Sgarbi, con il quale Massimo condivide la battaglia per preservare la memoria del passato e la difesa della bellezza.
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