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Cellino è un paese dell’alto Salento immerso in una campagna pianeggiante con abbondanza di acqua sorgiva e ricca di uliveti e vigneti a metà strada fra Brindisi e Lecce.
Il nome di Celino viene dal greco e vuol dire ‘nero’ come il colore delle olive che si coltivano, mentre San Marco viene dalla devozione del santo evangelista.
Il nome di Celino viene dal greco e vuol dire ‘nero’ come il colore delle olive che si coltivano, mentre San Marco viene dalla devozione del santo evangelista.
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Il territorio di Cellino era stato abitato sin dall’antichità ed è stato trovato una tomba con tre celle interrate, che contenevano circa 80 corpi, e un forno per cottura vasi risalente al 1800-2000 AC, ossia al periodo neolitico e del bronzo, vicino la Masseria Veli.
Una lapide funeraria di origine romana e altri resti segnalano poi la presenza di Roma, che aveva nella vicina Brindisi il maggior porto di imbarco per il Medio Oriente. La lapide era stata dedicata dai figli al padre Caio Oscinio Aquila.
Con la caduta dell’impero romano, questa zona del Salento si trova ad essere uno spartiacque fra il regno dei Longobardi e l’Impero Romano d’Oriente e quindi dei Bizantini. Forse per questo motivo non si hanno notizie di alcun insediamento e come tutte le zone di confine anche questa doveva essere oggetto di molti conflitti.
Il borgo di Cellino si forma nel medioevo nel IX secolo attorno ad una chiesetta, la Cappella di San Marco che oggi si trova vicino al cimitero, con una grancia (casa di campagna) e che dipendeva dall’Abbazia di Sant’Andrea dell’Isola a Brindisi. Questo primo nucleo era stato fondato dai monaci Basiliani di origine greca e che la abbandonarono nel XII secolo quando furono costretti ad abbandonare il territorio.
I monaci Basiliani avevano abbandonato Bisanzio a partire dal 726, quando l’imperatore Leone III vietò il culto delle immagini sacre, e si erano rifugiati nel Salento dove inizialmente vivevano in grotte o in cavità del terreno. In tutti i loro rifugi, i monaci realizzavano sempre una immagine della Madonna per le loro preghiere.
Con il passare del tempo, i monaci costruirono piccole chiese e insegnavano alla popolazione locale a gestire i campi.
Quando nel XI secolo arrivarono i Normanni, i monaci Basiliani abbandonarono il Salento e anche la chiesetta di San Marco.
Il nucleo attuale di Cellino San Marco si forma nel XII secolo con il castello Castrum Celini citato in un documento del 1291 dei Registri Angioini.
Cellino ha avuto molti feudatari a partire dalla famiglia del barone Egidio di Falliosa e sua moglie Fiordelisa. Nel 1455 Re Alfonso nomina Tommaso de Noha la cui famiglia resta senza eredi e nel 1578 Cellino San Marco tornò sotto il controllo del re che lo vendette al Magnifico Giovanni Antonio Albrizi. La famiglia Albrizi erano commercianti che venivano dal nord (Como) e realizzò il castello, oggi noto come Palazzo Baronale, ma dilapidò ben presto le sue fortune e il feudo venne venduto alla famiglia Cortese nel XVII secolo. Un periodo molto difficile per le lotte con bande e i terremoti del 1638 e 40.
Anche per la chiesa il periodo era difficile: il protestantesimo e quindi il seguente Concilio di Trento cambiano il rapporto fra i sacerdoti e i fedeli che volevano più vicinanza con i loro problemi. Nel 1565 l’arcivescovo Carlo Bovio decide di visitare tutti i paesi della diocesi, e quindi anche Cellino San Marco, e qui trova una situazione molto interessante. Infatti l’arciprete non sapeva leggere, e sembrava che avesse pagato per avere quel ruolo, mentre alcuni dei suoi preti sottoposti erano in grado di leggere e scrivere e meritavano una promozione. L’arciprete riportò ordine nella gerarchia ripristinando la giusta meritocrazia.
Anche per la famiglia Cortese vale la regola che la terza generazione dilapida il patrimonio, si riempie di debiti e deve vendere Cellino San Marco che viene acquistato dalla famiglia dei Chyurlia. Questa aveva origini orientali, forse greche tanto che i suoi membri erano cavalieri gerosolimitani di Terra d’Otranto, e sin dal XIII secolo si era stabilita a Bari e governava con il titolo di ‘conte’.
Le condizioni non dovevano essere molto favorevoli se nel 1742 la popolazione si ribellò per avere una vita migliore e meno tasse. I rivoltosi furono imprigionati nel castello e si tornò presto alla vita feudale.
La storia cambia con l’arrivo di Napoleone che cancella il feudalesimo con una legge del 1806 e una del 1809 che cancella le decime. I Chyurlia provano a fare causa per mantenere i loro privilegi ma perdono davanti alla commissione feudale.
Infatti, dopo Napoleone i Borboni non ristabiliscono le leggi feudali essendo ben felici di essersi sbarazzati di una classe di nobili parassitaria e poco attenta alle condizioni del popolo.
Durante il periodo risorgimentale, Cellino San Marco è stata uno dei centri della Carboneria (portata dai francesi) e della Giovine Italia che cercavano di creare un clima favorevole all’unità italiana. A Cellino si stabilì un nucleo di rivoluzionari (una vendita) chiamato ‘La Plebe al Monte Sacro’, in analogia alla lotta dei plebei romani contro i patrizi nel 494 a.C.
Il modo in cui è avvenuta l’unificazione ha generato malcontento nella popolazione che in alcuni casi si è data al brigantaggio. Un fenomeno che preso singolarmente appare come delinquenziale, ma preso collettivamente appare come un movimento politico-sociale ed infatti i piemontesi si comportarono non tanto come liberatori portatori di giustizia ma piuttosto come occupatori.
Durante la seconda guerra mondiale questa parte del Salento ha giocato un ruolo importante e dopo l’armistizio Brindisi è stata capitale d’Italia dal 10 settembre 1943 all’11 febbraio 1944.
Cellino San Marco è poi diventata famosa in tutta Italia per aver dato i natali al cantante al Bano Carrisi che con sua moglie Romina Power sono conosciuti in tutto il mondo e le loro canzoni sono entrate nella storia musicale italiana e di molti altri paesi.
Cellino è poi conosciuta ovunque per la qualità del suo vino e del suo olio e per il parco divertimenti Carrisiland che richiama turisti tutta l’estate.
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