Scordia 


Stemma di Scordia

Scordia, il paese delle Arance Rosse a sud della piana di Catania al confine con i suggestivi Monti Iblei in un territorio ricco di gole scavate dalle acque nei secoli. E proprio nelle grotte dei monti sono nati i primi insediamenti umani nella zona chiamata Cava scavata dai torrenti e ricca di acque necessarie alla vita. Nella Grotta del Drago sono trovati tracce di antichi insediamenti che probabilmente risalgono alla antica popolazione dei Siculi.

Alcune di queste grotte sono state create artificialmente per scavare il tufo da utilizzare per la costruzione delle case e delle chiese.

La presenza di corsi d’acqua ha favorito gli insediamenti lungo tutta la storia di Scordia, e il paese per secoli è stato alimentato da queste sorgenti grazie all’acquedotto del Principe Branciforti.

Il nome Scordia sembra derivare dalla parola ‘aglio’ oppure dalla antica città siciliana di Xuthia, raccontata da Eschilo nella sua tragedia Etnee scritta nel suo soggiorno in Sicilia.

Ma torniamo all’area che intorno al V secolo a.C. entrò a far parte delle colonie Greche della Magna Grecia. A queste subentrano i romani, poi i bizantini che portano i riti ortodossi e poi i Normanni chiamati dalla chiesa che voleva cancellare i riti bizantini.

In tutto questo periodo Scordia non venne mai citata, e nel periodo Normanno questa area faceva parte di una signoria che in parte venne data ai Templari.

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L’arrivo degli Svevi, e la lotta fra papato e impero che questi animarono, portò il piccolo nucleo di Scordia ad essere conteso. Il primo documento ufficiale che riporta un ‘Casale Scordia Suttana’ è una bolla di papa Alessandro IV del 1255 che donava questo casale ad un nobile di Catania.

Non si conosce molto della storia di questo casale fino a che nel 1621, il casale arrivò al principe Antonio Branciforti che venne nominato Principe di Scordia con diritto a sedere nel Parlamento Siciliano. Nel 1628, poi, il principe ottenne la ‘licentia d’habitare’, ossia il diritto di poter popolare il casale, direttamente dal re Filippo IV di Spagna in cambio di una somma di denaro calcolata in 400 onze.

La famiglia Branciforti era già una delle più potenti di Sicilia e si dice che discendesse direttamente dalla corte di Carlo Magno. Una leggenda narra che fosse un alfiere al seguito di Carlo Magno che perse le braccia in battaglia contro i Longobardi riuscendo però sempre a tenere alto il vessillo imperiale.

Il principe assegnò le terre in enfiteusi ai contadini dando loro la possibilità di edificare una abitazione nel centro urbano, che così venne ad assumere i connotati di un paese.

Il principe fece costruire il suo grande palazzo, oggi sede del museo e dell’archivio, la chiesa del patrono San Rocco e diede l’avvio ad altre chiese e conventi. 

Il terremoto del 1693 portò notevoli danni ma tutto venne ricostruito, anche allargando i confini del centro abitato. 

La situazione dei contadini portò ad un aumento della produzione agricola e del commercio e, conseguentemente, ad una maggiore ricchezza della popolazione. In cambio il principe governava in modo assoluto secondo lo spirito feudale più stretto, esercitando anche il potere della giustizia.

Questo sistema forte di potere andava bene se accompagnato dalla presenza di un principe illuminato, ma dimostrò i suoi limiti quando venne affidato a persone che amministravano per conto del principe senza avere la sua visione.

Nel corso dei secoli, quindi, il sistema feudale portò ad una frizione fra il feudatario e i sudditi.

La situazione della popolazione migliorò con le riforme del viceré Domenico Caracciolo, che nei suoi 5 anni di governo assunse posizioni di contrasto ai baroni (senza troppo successo), e con l’abolizione del feudalesimo dopo il periodo di Napoleone in Italia.

Con questa abolizione terminò la storia del legame fra la famiglia Branciforte-Trabia e Scordia.

Scardia divenne allora un centro agricolo e commerciale di una certa importanza grazie alla nascita di una classe borghese. Divenne poi un centro autonomo dopo le riforme del Regno delle Due Sicilie.

Questo clima di giustizia sociale, oltre ad una contrapposizione aspra fra due famiglie borghesi, portò ad appoggiare l’arrivo di Garibaldi e dell’unificazione d’Italia. 

Nel 1892, grazie all’interessamento del deputato Ippolito de Cristofaro, arrivò la ferrovia di collegamento con Catania che favorì la vocazione commerciale di Scordia come Città delle Arance Rosse.

Ma lo spirito locale di insofferenza alle ingiustizie ha portato alla nascita di uno dei
primi esempi di sindacalismo con l’esperienza fasci dei lavoratori del partito socialista.

Oggi Scordia è ancora uno dei simboli delle coltivazioni e produzioni di agrumi in Sicilia ed è conosciuta nel mondo.






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