Sepino


Stemma di Sepino

Sepino è un borgo medioevale adagiato alle pendici dei monti del Matese, da dove lo sguardo si affaccia sulla vallata del fiume Tammaro dalla storia millenaria e una bellezza ancora incontaminata. Una valle ricca di sorgenti, acque termali e boschi secolari dove i resti archeologici dell’antica Saepinum sono una perfetta fusione tra storia, arte e natura.

Il nome Saepinum deriva da saeptum (recinto) e racchiude l’origine antica del borgo. Il primo stanziamento risale infatti al VI-V sec. a.C. ad opera dei Sanniti della tribù dei Pentri, che erano giunti dalla Sabina grazie alla usanza della “primavera sacra”

Dopo ogni guerra o carestia, i Sabini consacravano al dio Marte i figli nati in quell’anno con la promessa che, raggiunta la maggiore età, sarebbero partiti alla ricerca di nuove terre guidati da un toro. Quando l’animale si sarebbe fermato, lì si sarebbero stabiliti. 

I pastori sanniti, arrivati nella valle, costruirono un “recinto”, una palizzata di legno per recintare il villaggio. 

Con l’inizio delle Guerre Sannitiche con Roma, gli abitanti si spostarono più a monte, trasformando il villaggio nella roccaforte di Terravecchia, una città definita forte e potente dallo storico romano Tito Livio. La città aveva un ampio perimetro murario a forma di trapezio e tre porte: la più importante, la Postierla del Matese, è ancora visibile ed è uno dei reperti archeologici meglio conservati della tecnica edilizia sannitica a fini militari.

Su una collina da cui si domina il tratturo, è possibile riconoscere un antico tempio sannitico poi diventato nel medioevo una chiesa dedicata a San Pietro.

Nel 293 a.C., durante la Terza Guerra Sannita, Terravecchia respinse i Romani guidati dal console Papirio Cursore ma, dopo una battaglia durissima in cui persero la vita 7.400 sanniti e 3.000 furono fatti prigionieri, la città venne espugnata.

I romani ricostruirono la città più a valle, vicino le vie di comunicazione della Via Minucia e del grande tratturo che collega Pescasseroli-Candela, il terzo più importante del sud Italia. Nel 91-88 a.C. Silla spense definitivamente le resistenze dei Sanniti, imponendo la cittadinanza romana agli abitanti di Saepinum e iscrivendoli alla tribù dei Voltinii. 

Il centro urbano era circondato da mura, torri e porte e durante il periodo romano Sepinum divenne una fiorente cittadina grazie alla laboriosità dei suoi abitanti ed alle ricche famiglie che vi risiedevano. Si ricorda la figura di Nerazio Prisco, un giureconsulto prescelto dall’imperatore Traiano quale suo successore.

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L’area archeologica di Saepinum testimonia la ricchezza della città che aveva un teatro ben conservati che ospitava fino a 1.000 persone, il foro su cui si affacciano gli edifici pubblici più importanti della città, la basilica e le terme.

La cinta muraria aveva ben 25 torri circolari e due ottagonali e 4 porte di accesso. Tra queste Porta Bojano è certamente la più interessante, ancora decorata con rilievi d’assoluta bellezza e particolarità.

Nel IV secolo, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, Sepino fu invasa dai Goti e poi da Bisanzio e subì gravi danneggiamenti e la popolazione si spostò su una altura. Fu poi conquistata dai Longobardi ed entrò a far parte del Ducato di Benevento e nel 667 i duchi di Benevento cedettero la piana a una colonia di Bulgari. 

Nel frattempo i monaci benedettini costruirono un loro monastero al passo di Santa Crocella e custodirono il sapere agricolo e le tradizioni e la chiesa aveva aperto una sua sede vescovile che fu presto chiusa.

Nell’882, durante le invasioni dei Saraceni, la città romana antica era totalmente rovinata e la piana era diventata una palude per le acque del fiume Tammaro tanto che gli arabi le diedero il nome di Altilia, ossia città in rovina.

Nel medioevo si forma quindi l’attuale borgo attorno ad un castello e con una sua cinta muraria che si può ancora in parte riconoscere fra le case.

Nel 1045, il condottiero normanno Rodolfo De Molisio o di Molise, compagno d'armi di Roberto il Guiscardo, giunse con gli Altavilla in Italia Meridionale e occupò con il suo esercito la contea di Boiano, di cui Sepino faceva parte. Rodolfo diventò il primo conte di Bojano nel 1053 e Sepino divenne una baronia.

Nel 1099 vennero portate le reliquie di Santa Cristina e ancora ogni anno a gennaio si celebra questo evento.

Nel XIII secolo viene bonificata la zona pianeggiante e riprendono le coltivazioni agricole e della vite.

Nel 1566, Scipione Carafa acquistò dal Conte Giovanni di Altavilla, la baronia di Sepino.

Nel Rinascimento Sepino era un borgo molto florido e sviluppato, come dimostra anche la cultura dei signori feudatari, di cui un esempio è il Palazzo Attilio, voluto da un ecclesiastico di Sepino dopo la sua nomina a vescovo di Termoli.

La presenza dei tratturi su cui per secoli hanno camminato pastori e commercianti e la fertilità della valle hanno portato sempre un certo benessere.

Nel 1740, una nipote di Francesco Carafa portò la baronia in dote alla famiglia Della Leonessa, una famiglia nobile italiana e francese di origine gota. 

Nel 1805 un terremoto distrusse parte del centro abitato, danneggiò molte chiese e il castello che venne abbattuto.

Dopo l’Unità d’Italia, Sepino ha avuto un periodo con i briganti e molti hanno iniziato ad abbandonare il paese in cerca di fortuna soprattutto in America.

E’ interessante raccontare un aneddoto degli anni '50 del Novecento. Durante un'inchiesta sulle condizioni di vita del sud Italia, vennero effettuate delle riprese eccezionali a Terravecchia, dove i pastori ancora vivevano nel villaggio romano perfettamente conservato e attraversato ancora, nella via principale, il decumano, dalle greggi dei pastori transumanti. Il sito è poi stato restaurato negli anni ’90 del Novecento.

Foto di Copertina by Comune di Sepino






Luoghi Speciali 

Saepinum è un'idea. Un concetto. Uno svolazzo metafisico planato nell'immanente sotto forma di pietra e di marmo.Le sue mura custodiscono un paradigma;...

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