Vinchiaturo


Stemma di Vinchiaturo

Vinchiaturo è un piccolo borgo nel cuore dell’Italia, in Molise, su uno sperone a 620 metri di quota vicino il valico che collega la Valle del Biferno con quella del Tammaro. Un luogo strategico, dove nel passato si incrociavano le rotte della transumanza e, quindi, del commercio e degli scambi.

Ancora oggi, lungo questo valico, passano strade statali e la ferrovia.
Una natura incontaminata con la vista sui Monti del Matese e con laghetti di montagna che si aprono sui boschi appenninici.

La sua storia inizia con il fiero popolo dei Sanniti che i romani dovettero affrontare in ben 3 guerre prima di potersi espandere sul loro territorio. E riuscirono a sconfiggerli grazie ad una serie di alleanze perché sul campo erano indomabili.

Le leggende narrano che questa parte del Molise fosse il territorio dei Pentri, una delle quattro tribù Sannitiche che facevano parte della Legio Linteata dell’esercito sannita, la legione composta dai soldati più valorosi che, con una particolare cerimonia sacra, giuravano di combattere fino alla morte.

Secondo alcuni storici, nell’area di Monte Verde si trovava l’antica città sannita di Ruffirio e sono state trovate tracce di mura megalitiche. Il nome Vinchiaturo farebbe riferimento alle battaglie tra romani e sanniti e al fatto che i romani portarono in catene (Vincula Catenis) i prigionieri sanniti e costruirono una torre di controllo nella antica città sannita. Questa storia sarebbe raccontata nello stemma comunale che rappresenta una torre con due catene che pendono ai lati.

L‘arrivo dei romani nel III secolo a.C. portò ad una organizzazione del territorio, i terreni in tutto l’Abruzzo e il Molise vennero dati a coloni e iniziò un lungo periodo di pace di cui non si hanno notizie. Si possono trovare resti romani nelle fondazioni della chiesa di Santa Maria di Guglieto, che è stata costruita su un tempio probabilmente dedicato a Venere, oltre a un torso romano, resti di una colonna, iscrizioni e un cippo.

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La caduta dell’impero romano e l’arrivo di orde di barbari spinse la popolazione a trovare rifugio su alture e riparo in fortezze o in monasteri. Un nuovo ordine venne dato dai Longobardi e Vinchiaturo entrò nel Ducato di Benevento. Sotto il campanile si sono trovati resti di un carcere e di una torre protetta da un ponte levatoio.

I longobardi avevano diviso il territorio in aree amministrative e Vinchiaturo entrò a far parte della Contea di Bojano dei Conti del Molise.

Contemporaneamente si assistette ad una organizzazione sempre più capillare della chiesa cattolica con monasteri e l’organizzazione di sedi vescovili. 

A Vinchiaturo venne fondato un piccolo centro benedettino nel 689 dal monaco Dauferio e intorno al mille questo si trasformò in un monastero con un proprio abate. Questo Santuario di Monte Verde aveva anche la funzione di conservare il sapere antico, aiutare la popolazione a coltivare la terra e gestiva un mulino, come risulta da un atto dell’abate Ferulfo alla fine del XII secolo.

Nell’XI secolo, l’abbazia era cresciuta molto e si era formato un piccolo borgo che sarà poi abbandonato a causa di due terremoti, nel 1349 e nel 1456.
Nel 1280 venne edificato il Santuario di Santa Maria delle Fratte retto dai padri carmelitani, un ordine nato dal desiderio di avvicinarsi sempre di più alla parola di Gesù.

Nel 1449 Vinchiaturo diventò un feudo e fu assegnato alla famiglia Sanfromonte, di origine francese e che era giunta in Italia al seguito dei re Angioini. Si formò il primo vero nucleo urbano del borgo, attorno al palazzo signorile, abitato da famiglie che lasciarono l’area dell’abbazia distrutta dal terremoto. A questi seguono i Trossa e i Senescallo di Capua.

Nel 1550, la famiglia vendette il feudo di Vinchiaturo al barone Federico Longo e una storia locale racconta che fu proprio lui ad ideare lo stemma del paese. La famiglia Longo acquisì il titolo di marchese nel Seicento e ha mantenuto il feudo fino al 1806, quando con Napoleone venne abolito il feudalesimo.

Nel Seicento, poi, i francescani fondarono il Convento di Santa Lucia che portò alla nascita di un altro piccolo borgo. 

Una grande innovazione per Vinchiaturo è stata la costruzione della Strada dei Pentri, che i re Borbone realizzarono per collegare Isernia e Campobasso e che passava proprio per il centro.

Nel 1805 un catastrofico terremoto distrusse il centro storico che poi è stato ricostruito secondo nuovi stili: neoclassico umbertino.

Dopo l’unità d’Italia, Vinchiaturo ha visto diverse ondate di abitanti lasciare il paese per andare a cercare fortuna all’estero. Le loro storie sono raccontate nel Museo dell’Emigrazione e nel monumento all’emigrante.

Foto di Copertina by Mangiare in Molise






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