L'Enigma del Cesanese di Piero Riccardi
L'Enigma del Cesanese di Piero Riccardi

Da “L’enigma Cesanese” nasce l’identità delle Terre Storiche del Cesanese

Ci voleva un giornalista raffinato come Piero Riccardi per investigare sulle origini del vitigno Cesanese e creare uno spazio identitario comune dove costruire un futuro insieme.

La premessa è che per un qualche motivo oscuro, che risiede nel maledetto/benedetto campanilismo italiano, 10 comuni dove si coltiva il vitigno del cesanese sono riusciti a creare 2 DOC e 1 DOCG. Così confondiamo tutti gli appassionati di vino con il Cesanese di Olevano DOC, il Cesanese di Affile DOC e il Cesanese del Piglio DOCG. E tutti sono prodotti con lo stesso vitigno chiamato Cesanese di Affile.

Per noi di Donna Vittori (www.donnavittori.com), poi, è un delirio in termini di marketing perché dobbiamo dire che produciamo Cesanese del Piglio DOCG con uve Cesanese di Affile ma siamo a Paliano, per cui i nostri ospiti ci chiedono sempre: “ma state a Piglio, ad Affile o a Paliano?”.

Le giovani generazioni non capiscono questa ‘masturbazione mentale italiana’ e si allontanano da questo paese squilibrato che sembra non amare il suo patrimonio. Anzi molti italiani hanno un innato sarcasmo che impedisce loro di vedere la bellezza che ci circonda.

Costruire un brand costa milioni e se non si parte dalla consapevolezza che 3 Cesanesi sono veramente troppi (e ora sul mercato si trovano anche Cesanesi IGP con vitigni coltivati in altre parti del Lazio) mai nessuno potrà emergere. Ma come si superano mentalità e stereotipi costruiti in anni di piccole incomprensioni?

Presentazione del Libro di Piero Riccardi L'enigma  del Cesanese

E a questo punto la cultura ci salverà in due modi!

Il primo sono le nuove generazioni di vignaioli, alcuni con aziende di famiglia ed altri che hanno deciso di tornare all’agricoltura. Bellissimi ragazzi giovani, laureati e preparati con esperienze all’estero che li hanno formati che hanno un orizzonte ampio e voglia di volare.

Il secondo è il libro di Piero Riccardi, talmente sorprendente nei suoi contenuti che è stato dirompente.

La serata di presentazione del libro è stata organizzata Al Piglio (www.alpiglio.com) da Giovanni Negri, un famoso produttore di vino Barolo delle Langhe (www.giulianegri.com) che ha deciso di investire nelle nostre zone.

La bellissima sala era gremita di produttori, esperti, sindaci e appassionati che hanno ascoltato con un insolito silenzio Piero Riccardi (www.cantinericcardireale.it) e Antonello Coletti Conti.

Presentazione del Libro di Piero  Riccardi L'enigma  del Cesanese

Perché la cultura unisce? Cosa è l’Enigma del Cesanese?

Piero Riccardi ha affrontato la questione del Cesanese come un giornalista d’inchiesta o, potremo dire, come un investigatore di un romanzo di Agatha Christie, e i risultati sono nel titolo del libro: L’enigma Cesanese.

Tutti noi abbiamo letto che il termine ‘cesanese’ viene dal latino ‘tagliare i boschi’ e che il disciplinare autorizza a fare il vino con il vitigno Cesanese Comune o con il Cesanese di Affile. Ma nessuno di noi è mai veramente andato ad investigare queste supposizioni.

Con la collaborazione del CREA di Conegliano, e grazie ad un finanziamento della BCC di Bellegra, Pietro inizia a cercare conferme di queste affermazioni.

Non mi dilungo sui dettagli che potete leggere in questo affascinante libricino che si divora in poche ore, ma il CREA fa due affermazioni: la prima è che il vitigno Cesanese di Affile non ha parenti con nessun altro vitigno italiano ed è quindi fortemente caratterizzante della zona dei 10 comuni dell’areale. La seconda è che non si riesce a trovare alcun esempio di vitigno cesanese comune, nonostante le indagini compiute in quasi tutti i vigneti storici di questo areale.

Siamo quindi di fronte ad un elemento identitario dei 10 comuni storici dove si coltiva il cesanese a memoria d’uomo.

Poi, il nostro investigatore cerca testimonianze di epoca romana o medievale che certifichino la presenza di questo vino nelle tavole imperiali. Vengono citati molti vini ma non il cesanese.

C’era però l’abitudine di dare al vino i nomi dei territori di provenienza, come è capitato con l’oliva Itrana che veniva chiamata Oliva di Gaeta perché partiva dal porto di Gaeta. Pietro Riccardi è allora andato a cercare luoghi geografici e il nome Cesanese è particolarmente simile al nome della capitale della Cappadocia in Turchia.

Ricordandoci che la vite si è sviluppata in Asia Minore e che il paese Cappadocia si trova in Abruzzo a pochi chilometri dall’areale storico del cesanese, potrebbe essere possibile che il vitigno sia arrivato in queste aree con i monaci basiliani che lasciarono la Turchia con la caduta dell’Impero Romano d’oriente e l’arrivo degli ottomani.

Lascio i dettagli dell’investigazione al libro, ma gli effetti degli interventi sono stati sorprendenti, forse liberatori. A partire da Guido Milana (rappresentante del Lazio al Comitato Europeo delle Regioni) che ha raccolto la palla dell’identità unica e comune di questa zona fra le due province e ha invitato ad iniziare un cammino comune.

Questa richiesta è stata accolta con un caloroso applauso della platea che è continuato dopo gli interventi dei sindaci Umberto Quaresima di Olevano Romano, Giancarlo Proietto di Serrone e Mario Felli di Piglio.

È stato come stappare una bottiglia di spumante dove la pressione fa volare il tappo e tutti poi festeggiano con un brindisi. La proposta è di creare delle Terre Storiche del Cesanese e di ritrovarci tutti sotto un’unica identità ha conquistato tutti, come se stessimo aspettando una occasione per superare stupidi attriti decennali.

Un ringraziamento a Giovanni Negri che ha organizzato tutto, soprattutto la scaletta e la tempistica per poter arrivare a questa proposta condivisa. Un mago della strategia!

E grazie a Piero Riccardi per aver intrapreso questa strada di investigazione storica che ci fa scoprire l’orgoglio di essere unici e il piacere di dirlo a tutto il mondo.

Con la cultura si vince e si cambiano le nostre vite: in meglio!

A proposito: lunedì 19 febbraio ci vediamo polo didattico di Frosinone di UNICAS per un’altra operazione culturale che riguarda i grani antichi. Insieme al rettore, all’assessore regionale e al presidente di Arsial lanciamo il Turismo del grano e della pasta: esperienze di biodiversità dal campo al palato.

Programma del Convegno per il Lancio del Turismo della Pasta

Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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