Il potere terapeutico della Natura: tra silenzio ed erbe medicinali a Fara in Sabina

Il potere terapeutico della Natura: tra silenzio ed erbe medicinali a Fara in Sabina

Si narra che Esculapio, figlio del dio Apollo, avesse una piccola pecora ammalata che guarì dopo aver mangiato un’erba selvatica. Così gli uomini iniziarono a curare le malattie con le parti di alcune piante ed erbe, che loro stessi raccoglievano ed utilizzavano.

Mentre gli uomini si dedicavano alla caccia e alla pesca, le donne raccoglievano e imparavano ad usarle. Col semplice ausilio di foglie, rametti, erbe o radici, preparavano decotti, infusi, tisane, sciroppi, creme, pomate, unguenti ed olii.

Anche gli antichi Romani coltivavano tutte le piante nei loro orti e molte di esse, essiccate negli erbari, servivano a preparare medicamenti.

Nel Medioevo, i monaci approfondirono lo studio delle piante per curare gli ammalati negli ospedali. Fu proprio in questo periodo che si diffusero i ricettari, libretti illustrativi della preparazione dei prodotti, rivolti ai farmacisti, all’epoca detti “speziali”, poiché vendevano le spezie, piantine sminuzzate e secche.

Con il progresso vi è stato un allontanamento dalla campagna e le piante medicinali per un certo periodo sono state trascurate, preferendo medicine in apparenza più efficaci e veloci.

Oggi c’è una riscoperta delle erbe e un ritorno alla natura: l’uomo ritorna a raccoglierle e a utilizzarle. Ma ci sono dei centri dove questa sapienza si è tramandata nei secoli e dove si può apprendere l’arte dell’erboristeria e uno di questi si trova a Fara in Sabina.

Il monastero delle Clarisse Eremite di Fara in Sabina, vicino Rieti, con sede nello storico Castello, è spiritualmente lontano dal frastuono del mondo moderno. Un silenzio naturale quanto interiore: un immenso tesoro e una fonte di rigenerazione che tutti possediamo a cui è però difficile attingere, immersi come siamo nella frenesia della vita quotidiana.

In questo monastero, le eremite vivono in un’atmosfera particolare al di fuori della vita della comunità. Ed è proprio in questo clima di silenzio e meditazione che le sorelle del monastero hanno deciso di omaggiare, attraverso la celebrazione di Santa Ildegarda di Bingen, il potere terapeutico delle piante. 

Ildegarda è stata una religiosa e naturalista tedesca nata nel 1098 e dichiarata santa nel 2012. Oltre ad un grande lavoro di classificazione delle piante era famosa per le sue visioni “visioni non del cuore o della mente, ma dell'anima”, come le definiva.

Ha fondato abbazie, scritto di filosofia, musica, poesia ed ha creato una delle prime ‘lingue artificiali’, la Lingua Ignota, che aveva 23 caratteri nuovi e che utilizzava per fini mistici.

Ripercorrendo attraverso varie conferenze la vita della Santa, famosa per la sua sapienza erboristica, si avrà l'occasione di approfondire il legame alle piante come Virtutes, fonte di benessere.

La giornata prevede un pranzo basato sulle ricette “erboristiche” medievali di Santa Ildegarda e ha l'obiettivo di mettere in luce la tradizione monastica dell'utilizzo delle piante a scopo medicinale.

Si tratta quindi di un evento ad hoc, quasi irripetibile, che ha suscitato non poco interesse e che sta riscuotendo notevole successo.

Immersi in un'atmosfera che ci riporta indietro nel tempo e che ci permette di poter partecipare a “celebrazioni” alle quali non è facile assistere. A poco serve complicarsi la vita cercando rimedi alternativi quando la natura ce ne propone di naturali.


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