Studenti, professori, pensionati, impiegati e massaie. Questi sono gli autori delle storie di città che abbiamo ricevuto dalla Cina per il programma del 2021. Un modo diverso di conoscere questo incredibile paese ricco di culture, tradizioni e modi di dire molto diversi fra loro.
Siamo orgogliosissime di essere state scelte per il secondo anno dal CPAFFC - Chinese People's Association for Friendship with Foreign Countries per accogliere storie da città cinesi.
Ci siamo emozionate perché in alcune storie ci siamo ritrovate come in un gioco di mondi paralleli che si incontrano. In fondo le emozioni delle persone sono le stesse in ogni latitudine.
Come quelle che riguardano il dialetto di Chongqing.
Sono due storie scritte da Ren Wei (o Vivian secondo il nome occidentale che ha scelto), del dipartimento di linguistica della BI Academy.
Ci siamo ritrovate a pensare al napoletano … leggevamo il testo ed immaginavamo che parlasse del napoletano e della sua musicalità.
Ma ognuno di noi può pensare alla propria lingua, e mi viene in mente la poesia dell’accento veneto di mia nonna o di quello siciliano dell’altra nonna.
Anche Zu Ruifu ci scrive di questa grande città/stato di oltre 30 milioni di abitanti che ha un territorio stretto tra le montagne e i fiumi e si inerpica in strade alquanto scoscese. Ad aiutare le persone a portare le merci c’era il famoso ‘esercito dei bang bang’, dei facchini che con la loro canna di bambù erano capaci di portare di tutto.
Ancora oggi se ne possono incontrare alcuni all’opera.

Da Whuan ci sono arrivate due storie che danno una luce diversa a questa città, che negli ultimi anni è diventata l’emblema della profonda crisi mondiale che stiamo attraversando ancora.
La prima è di Pan Qian e riguarda il grande ponte sul Fiume Giallo, il primo della Cina costruito per unire il nord e il sud del paese e che subito era diventato uno dei posti più fotografati dell’intera Cina. E abbiamo così potuto ricordare la nuotata di Mao che ogni cinese conosce assieme alla relativa poesia scritta dal presidente.
La seconda riguarda un ricamo tradizionale che ha fra le sue figure ricorrenti quello della fenice, il famoso uccello che rinasce sempre dalle sue ceneri. Speriamo che questo accada anche questa volta e che Whuan torni a brillare ed essere conosciuta per il suo dinamismo.
Abbiamo poi imparato a conoscere la Mongolia Interna e la città di Hohhot, il centro dell’industria casearia cinese, grazie a Yang Caixia e Yang Lixia che ci hanno raccontato delle sue famose Case del Te al Latte, una sorta dei nostri caffè dove si consuma soprattutto il famoso te al latte.

Leggendo il loro racconto siamo entrate nelle abitudini quotidiane della città e ne siamo rimaste affascinate.
Magari il te è quello che ci ha raccontato Liu Wenjing e che viene dalla sua città di Guizhou dove fra le alte montagne si produce il famoso tè Duyun Maojian, uno dei primi dieci della Cina.
Liu Wenjing ci racconta delle montagne e della nebbia del suo territorio che conferiscono un profumo particolare a questo te. La prossima volta promettiamo di prestare maggiore attenzione al luogo di produzione del te.
In fondo lo facciamo per i nostri prodotti che usiamo in cucina e dovremo cominciarlo a fare anche per quelli che ci arrivano da altri paesi.
Abbiamo poi ricevuto tre storie che in qualche modo connettono Italia e Cina e che ci hanno toccato nel cuore e nel sorriso. La prima la ha scritta un italiano, Massimo Giovanni Lemma che lavora all’ospedale di Changchun.
Changchun è la città più giapponese della Cina con una cucina che ha forti influssi coreani. Infatti si trova al confine con la Corea ed è stata la capitale del Stato Fantoccio della Manciuria durante l’occupazione giapponese in Cina nella prima metà del novecento. Una città fredda ma artisticamente calda con un festival di sculture di ghiaccio che compete con quello di Harbin per bellezza.
Anche Zhang Zihan ci ricorda della storia giapponese del massacro di Nanjing - Nanchino, ma la sua storia racconta soprattutto del gemellaggio fra Firenze e Nanjing. Anche questa volta, leggendo le storie con la lente di un cinese, ci troviamo d’accordo che la cooperazione fra i paesi funziona meglio quando si scende a livello periferico e si trovano degli intriganti temi di incontro.

La terza storia che riguarda anche l’Italia ci arriva da Xi’an e ce la racconta Zhang Wen del giornale Xi’an Daily. Zhang Wen ha scelto di raccontare la storia di un pizzaiolo italiano che ha aperto una piccola pizzeria gourmet a Xi’an e nel suo racconto ci spiega come la pizza italiana sia profondamente diversa da quella americano.
È lui stesso che racconta a noi italiani, e al mondo dei nostri lettori internazionali, che dietro l’arte della pizza italiana c’è cultura mentre dietro quella americana c’è speculazione.
E per fortuna che è un cinese a dirlo!
Dovremo farne tesoro nella nostra comunicazione e ricordarci che l’arte dei pizzaioli napoletani è inserita nell’elenco del patrimonio immateriale dell’UNESCO.
Grazie Zhang Wen!
Un discorso a parte merita l’ultima storia che ci scrive Sun Jingyu sulla sua città di Minning Town e delle politiche che la Cina ha attuato per far emergere dalla povertà le aree interne ed evitare lo spopolamento di intere regioni.
A parte comprendere come la Cina abbia attuato politiche di medio-lungo periodo per far crescere le aree interne, oltre a conoscere direttamente gli effetti di queste politiche sulle persone c’è un altro aspetto che ci ha reso così familiare questa storia.
Praticamente la storia di Minning Town è diventata l’emblema della Cina grazie ad una serie TV che ha spopolato nelle televisioni cinesi. Mari e Monti è il nome della serie e ora la possiamo guardare anche noi su Youtube.
I protagonisti di Minning Town sono diventati improvvisamente famosi e la città è così nota che oggi è uno dei centri dell’agriturismo cinese. Quello che loro chiamano turismo rurale e che è lo stesso che sperimentiamo nelle nostre aree.
Queste storie cinesi si uniscono a quelle che abbiamo già raccolto nella nostra rubrica Discover China sul nostro portale e partendo da loro siamo sicure che potremo creare gemellaggi e interscambi con i nostri paesi.
Permetteteci di ringraziare tutti gli autori che ci hanno dedicato il loro prezioso tempo, il CPAFFC e l’Istituto OBOR Italia, con il suo presidente Michele de Gasperis, che ci hanno aiutato nella scoperta di questo grandissimo paese e nel creare opportunità di sinergia e collaborazione fra noi e la Cina.
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