Con Ventotene, l’isola di Santo Stefano è quello che resta di un antico vulcano: uno strato di basalto coperto da pomici e lapilli di successive eruzioni.
Conserva resti romani nella ‘Vasca di Giulia’ una piscina ricavata nel tufo e collegata al mare. Le notizie si perdono e nel 1019 l’isola viene ceduta dai duchi di Gaeta a Dominus Stefanus dal quale probabilmente prende il nome.
Nel XIII secolo viene realizzato un monastero dedicato a Santo Stefano collegato a Ventotene. Nel ‘700 viene costruito il carcere dai Borboni.
Il Carcere-Ergastolo di Santo Stefano
L’esperimento sociale delle Isole Pontine da parte dei Borboni, prevedeva la trasformazione di Ventotene in un’isola per gli esiliati e Santo Stefano in un carcere aperto dal 1795. Per Ferdinando IV, questo penitenziario doveva essere all’avanguardia sia per filosofia che per disegno architettonico.
La realizzazione fu affidata all’architetto Francesco Carpi e all’ingegnere militare e maggiore Antonio Winspeare che realizzarono una struttura a forma di cavallo che richiama il teatro San Carlo di Napoli, con le celle disposte come i palchi di un teatro e il palcoscenico occupato da un corpo centrale di comando dal quale è possibile osservare tutti i detenuti. Al centro del cortile si trova un piccolo edificio esagonale aperto che era una cappella.
Inizialmente le celle erano 99 di forma rettangolare di 4,50 x 4,20 metri, che poi furono divise in due parti per raddoppiarne il numero dei detenuti, e distribuite su tre piani lungo il ferro di cavallo. Una stretta finestra permetteva di far filtrare luce e aria ma non di vedere l’esterno e questa situazione creava giochi di ombra con i quali era ancora più semplice controllare i detenuti.
Filosoficamente questa struttura riflette il pensiero del ‘panopticon’: il carcerato doveva sentirsi sempre controllato anche psicologicamente.
Questa sorveglianza maniacale doveva forgiare l’individuo per portarlo ad una redenzione secondo le teorie Settecentesche di Jeremy Bentham. La filosofia del controllo è riassunta da una targa di Carpi all’ingresso del carcere: Donec sancta Themis scelerum tot monstra catenis victa tenet, stat res, stat tibi tuta domus (fintanto che la santa giustizia (la dea greca Themi) tiene in catene tanti esemplari di scelleratezza, sta salda la tua proprietà, rimane protetta la tua casa.
Da notare il richiamo religioso della cappella centrale che è l’occhio di Dio che controlla tutto e che da una speranza di redenzione al carcerato tramite il pentimento e l’avvicinamento a Dio.
Ma chi sono i carcerati? Nasce una sezione politica dopo la rivoluzione napoletana del 1799. Forse il più famoso è Gaetano Bresci, l’anarchico che aveva ucciso Umberto I, che probabilmente è stato impiccato in cella e seppellito in un luogo nascosto per non creare visitatori sulla sua tomba.
Tra i detenuti famosi durante il periodo fascista ricordiamo Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro, Athos Lisa, Emilio 24 Hofmaier, RoccoPugliese e Sandro Pertini che sarà poi presidente della Repubblica italiana. Il carcere è stato definitivamente chiuso il 2 febbraio del 1965.
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