La prima chiesa della Santissima Trinità risale al XIII secolo e fu costruita in stile romanico dai frati Agostiniani che la dedicarono alla Trinità.
L’Ordine degli Agostiniani era nato proprio in Tuscia in quegli anni dall’unione di comunità eremitiche e nel 1244 sotto la spinta di papa Innocenzo IV venne celebrato ufficialmente per la prima volta a Roma.
La chiesa della Trinità di Viterbo è stata consacrata nel 1258 da papa Alessandro IV come riportato in una lapide nel chiostro.
Il suo secondo nome di Santuario della Madonna Liberatrice si deve ad un evento miracoloso avvenuto nel 1320: era il 28 maggio nel cielo improvvisamente oscuro apparvero demoni sotto forma di corvi, aquile e pipistrelli.
La popolazione impaurita vide ad un certo punto apparire l’immagine della Madonna, che aveva l’aspetto di quella di un affresco che si trovava nella chiesa della Santissima Trinità, e scacciò il male.
La Madonna chiese ai cittadini di pregarla nella chiesa e da allora è invocata dai Viterbesi ogni volta si sentono minacciati e dal 1344 il lunedì di Pentecoste si fa una processione (oggi spostata all’ultima domenica di maggio).
L’affresco della Madonna con Bambino opera dei pittori itineranti Gregorio e Donato d’Arezzo si trova protetta da una teca in una cappella laterale destra.
La chiesa venne poi distrutta da un incendio ebbe una prima ricostruzione grazie a papa Martino V Colonna nel 1421.
Ma lo stile tardo barocco-neoclassico viene dagli ampliamenti del 1727 dell’architetto Giovan Battista Gazzale che modificò anche l’orientamento dell’edificio.
La facciata è resa armoniosa da un gioco di colori fra l’intonaco rosso mattone e le decorazioni in peperino grigio ed è divisa in due ordini distinti da colonne in stile diverso.
4 nicchie esaltano poi le figure dei santi: le nicchie con Sant’Agostino e San Tommaso da Villanova nella parte bassa vicino il portone principale e quelle femminili di Santa Rita da Cascia e Santa Monica nella parte superiore.
Tutte le statue sono state realizzate da Camillo e Vincenzo Pacetti mentre al centro della chiesa si trova un balcone con il simbolo della Trinità in travertino bianco.
L’interno appare in stile tardo neoclassico arricchito da fregi e da marmi policromi con tre navate e una pianta a croce.
E' sormontata da una cupola affrescata con i dottori della Chiesa e fra tutti Sant’Agostino, ed è illuminata da 8 loculi.
Fra le altre opere d’arte si nota il monumento funebre al cardinale Raimondo Perrault del 1505, un lavabo del 1600 e tele del XVI, XVII e XVIII secolo.
Ma la vera opera d’arte è il chiostro rinascimentale del 1513 sviluppato su due piani con al centro una fontana in peperino e arricchito da 36 colonnine.
Sulle lunette delle pareti interne del chiostro in corrispondenza delle volte a crociera e delle aperture del chiostro, si può ammirare un ciclo pittorico che racconta tutta la vita di Sant’Agostino.
44 opere realizzate dal pittore romano Marzio Ganassini e dal viterbese Giacomo Cordelli.
Le opere sono state realizzate grazie ad un lascito di Giacomo Nisini, cavaliere e nobile, il cui stemma si ritrova nel chiostro.
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