La prima chiesa di San Bartolomeo a Viterbo risale al 1142 ed ospitava le celebrazioni di Santa Lucia e di Sant’Eligio, che era il protettore della corporazione degli argentieri, degli orafi e dei fabbri che si riunivano in una vicina casa.
Nel 1557, la duchessa Girolama Orsini costruì un monastero di clausura per ospitare le monache dell’ordine di Santa Chiara e inaugurò il Monastero della Visitazione. Per far questo comprò un palazzo adiacente alla chiesa di San Bartolomeo.
Ma per un problema con l’ordine religioso, il monastero venne affidato alle monache cistercensi, venute dal Convento di San Donato in Polverosa, che ancora lo conducono.
Nel 1574 la chiesa venne affidata alle monache chiudendo il vicolo che separava i due edifici.
Infine nei primi anni del Seicento venne abbattuta la chiesa medioevale per costruirne una nuova che viene chiamata ‘della duchessa’ in onore di Girolama Orsini Farnese.
Lo stile appare quindi neoclassico arricchito da decori floreali e da un elemento curvilineo che separa le due sezioni della facciata.
Sul portone di ingresso si trova lo stemma della famiglia Farnese, i famosi gigli mentre sul portone di ingresso si nota una colomba come simbolo dello spirito santo.
La chiesa ha una sola navata con un ricco soffitto a cassettoni del 1672 realizzato da Giovan Battista Magni di Modena.
Sopra l’ingresso si trova una cantoria del Seicento con un organo dell’Ottocento.
Un campanile barocco è posto sul retro della chiesa e dona leggerezza all’intero complesso.
Nella chiesa è custodito il corpo di San Crescenziano, co-protettore di Viterbo.
Dopo l’Unità d’Italia il monastero ha rischiato la nazionalizzazione ma le monache sono riuscite nel suo riscatto e il complesso ha mantenuto la sua vocazione religiosa.
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