Il Duecento è stato caratterizzato da un forte scontro fra Papato e Impero per il potere temporale sulla terra e, in questo secolo, la figura dominante è stata certamente quella di Federico II di Svevia.
Nel 1239 Viterbo invoca la protezione dell’imperatore contro le mire espansionistiche di Roma e Federico II inizia con il nominare al governo della città alcuni suoi fidati uomini e a costruire un palazzo per imperiale. Nel 1240 Federico II è a Viterbo acclamato dalla folla e decide di costruire un suo castello di rappresentanza. In quell’anno autorizza Viterbo ad emettere moneta e a istituire una sua zecca.
Viene scelta l’area di Poggio del Tignoso che era in parte nel tessuto urbano ed in parte all’esterno e i lavori dovevano terminare nel la visita ufficiale dell’imperatore del 1247. Un palazzo
In realtà i lavori furono rallentati dalla peste e da continue scaramucce fra famiglie guelfe e ghibelline (sostenitori del papa e sostenitori dell’imperatore), e il palazzo fu terminato solo in parte e nelle sue sale avvenne il giuramento di fedeltà di Viterbo a Federico II.
Con la morte dell’imperatore nel 1250, la politica di Viterbo cambia totalmente e la città si schiera con il papato al punto tale che poi ospiterà la sede stessa del papato per alcuni anni.
Il palazzo-fortezza di Federico II, che non era stato ultimato, viene smantellato e alcune sue pietre vengono usate per costruire le mura della città ed oggi si possono vedere le fondazioni e alcuni ambienti sotterranei, forse le prigioni, su viale Raniero Capocci.
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