

Bonefro è un borgo medievale del Molise nato attorno ad un monastero su un colle sotto Monte Rucolo e vicino alle Gola del Varco, un torrente che poco dopo si unisce al Fortore. Un territorio con una natura incontaminata e un profilo caratterizzato dalla potente immagine del castello e della chiesa di Santa Maria delle Rose.
Il territorio della valle è attraversato dal tratturo che collega con Celano e Foggia, ossia la montagna con la piana e il mare Adriatico, un antico tracciato percorso per millenni per il transito delle greggi di pecore durante la transumanza. I primi resti di strumenti per la trasformazione del latte risalgono al III secolo a.C.
Dai pochi resti trovati nel corso degli anni da contadini che coltivavano i campi, sono state trovate tracce che tutta l’area era abitata sin dal periodo Sannita.
A questi subentrarono i Romani che costruirono ville, ossia insediamenti agricoli dediti alla coltivazione dei campi e la trasformazione dei prodotti della terra, ed è stata trovata una antica pietra sepolcrale. Durante la Roma Imperiale, Benafro faceva parte della Regio IV Samnium.
Ai romani subentrarono prima i Bizantini del Sacro Romano Impero d’Oriente e poi i Longobardi. Le persone cercarono protezione dai barbari rifugiandosi sulle alture e i Longobardi costruirono una torre che è poi il primo nucleo dell’attuale castello.
Infatti, proprio attorno ad una torre di avvistamento fortificata si è poi formato l’attuale borgo medioevale.
Una leggenda narra che Bonefro deve il suo nome e la sua nascita ad un episodio cruento. Un gruppo di pellegrini partiti da Venafro per andare al Santuario di San Michele Arcangelo, si riposarono in queste terre. Il gruppo venne assaltato da pastori (o dai guardiani del castello a seconda delle versioni) che rapirono le donne. Il gruppo restò sul luogo e fece nascere un nuovo borgo che chiamarono Venifro in onore del posto di origine. Il luogo del rapimento invece è ancora oggi chiamato il ‘pianto delle donne’.
Fra questi c’erano tre giovani coppie e gli uomini, lasciati soli, per il dolore si trasformarono in grandi rocce mentre le lacrime delle donne diedero origine alla fonte di Chiaj. La leggenda narra che la pietà di Dio trasformò le donne in colombe bianche e ancora oggi si vedono tre colombe che la sera si posano sulle tre rocce di Paschepelombe.
Accanto al nuovo governo longobardo del Ducato di Benevento, si andò consolidando una presenza di monaci e il primo documento che cita Binifro, risale al 1049 ed è una donazione del monastero di Sant’Eustasio che il conte di Adelferio da al monastero di Montecassino.
Poco dopo il mille, tutto il sud Italia fu conquistato dai Normanni, alleati con il papato per contrastare la chiesa ortodossa dei bizantini e cancellare i loro riti. Con loro si consolidò a tutti gli effetti il sistema feudale di governo del territorio.
I Normanni e il sud Italia furono poi conquistati da Federico II di Svevia, fortemente avverso al papato che governò per un breve periodo limitando il potere dei feudatari e dando un grande impulso culturale al suo regno.
Durante questo periodo svevo venne costruita una nuova torre al castello che poi è andata distrutta.
Ancora una volta la chiesa chiese aiuto all’esterno e chiamò gli Angioini a contrastare le dell’imperatore Federico II. Carlo d’Angiò sconfisse i figli di Federico II e si impegnò a versare ingenti tasse alla chiesa per avere il dominio del sud Italia.
Questo aumentò il potere dei signori locali che dovevano a loro volta finanziare il re.
Non si conosce molto delle famiglie feudatarie se non che nel 1405, il re di Napoli Ladislao d’Angiò-Durazzo lo concesse alla famiglia Boccapianola, poi arrivò ai Castelletti e dal Seicento i feudatari sono gli stessi di Montorio nei Fretani.
Intorno al 1400, gli Aragonesi (eredi della dinastia Sveva di Federico II) conquistarono il Regno di Napoli partendo dalla Sicilia e conquistarono anche il Molise. Iniziarono a governare ripristinando alcune attenzioni al popolo e alla industria della lana con la sistemazione dei tratturi ma il grande Terremoto del 1456 distrusse il territorio e riportò povertà ovunque, dovettero vendersi le terre comuni e iniziarono conflitti fra chiesa, università agrarie e signori locali.
E’ di questo periodo la sistemazione del Castello Aragonese di Bonefro, che allora faceva parte della Contea di Larino in Puglia, e la trasformazione di una sua parte nel palazzo baronale. Il centro urbano era invece rinchiuso in una cerchia muraria e si possono ancora riconoscere le 4 porte di accesso al borgo.
Il Settecento è stato un secolo di trasformazioni urbanistiche, grazie al governo dei Borbone, e venne realizzata anche la piazza che unisce idealmente la zona medievale con quella successiva.
Nel 1731 monsignor Tria fece risistemare la chiesa di Santa Maria delle Rose, che si allargò e arrivò a comprendere la torre campanaria, e altre strutture religiose come la Chiesa di San Nicola, il protettore del paese. La realizzazione della Fontana della Terra risale al 1771 e quella della Fontana dei Cechi al 1816 con le quali venne distribuita l’acqua a tutto il centro urbano.
Il periodo borbonico fu interrotto dall’arrivo dei francesi di Napoleone che rimasero fino al congresso di Vienna quando tornarono i Borbone.
Nel 1805 un nuovo terribile terremoto colpì l’area e nel 1807, Bonefro venne aggregato al Contado del Molise. Nel 1817, re Ferdinando I fece costruire un edificio adibito a caserma, pretura, carcere e scuola.
Durante l’Ottocento si sono verificati episodi di brigantaggio e dopo l’unità d’Italia gli episodi hanno assunto un carattere di avversione generalizzata al nuovo ordine.
Bonefro ha visto partire molte persone che andavano al nord o all’estero in cerca di fortuna, soprattutto negli Stati Uniti.
Foto di Copertina by Egidio Cicoria
Seguici sui social