Carapelle Calvisio


Stemma di Carapelle Calvisio
Carapelle Calvisio è il più piccolo comune del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Un pugno di case in pietra arroccate a 900 metri di quota nell’entroterra abruzzese, fra i rilievi boscosi coperti di querce e di pini, con una splendida vista panoramica sulla conca aquilana fino al massiccio della Maiella e sulla piana di Navelli

Il paese sorge su una delle ultime propaggini meridionali del massiccio del Gran Sasso e il centro storico conserva, quasi intatta, la sua antica struttura urbana di borgo fortificato medievale, con le case addossate le une sulle altre e separate da stretti vicoli che ogni tanto si aprono in piccoli slarghi.

La zona attorno a Carapelle Calvisio è stata sicuramente abitata sin da tempi preistorici, come testimoniano i molti reperti risalenti al paleolitico, alcuni dei quali addirittura pertinenti all’uomo di Neanderthal. 

Occupata inizialmente dal popolo dei Vestini, la zona venne poi conquistata dai romani intorno al 4° secolo a.C., dopo la sconfitta dei Sanniti che avevano influenze e alleanze in Abruzzo. I romani hanno interesse ad espandersi e a controllare le rotte della transumanza.

Vicino l’abitato, sono state trovate tracce di un tempio dedicato a Venere, in località San Marino, e il nome Calvisio deriverebbe dal nome della sua sacerdotessa Calvisia. Un’altra testimonianza romana si trova nella chiesa di San Vittorino, un edificio medievale costruito sulle fondazioni di un edificio romano accanto a un antico pozzo a cui si accede da una scalinata medioevale.

Con la caduta dell’impero romano, la popolazione si sposta in collina e trova riparo all’interno di un forte e di monasteri che custodiscono il sapere. Ed infatti, il primo documentato che cita Carapelle Calvisio risale al 779, quando nel “Chronicon" del Monastero di San Vincenzo al Volturno è registrata una causa fra alcuni “Homines de Carapellas” e il Monastero di San Pietro in Trite.
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A dispetto delle sue piccole dimensioni, la storia di Carapelle Calvisio è stata piuttosto travagliata. A partire dal 12° secolo Carapelle viene indicata come Castrum, ossia come borgo fortificato. 

Nel 1273 Carlo I d’Angiò conquista questa parte di Italia sbaragliando definitivamente gli Svevi, e da un assetto amministrativo all’Abbruzzo dividendolo in due regioni e a sua volta divise in baronie.

Gli Angioini, inseriscono Carapelle Calvisio tra i territori di una nuova baronia insieme a Castelvecchio Calvisio, Calascio, Rocca Calascio, Santo Stefano e, per un breve periodo, anche Castel del Monte. Alla fine del 1300, il sovrano angioino Carlo III di Durazzo concesse la baronia in feudo a Pietro, Conte di Celano. 

In questi anni il castello viene rinforzato e si possono trovare tracce dell’antica fortezza nella parte più alta del paese.

In seguito arrivarono i sovrani spagnoli di Aragona e la baronia venne assegnata prima nelle mani di Antonio Piccolomini (1463) e poi in quelle di Ottavio Cattaneo (1569). In questo periodo rinascimentale viene sistemata la chiesa di San Francesco e abbellita con affreschi.

Nel 1579 il territorio passò sotto il dominio dei Medici, Granduchi di Toscana, che crearono lo Stato Mediceo d’Abruzzo per assicurarsi l’approvvigionamento della pregiata lana carfagna, prodotta dalle pecore locali. Una pregiata lana di colore scuro con cui realizzavano le divise militari e le vesti dei monaci.

Con i Medici e il commercio della lana, il paese ha attraversato un periodo di relativo benessere. Le chiese si abbelliscono e viene sistemato Palazzo Piccioli al centro del paese.

Nel 1743 la baronia passò a Carlo III di Borbone, Re di Napoli, che ne seguì le sorti fino all’unità d’Italia, quando dal feudo si staccarono Calascio, Rocca Calascio e Santo Stefano di Sessanio (1860-1861). Infine nel 1906 anche Castelvecchio ottenne l’autonomia da Carapelle.

Come molti territori abruzzesi, anche Carapelle Calvisio ha visto molti suoi abitanti emigrare in cerca di fortuna dopo l’unità d’Italia e dopo le guerre mondiali. La popolazione è andata declinando fino ad arrivare sotto i cento residenti.
Purtroppo il borgo di Carapelle Calvisio è stato gravemente danneggiato dal terremoto de L'Aquila del 2009. 

I prodotti agricoli più pregiati di questa zona sono l’olio di oliva, lo zafferano e va segnalata un’importante produzione di tartufi che anticamente venivano cercati con l’uso di maiali addestrati. Oltre, ovviamente, ai formaggi e alla carne di pecora.

Uno dei piatti caratteristici sono i fichi fritti, usati per condire piatti salati come pasta e uova e tra i dolci le ferratelle, preparate per la festa del patrono San Pancrazio.

Tutti luoghi magici, intrisi di passato, da visitare per poi partire alla scoperta del Parco Nazionale del Gran Sasso, uno dei più belli tra quelli italiani, ricco di borghi, di sentieri, di una natura da scoprire a piedi, in bicicletta oppure a cavallo, godendosi la bellezza di una tra le aree protette più estese e preziose d’Europa.






Pillole di Turismo di Claudia Bettiol 

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