Energitismo porta l’arte nel rugby

Energitismo porta l’arte nel rugby

Insieme al Museo del Rugby, Energitismo ha dato vita ad una iniziativa di promozione dell’arte nello sport del rugby con una performance alla scuola estiva di Mauro Bergamasco per giovani rugbisti a Jesolo (circa un’ora di nuoto da Venezia!).

Una disciplina sportiva si distingue perché lo sport entra nello stile di vita quotidiano e i maestri sportivi diventano maestri di vita. Nel rugby lo sconfinamento dello sport nella vita quotidiana è palpabile dal comportamento dei giocatori ma soprattutto da quello dei tifosi e degli appassionati. Il “terzo tempo” è l’esempio perfetto di questo legame fra sport e vita. E’ il momento del dopo partita in cui la rivalità espressa sul campo si trasforma in gioia e la goliardia diventa l’occasione per ritrovare il senso del gioco e della vita.

E’ forse per questo motivo che nel suo centro estivo, Mauro Bergamasco, giocatore italiano di fama internazionale, ha chiesto al Museo del Rugby ad Artena, di tenere ogni giorno una lezione di un’ora ai ragazzi. Il presidente Corrado Mattoccia ha allestito una mostra con una selezione di maglie scelte per l’occasione e quando gli abbiamo chiesto di cosa parla durante le sue lezioni, ci ha risposto: “di storia e geografia! Ogni maglia è stata indossata da un giocatore durante una partita in qualche parte del mondo, quindi racconto e faccio domande su alcuni paesi o su alcune vicende storiche”.

Per farci un esempio di quello che ha portato in visione, ci ha illustrato la “maglia fantasma”, la maglia di un’autentica leggenda del Rugby mondiale: Gareth Edwards. Il più giovane capitano dei Dragoni Rossi di tutti i tempi, 53 caps con la maglia del Galles, colui che ha realizzato quella che è tutt’oggi considerata la meta più bella di tutti i tempi.

Negli anni terribili dell’Apartheid le squadre sudafricane erano bandite dal resto del mondo: per protesta contro il razzismo dei bianchi nessuna squadra di rugby poteva accettare di giocare contro un XV sudafricano.

Ma nel 1978 una squadra di un college sudafricano chiese ed ottenne di giocare un partita in Galles, nei pressi di Neath, sede del più vecchio club gallese. La partita si giocò “di nascosto”. Edwads era in campo nelle fila del Neath. Indossò la maglia nera in quell’unica occasione.
Un altro esempio è quello dell’importanza del rugby nella storia dell’Irlanda. Il rugby era l’unico sport in cui competevano sia squadre dell’Ulster che dell’Irlanda.

Con queste premesse e con la convergenza fra le nostre iniziative e gli scopi del Museo, che sono un avvicinamento fra cultura, vita, arte e sport, ci siamo ritrovati a Cavallino vicino Jesolo.

Con il suggerimento dell’artista della ceramica Giuseppe Facchinello e dell’artigiano Alessandro Facchinello, su come enfatizzare il legame fra arte e sport con trofei e oggetti collezionabili, abbiamo mostrato degli ovali di ceramica che avevano realizzato in varie forme e colori. Poi abbiamo portato un ovale di ceramica bianca e delle ciotole con colori diversi. Di fronte a tutti i ragazzi e allo staff, alcuni hanno impresso le mani nel colore e hanno lasciato la loro “firma” sull’ovale.

Arturo e Mauro Bergamasco, Andrea de Rossi, Cinzia Cavazzuti, Davide Giazzon, Corrado Mattoccia, Francesco Tognon, Claudia Bettiol, Samuel Piazzolla, Alessio D’Aniello, Emma Stevanin, Edoardo Sommacal e Pietro Casarin hanno segnato questa storica palla che sarà cotta al forno da Alessandro Facchinello e successivamente donata al Museo del Rugby.


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