Il favoloso mondo di Friedensreich Stowasser-Hunterwasser

Il favoloso mondo di Friedensreich Stowasser-Hunterwasser

In Austria, in un paesino della Stiria, Bad Blumau, ci si può imbattere in una realizzazione unica dove lo stile di Gaudì, i colori di Matisse, Klee e Kandinsky si trovano fusi in un’architettura che il suo autore definisce come architettura ”vegetativa”.

Friedensreich Hunterwasser è un architetto particolare che tra il 1994 e il 1998 ha costruito un microcosmo architettonico intorno alle acque termali di Bad Blumau al cui ingresso è scritto “….denn das Paradies ist um die Ecke” (Il Paradiso è dietro l’angolo).

Stessi colori che si ritrovano a Vienna, Darmstadt,  Waldspirale  o nell’inceneritore di Vienna. Friedensreich era nato come pittore e scultore: “Dipingere è sognare. Quando dipingo, io sogno”. Ha creato pareti dipinte come quadri, ha ritagliato finestre che hanno un proprio mondo, colonne ricoperte di ceramica, mattoni, mosaici di forme diverse. Forme ardite che continuano al piano superiore con scie di altri mosaici, colori, come colonne nate dal ventre della terra fino all’infinito, quasi “a sostenere il cielo, come fanno gli alberi secondo gli indiani d’America”.

Per sottolineare la sua gioia, Friedensreich ha cambiato il suo cognome in Hundertwasser, che significa “Cento acque di Regno di Pace”. Il suo sogno è stato quello di credere in un’architettura che è natura e che trabocca di felicità. E le sue realizzazioni rispecchiano questo sentimento: sono un mondo di forme, colori, vegetazione che diventano parte integrante di queste architetture fiabesche. Indescrivibili.

Con Lucien Kroll, uno dei padri della Sostenibilità, ha condiviso la critica al Movimento Moderno di aver trascurato la componente più bella dell’uomo: quella legata alle emozioni, alla sensibilità, alla memoria, al sogno. La natura e il suo rapporto con l’uomo: questo era ciò che gli era più importante. Definiva la sua architettura ”vegetativa” perché, come un albero, si sviluppa con grande lentezza e senza clamore.

“Le linee rette non hanno rapporti con la nostra vita - tuonava Friedensreich - al giorno d’oggi viviamo in un caos di linee rette, in una giungla di immorali linee rette. La livella e il metro dovrebbero essere vietati, sono il simbolo dell’ignoranza e il sintomo della disintegrazione della nostra civilizzazione”. Infatti, le sue pareti sono ondeggianti, i tetti sono sinuosi, i colori sono aperti e coraggiosi.

“Da quando ci sono urbanisti indottrinati e architetti standardizzati, le nostre case sono malate. Non si ammalano, sono già concepite e costruite come case malate. Tolleriamo migliaia di questi edifici privi di sentimento ed emozioni, dittatoriali, spietati, aggressivi, sacrileghi, piatti, sterili, disadorni, freddi, non romantici, anonimi, il vuoto assoluto. Danno l’illusione della funzionalità. Sono talmente deprimenti che si ammalano sia gli abitanti che i passanti”.

Nel Manifesto Ambientalista parla di “Re a casa propria” e di “diritto della finestra”, ossia il diritto di una persona di riconoscere i propri spazi abitativi e dipingendo i muri attorno alle aperture, con colori vivaci. "E' vostro diritto modificare secondo il vostro gusto le finestre e la facciata della vostra casa, fin dove il vostro braccio può arrivare" (1972).


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