Cornacchione e la storia di Olivetti
Cornacchione e la storia di Olivetti

Cornacchione, lo spettacolo più politico che ho mai visto

Un colpo allo stomaco poteva essere meno doloroso.

Complimenti a Cornacchione per aver scelto di raccontare a teatro la storia di Adriano Olivetti, che è anche la sintesi della storia dell’Italia dal successo degli anni ’50-’60 al recente buio autoinflitto.

Chi mi conosce sa che cerco sempre di essere ottimista, di guardare e raccontare gli aspetti positivi della nostra amatissima Italia, ma spando positività sapendo bene in quali condizioni geopolitiche ci muoviamo. Possiamo fare un passo ma non due, e non per nostra volontà che tendenzialmente vorremo correre.

Sono una baby boomer e ricordo gli anni ’60 attraverso le storie di mio nonno al quale ero molto legata. Ho sempre amato ascoltare le persone, sono diventata professoressa e ho scritto libri anche grazie alla curiosità di ascoltare chi ha fatto grandi (o piccole) rivoluzioni sociali.

Degli anni ’60 mi ricordo il clima ottimista, ci chiedevano cosa avremmo voluto fare da grandi e ognuno di noi aveva un sogno. Mio nonno era un imprenditore ed era ben visto nella società come qualcuno che contribuiva al benessere del nostro paese. Quando andavamo in banca il direttore era ben felice di accoglierci e di ascoltare nuove idee da realizzare e di trovare il modo di supportare la crescita delle imprese giudicando solo l’idea e la credibilità dei proponenti.

La vita di Mario Tchou al teatro con Cornacchione

Crescendo ho conosciuto la storia di Adriano Olivetti e del suo capitalismo umano che mi ricordava i Borboni con la loro industrializzazione sociale del Regno di Napoli.

Molti miei amici (ingegneri) hanno poi scritto testi su Adriano Olivetti e la sua squadra, capitanata dal cinese Mario Tchou, e di come siamo arrivati ad inventare il computer portatile (dal punto di vista tecnologico), ma anche i punti vendita di design (dal punto di vista del marketing).

Pochi conoscono poi Federico Faggin, l’inventore del microchip e del touch screen, al quale dobbiamo l’entrata del mondo nell’era digitale. Quando insegnavo a Tor Vergata gli avevamo conferito la Laurea Honoris Causa ed ero rimasta incantata dalle sue parole sulla coscienza

Poi il vuoto: il collasso per scelte politiche (gestite sempre dalla grande finanza) ed infine due incidenti in cui sono morti Adriano Olivetti prima e Mario Tchou dopo.

Antonio Cornacchione ha avuto coraggio e ha scelto di raccontare una storia italiana sapendo che non ci sarebbe stato il ‘lieto fine’ e che tutte le persone sarebbero andate via con una profonda riflessione sul nostro destino.

La sua è stata anche una scelta di cuore, aveva iniziato a lavorare come ragioniere alla DEO, la Divisione Elettronica di Olivetti, e quando ha mostrato la sua busta paga di un tempo di 660.000 mila lire e in sala si è sentito un sospiro significativo.

L’Olivetti era all’avanguardia mondiale del settore e aveva sbaragliato anche la super finanziata industria americana. Il passo in cui ha raccontato come Mario Tchou aveva selezionato i futuri componenti della squadra è stato esemplare. Ci siamo tutti sentiti orgogliosi della libertà creativa e anche più americani degli americani.

Quando ci ha raccontato come Steve Jobs aveva visitato il punto vendita di Venezia di Olivetti (l’unico di quel periodo ancora aperto e oggi considerato un pezzo di storia) ci ha immediatamente fatto capire come era nato il mito del Made in Italy e l’immagine ancora vincente dell’Italia.

Ma quando ha raccontato le motivazioni della fine, a partire dall’inaspettato crollo del valore delle azioni in borsa, fino all’ingresso della politica italiana con le direttive di guardare al passato e non al futuro, ed infine l’ingresso della FIAT degli Agnelli, ci ha fatto piangere. E il racconto delle due scomparse di Adriano Olivetti, di Mario Tchou … e anche di Enrico Mattei ci ha portato dentro un racconto delle teorie del complotto.

Il suo modo coinvolgente ha stabilito un legame fortissimo con il pubblico in sala, al quale ogni tanto faceva anche domande di una pesantissima leggerezza.

Il tempo è volato e alla fine siamo usciti in profondo silenzio. Ma il teatro è anche questo: uno spaccato introspettivo sulla storia umana che si bilancia sempre tra amore e potere. Io preferisco l’amore ma non posso chiudere gli occhi sulla realtà del potere.

La vita di Adriano Olivetti al teatro con Cornacchione

Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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