Il rito italiano del caffè candidato all’UNESCO

Il rito italiano del caffè candidato all’UNESCO

Dopo l’arte dei pizzaioli napoletani, un altro emblema del lifestyle italiano presenta la sua candidatura all’Unesco nella lista del patrimonio immateriale mondiale.

Dopo aver superato alcuni regionalismi e campanilismi tipici del nostro paese, il Ministero delle Politiche Agricole ha preparato un progetto unitario dal titolo evocativo: ‘Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli’.

Una candidatura evocativa che subito porta al Caffè Florian di Venezia, tappa imperdibile per ogni turista straniero, e ai racconti di Eduardo de Filippo con il rito del caffè che pervade la vita quotidiana delle persone.

E come non ricordarsi la scena tratta da ‘Questi Fantasmi’ in cui Eduardo spiega proprio il significato di una tazzina di caffè per un napoletano. Una tazzina che viene preparata con un’arte e una maestria che solo un grande scrittore poteva raccontare nella sua profonda poeticità.

E per non parlare del genovese Fabrizio de Andrè che dedica una canzone al caffè napoletano nella sua ballata Don Raffaè (ah che bello o’ caffè, solo a Napoli o sanno fa…).

 
Tazzina di caffe

Per un italiano il caffè è molto di più di una bevanda, è qualcosa che da significato ad un incontro. È la scusa per incontrare qualcuno. È la scelta di un bar, di un barista e di una certa tostatura che rende speciale questo incontro. È la forma della tazzina. È l’acqua prima del caffè ed è l’eventuale accompagnamento.

E il caffè non è uno solo: esiste quello corto, lungo, macchiato, in tazza o in bicchiere di vetro, con zucchero o con panna. E poi amaro o dolce, il tipo di zucchero e il modo di girare il cucchiaino per non raffreddare il prezioso caffè.

Ognuno di noi ha un suo segreto per il suo caffè speciale ed indimenticabile. Un segreto che qualche volta, in via eccezionale, condivide con un amico.

Il rito del caffè è talmente intrecciato con la nostra vita che è nato il ‘caffè sospeso’, quello a disposizione di chi ha bisogno. Funziona in questo modo: si va al bar e si paga un altro caffè per qualcuno altro che non è presente. Sarà il barista a conservare l’ordinazione e a decidere a chi donare questo caffè.

E il caffè sospeso è stato addirittura utilizzato come strumento di marketing territoriale grazie al geniale sindaco Mino Pignata di Oliveto Citra, il paese dei racconti. Questo borgo si trova nell’entroterra di Salerno poco prima dell’Irpinia in un territorio che una volta si chiamava la terra dell’osso.

Certamente Oliveto Citra non è la prima destinazione turistica in un territorio che sembra baciato da Dio in quanto a bellezze naturali ed artistiche, ed allora cosa fare?

Se un turista si reca a Salerno in alcuni bar (tra cui Punto & Virgola) può ricevere un caffè offerto dal sindaco di Oliveto Citra assieme a del materiale di promozione in realtà aumentata del borgo e delle sue storie.


Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

Iscriviti alla Newsletter

Scopri un territorio attraverso le emozioni di chi l'ha raccontato in prima persona.