
Sempre in viaggio e in continuo movimento: la vita dei nomadi digitali è così. Dopo un po’ ci si abitua a questo ritmo; preparare la valigia almeno un paio di volte a settimana, prendere un mezzo di trasporto – che quando va bene sono un paio d’ore, ma quando va male ne servono almeno sette o otto – e adattarsi ad ogni nuova destinazione.
Poi ci ritroviamo nella nostra camera d’albergo, stanchi ma con la sensazione che ci manchi qualcosa. Io e Giuseppe siamo sempre stati abituati a cucinare insieme: lo consideriamo un nostro piccolo rituale, un modo per ritrovare l’intimità che la routine frenetica spesso ci toglie.
Durante un viaggio come questo, però, non è facile trovare un alloggio con la cucina che sembra quasi un miraggio fra gli hotel e gli appartamenti asiatici. Per fortuna, in Vietnam ce ne sono capitati diversi, e ogni volta che ne prenotavamo uno eravamo felicissimi. Ci immaginavamo già nella cucinetta della stanza a ridere e scherzare mentre preparavamo la nostra amata pasta (che ci manca come l’aria!) o una bella colazione con i pancake.
La cosa che ci manca di più in questo viaggio è proprio la nostra routine. Ogni giorno è diverso dall’altro, sempre pieno di cose da organizzare: campagne pubblicitarie da controllare, clienti da seguire, città da scoprire e itinerari per le prossime destinazioni. Ci piace moltissimo questa vita, ma a volte sentiamo la nostalgia di quella quotidianità semplice a cui eravamo tanto affezionati.
Ad Ho Chi Minh, dopo quasi tre mesi di viaggio, ci siamo preparati una pasta semplice con i pomodorini e dei buonissimi pancake… e vi giuro che non ci sembrava vero!


Eravamo felici e divertiti per una cosa così banale, ma che ci ha scaldato il cuore.
La nostra italianità è esplosa ancora di più a Da Lat, dove – non contenti della pasta – ci siamo cimentati anche nella preparazione delle piadine fatte in casa. Non avendo un mattarello, abbiamo improvvisato con una borraccia! È stato un momento semplice, ma ci siamo divertiti tantissimo ed è stato bello ritrovare un pezzetto di casa, anche così lontani.
Durante questa prima parte del viaggio ho letto il libro di Gianluca Gotto, “Quando inizia la felicità?”, uno dei miei autori preferiti. Mi ha colpito molto un passaggio in cui racconta che, quando si viaggia costantemente da un luogo all’altro, è facile sentirsi un po’ persi. Il modo migliore per ritrovarsi – dice – è prendersi del tempo per cucinare per sé e per chi si ama. In quei momenti, l’atmosfera di casa ti riavvolge immediatamente, facendoti sentire un po’ meno solo. Questo è proprio come mi sono sentita quando abbiamo cucinato insieme io e Giuseppe.
Se mi chiedessero cosa mi manca di più, risponderei senza esitazione: la quotidianità e l’abbraccio sicuro di casa. È come una comfort zone da cui, a volte, bisogna allontanarsi per scoprire il mondo là fuori, senza restare imprigionati nella propria piccola realtà.
Intanto, siamo ancora in Vietnam. In questo momento ci troviamo ad Hanoi, dopo aver attraversato il Paese da sud a nord. Posso dire che il nord mi è piaciuto più del sud: è più verde, più autentico, con paesaggi naturali ovunque ti giri. Rimango dell’opinione che il Vietnam sia un Paese meraviglioso, e adoro il mix tra la cultura del sud-est asiatico e l’influenza cinese che è così forte in queste terre.
Adesso, però, è già tempo di pensare alla prossima tappa: torniamo in Cina! Questa volta ci resteremo per ben due mesi, passando anche per Hong Kong. Non vedo l’ora di viverla meglio e di scoprire tutte le meraviglie che ci offrirà!

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