

I cavalli sono parte della mia vita e, in un modo o nell’altro, ci inciampo sempre. E ogni volta ringrazio di esserci inciampata. Mi è successo quando sono stata semi-paralizzata e poi con la malattia di mio marito.
I cavalli salvano la vita perché curano l’anima. Il fisico è più facile da curare dell’anima, e se si ha un’anima sana la malattia guarisce prima.
Ma non sapevo che i cavalli sarebbero stati anche il mio punto di contatto con tutto il resto del mondo.
Così, finalmente arriva il giorno in cui iniziavano le famose 72 ore con Jennie e di nuovo il protagonista è il cavallo.
Da qualche giorno i tecnici erano al lavoro e la casa era stata riempita con una quarantina di telecamere. Pensavo che sarebbero bastate ma mi sbagliavo. Ad un certo punto sono arrivate 35 persone coreane che avevano stabilito la loro sede operativa in vineria, dove facciamo le degustazioni di vino, e molte di loro avevano altre telecamere portatili.
La storia inizia con Jennie che arriva al centro equestre dove la vera Maria le porge la pony Bamby e idealmente la fa entrare nella sua vita. Roberta e Jennie iniziano a prendersi cura di Bamby e la spazzolano con amore.
Mentre aspettavo da Donna Vittori, dal centro equestre mi arrivavano messaggi che l’incontro con Roberta (e Maria in incognito) era stato molto carino e che Jennie aveva molta confidenza con i cavalli. Strano: non sono a conoscenza di tradizioni equestri in Corea e non conosco alcun campione coreano.
La prima scena dell’incontro tra me e Jennie inizia proprio con una statuina di un cavallo che andiamo ad aggiungere alla nostra grande collezione di Horse Museum (www.horsemuseumfoundation.org) . Jennie è molto stupita, pensava di essere in un centro equestre ed invece si è ritrovata in una azienda che produce vino e grani antichi, Donna Vittori Borgo Agricolo. E che è anche un agriturismo.

Le ricette degli gnocchi le scriverò in un altro racconto, nel mentre volevo raccontare del punto di contatto totale che abbiamo avuto quando abbiamo parlato dei cavalli. Jennie ed io avevamo le lacrime agli occhi perché i cavalli sono entrati nella nostra vita e sono stati il rifugio dove andare quando avevamo bisogno di conforto.
Jennie è cresciuta in Nuova Zelanda, ma non la conoscevo prima di incontrarla e, per non rovinare la spontaneità del rapporto, non mi ero messa a ricercare informazioni su di lei preferendo lasciare al destino la relazione che sarebbe nata. Non volevo avere preconcetti o sovrastrutture che mi avrebbero impedito di essere naturale.
Che poi essere spontanea, con 35 persone di troupe che ti osservano, per chi non è del mondo dello spettacolo non è esattamente naturale!
Così quando siamo andate al centro equestre per l’ultima scena la ho portata anche da Alcam, il puledrino che al tempo non era ancora domato e che mi chiama ogni volta che lo vado a trovare. Alcam è il figlio di Lettera, il cavallo sopra l’etichetta del vino Cesanese DOCG.
La foto finale di Jennie con me e Bamby sarà nel mio cuore per sempre.
Mio marito è stato invece aiutato dall’arte, ma anche questo sarà un nuovo racconto.



vi racconteremo nei prossimi articoli le avventure culinarie di Jennie

Seguici sui social