Mi chiamo Rocio Cali Falasca e 86 anni dopo la partenza di mio nonno, ho deciso di tornare in Italia per trovare il paese da cui tutto ha avuto inizio: Pastena, in provincia di Frosinone.
Sono sicura di non essere l'unica: la migrazione di massa in Italia ha fratturato le comunità e ha lasciato un segno nella storia di molte regioni che il tempo non è riuscito a sanare. Ha creato, allo stesso tempo, una italianità fuori dall'Italia, ha creato nostalgie e anche immaginari, sogni e desideri, su entrambe le sponde dell'Atlantico e oltre.
Mi occupo di Turismo delle Radici, e sono partita dalla mia storia per ricostruire traiettorie familiari: un viaggio verso il proprio patrimonio personale e familiare per collocarmi in un contesto e in una storia che mi contiene.
Per questo sono arrivata a Pastena 86 anni dopo la partenza di mio nonno Biaggio, che aveva lasciato la sua terra all'età di 12 anni con il sogno di costruire una vita migliore in Argentina.
Sono la prima Falasca a tornare in questo borgo dopo quasi un secolo.
Mi si rizzano i capelli in testa al pensiero della paura, della miseria, delle difficoltà di intraprendere un simile viaggio. Il parallelo con la mia storia è inevitabile: sono tornata a Pastena, ma in modo diverso. Ho lasciato l’Argentina un anno e mezzo fa per studiare in Europa in un “Master in Sviluppo del Turismo e Cultura”, con una borsa di studio Erasmus Mundus.
Mentre ero in viaggio ho interrotto la videochiamata con mia madre, in cui le raccontavo il mio entusiasmo nell'intraprendere l'avventura di conoscere la terra di suo padre, perché lungo una strada tortuosa e piena di bellezza, mi sono fermata a un punto panoramico per contemplare i segni del paesaggio della Ciociaria.
Il sole caldo bagnava i campi, campi verdi nonostante il freddo. Da lontano, non c'erano più le tracce di violenza, fascismo, guerre, fame, né della partenza di mio nonno. Lungo una strada stretta, fiancheggiata da casette acciottolate, sono arrivata all'anagrafe.
Ho cercato di moderare le mie aspettative, cosa molto difficile in quel contesto, e ho raccontato la mia storia, mostrando il certificato di nascita di mio nonno che diceva "indirizzo: Fonte dei Rossi", un'informazione che non offriva alcuna precisione. E’ iniziata così una lunga ricerca finché non ho trovato la casa di Biaggio Falasca, qualche parente sperando di essere fortunata.
Un po' delusa, per le poche informazioni che avevo e per la difficoltà del mio compito, ho iniziato a camminare per il paese cercando persone a cui chiedere.
La chiesa del villaggio ha attirato la mia attenzione e mi sono chiesta se mio nonno e la sua famiglia ci andassero per celebrare le feste del villaggio. La chiesa era ormai chiusa ma mi sono subito venute in mente immagini di un passato che non avevo vissuto. Come potevo spiegarlo? Qualche tempo dopo, leggendo alcuni articoli per la mia tesi, ho capito che quello stavo vivendo si riferisce a memorie protesiche, ricordi immaginari di situazioni che non ho vissuto e che sono (ri)creati da aneddoti e ricordi familiari.
Una delle tante emozioni che il turismo delle radici fa rivivere.
Il sole cominciava a scaldare le strade acciottolate. Una coppia di turisti stava visitando la casa di Nino Manfredi. Non mi ci è voluto molto per capire che Pastena è un villaggio molto pittoresco e ricco di storia, con un grande potenziale turistico.
Accanto, una signora stava tagliando la legna nel suo cortile. Mi sono avvicinata per parlarle, ma non conosceva nessuno con il mio cognome. Ho ripetuto la procedura con tutti quelli che ho incontrato, finché una signora mi ha suggerito di andare al Bar Sport a chiedere.
Dopo un caffè, mi hanno detto di andare a parlare con un certo signor Triani, che abitava alla Fonte dei Rossi. Le mie speranze di trovare la casa di mio nonno stavano svanendo. E se il signor Triani, l'unico che poteva sapere qualcosa, non fosse stato in casa? E se non si ricordasse?
Mi hanno dato le indicazioni per arrivare a casa sua, ma durante il tragitto ho ancora chiesto informazioni al ristorante Il Rinascente, dove Maurizio ci ha invitato a mangiare anche se il ristorante era chiuso.
Ci ha preparato dei panini con salumi e formaggi fatti in casa che erano deliziosi. Poi ci ha accompagnato a casa di Triani, con cui abbiamo chiacchierato a lungo. Ricordava che suo padre gli aveva parlato di alcuni pastinesi che si trovavano in Argentina: potevano essere mio nonno e la sua famiglia? Gli ho detto che il cognome della mia bisnonna era "Fratarelli", e lui ha detto... "Maria Antonia!" e gli ho risposto: "Sì, la mia bisnonna!"
Mi ha detto che non li conosceva personalmente, ma che suo padre gliene parlava sempre. Ho rabbrividito nel sentire le parole dei miei antenati riecheggiare in quella conversazione. È stato come riportarli in vita.
Maurizio mi ha spiegato come raggiungere la casa di alcuni possibili parenti e mi ha fatto da guida. Bussando ad una porta, ho incontrato Giuseppe e sua moglie che mi hanno invitato a casa loro e hanno chiamato altri parenti con i quali abbiamo condiviso un bellissimo pomeriggio insieme.
Non posso che essere eternamente grata per il loro tempo e la loro gentilezza, così come per quello di tutte le persone che mi hanno aiutato nella mia ricerca. Il turismo delle radici - mi sono resa conto - non implica solo conoscere la casa dove viveva mio nonno, i paesaggi e le strade dove camminava, ma è soprattutto capire il significato del luogo, la sua idiosincrasia, parlare con la sua gente.
Attraverso la mia esperienza, ho sperimentato in prima persona le difficoltà di intraprendere questa ricerca, l'emozione e la soddisfazione di trovare il luogo fisico in cui è nata una parte della mia storia, ma anche la felicità di ritrovare la famiglia.
Questa esperienza mi ha portato ad approfondire il tema del turismo delle radici nella mia tesi di Master. Ho capito il suo enorme potenziale contributo per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali e per rivitalizzare il loro patrimonio culturale e migratorio.
Il turismo delle radici, come spazio di dialogo e di incontro, mette in contatto rimasti e partiti. Poi sono tornata a Pastena per celebrare la festa patronale di Santa Croce con la mia famiglia pastenesa il 3 maggio.
Il periodo trascorso in Italia ha rafforzato la mia convinzione che il legame con le nostre radici non sia solo un viaggio personale, ma un modo per promuovere la comprensione culturale e la conservazione del patrimonio.
Sono piena di un rinnovato senso di passione e di entusiasmo nel combinare la mia esperienza personale di turista delle radici con le mie aspirazioni professionali.
Non vedo l'ora di lavorare per raggiungere questo obiettivo e continuare il mio viaggio non solo come turista, ma anche come professionista del turismo delle radici.
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