
Già da settimane lo spettacolo della Compagnia Il Murajone di Pescosolido aveva fatto il ‘tutto esaurito – sold out’ al teatro di Alvito nella rassegna ‘ Ruggito d’attore” organizzata dalla FITA Frosinone. Temevo di dover parcheggiare ancora una volta lontano dal teatro, ma la fortuna mi ha fatto trovare un posto proprio in piazza e così mi sono goduta un gin tonic all’iconico bar del teatro (diciamo del comune) con gli altri amici della giuria.
Lo spettacolo ‘O tuono ‘e marzo di Vincenzo Scarpetta è andato in scena in prima assoluta proprio all’interno della rassegna ed era facilmente prevedibile la curiosità di tutta la Val Comino di assistere alla messa in scena di questa famosissima piece teatrale. I biglietti sono stati venduti in poche ore e mi sono considerata una vera privilegiata ad avere il posto riservato in quinta fila.
Ma veniamo all’incanto del testo: chi non ha mai sentito parlare di Felice Sciosciammocca, l’ingenuo protagonista dell’opera?
Lo potremo considerare l’erede ma anche lo specchio di Pulcinella. Se Pulcinella indossava una maschera ed era furbetto, Sciosciammocca è invece un aspirante piccolo borghese che appare spesso come un tontacchione nelle sue giacchette a quadri o da camera.
In questa opera i due protagonisti sono proprio loro: il furbetto servitore Turillo, che un fantastico Pasquale Buanne ha saputo interpretare magistralmente con una mimica del corpo e delle espressioni facciali degne di Pulcinella, e il giovane Don Felice Sciosciammocca, interpretato dal giovane Francesco Simone, che si ritrova ad essere signore senza chiedersi come è stato possibile.
Il testo, leggero e piacevole, è tipico della farsa napoletana della tradizione di Scarpetta e lo ha scritto il suo figlio ufficiale Vincenzo riprendendolo da un testo francese precedente.

Un testo sembra ripercorrere la storia della famiglia Scarpetta con amanti, figli illegittimi e donne in cerca di sistemazione. Infatti, proprio come nelle sue opere, Edoardo Scarpetta ha avuto tante donne, tante storie e tanti figli ma solo uno è stata quello riconosciuto ufficialmente. Per quei pochi che non lo sanno, anche i fratelli De Filippo erano fra i tanti suoi figli: Eduardo, Peppino e Titina sapevano di avere un padre ma non potevano avere il suo cognome.
E forse il capolavoro Filomena Marturano di Eduardo De Filippo nasce proprio dalla rielaborazione della storia personale dei tre fratelli che poi sono stati i veri eredi del teatro napoletano regalando capolavori artistici teatrali e televisivi al nostro paese.
Devo fare i complimenti a Giuseppe Tersigni, ottantenne fondatore della compagnia teatrale Il Murajone che ha deciso di cimentarsi con una opera così lunga ed impegnativa per attori dilettanti. Giuseppe ha curato anche la scenografia e ha calcato le scene nel ruolo di Don Saverio Borzillo con uno spirito che tutti gli abbiamo invidiato.
Stare in scena oltre 2 ore ed imparare un testo così complesso ha richiesto sicuramente un grande impegno, tanto che mi hanno detto che la compagnia ha iniziato a prepararlo durante il Covid.
Lo spettacolo è stato piacevolissimo e il tempo è volato, sono stati tutti bravissimi e hanno rubato risate al pubblico fino al sipario finale. Un applauso speciale anche a Pasquina Iacobone nel ruolo di Giulietta, la sciantosa in perenne ricerca di un uomo che la possa mantenere, e a Aldo Piccolo nel ruolo di Mimì Cardillo che hanno aggiunto una mimica formidabile ai loro personaggi.
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