

La grande fortezza sulla sua sommità di Paliano è il segno della città e la rende riconoscibile immediatamente, ma è anche un luogo della città dove non ci si addentra spesso. Così è stata una piacevole sorpresa andare ad assistere allo spettacolo ‘Fatti e misfatti a corte’ a cura delle Officine Alcazzar di Paliano.
Siamo arrivati salendo le scalette ed addentrandoci in un centro storico ancora abitato e vivo dove le persone sono orgogliose del loro paese: “qui, in questa casa, ci ha vissuto un importante astrologo!” mi dice una signora che mi ferma mentre scatto qualche fotografia.
Intanto la compagnia si stava scaldando la voce alla luce di uno dei famosi tramonti di Paliano sulla Valle del Sacco, proprio sotto la grande fortezza.
La piazzetta si trova dopo uno degli archi di accesso alla città ed è così raccolta da avere una acustica perfetta tanto che nessuno usa il microfono, una vera bomboniera che accoglie il palcoscenico e quasi 200 spettatori.
Molti si sono portati le sedie da casa mentre il comitato di Sant’Andrea ha provveduto a lunghe panche che in fondo erano in armonia con lo spirito dello spettacolo. Infatti, la storia è quella di una compagnia di saltimbanchi che arriva nella piazza di un paese per raccontare la storia della Duchessa di Paliano, una donna al centro di intrighi amorosi e uccisa mentre era incinta al sesto mese.
Ho apprezzato moltissimo la regia di Mariano Panella, che interpretava anche il ruolo di capocomico, che ha saputo unire attori e spettatori in un’unica rappresentazione. Il suo taglio ironico ha alleggerito il dramma della storia rendendolo quasi attuale. La soluzione del tendone di scena che nascondeva i cambi di costume e del muro scenografico, indossato da una delle protagoniste, si sono integrati con lo spirito della storia dei saltimbanchi. E anche con l’architettura del centro storico di Paliano!


L’esordio dello spettacolo è stata la presentazione che il capocomico ha fatto dei protagonisti, e soprattutto delle loro facce, mentre lasciava spazio a piccoli battibecchi fra gli attori che sono continuati in modo piacevole durante tutto lo spettacolo.
La recitazione e il linguaggio hanno interpretato perfettamente lo spirito popolare dei saltimbanchi che si ritrovavano a fare i nobili senza aver esperienza di nobiltà, che parlavano un dialetto ‘forbito’ facendo confusione dei termini. Una vera gioia con qualche cameo moderno come quello che uno degli attori diceva che aveva fame e che per fortuna non era quaresima così magari con l’incasso della serata poteva scapparci un po’ di pane.
Per inciso, questo è il motivo per cui il colore viola porta sfortuna a teatro: il viola è il colore della quaresima durante il quale alle compagnie era proibito di recitare in piazza per cui facevano la fame.
Il testo è stato liberamente ispirato dal racconto Duchessa di Paliano di Stendhal e racconta la storia di Violante Diaz Cardon sposata con il duca Giovanni Carafa, un titolo voluto da suo zio il cardinale Carafa. La coppia è di costumi alquanto allegri e governa con cupidigia così che il papa li manda al confino nel viterbese, esattamente a Gallese.
Storie di amanti (o amori), di passione e di gelosia al punto che muoiono quasi tutti i protagonisti ad eccezione dell’ex duca di Paliano Giovanni Carafa. Ed infatti Paliano diventerà poi la sede dell’esercito di Marcantonio Colonna, paladino del papato e ammiraglio della flotta pontificia nella battaglia di Lepanto.
Una curiosità: Violante Cardon veniva da una famiglia nobile di origine spagnola e aveva il suo ducato ad Alife, oggi in provincia di Caserta, che è anche il paese da cui viene il nostro regista dello spettacolo. Si vede che da qualche parte c’era un destino scritto.
I vestiti di scena sono stati prestati dall’Associazione Palio di Paliano, con la sua presidente Linda Cecconi che ha fortemente voluto lo spettacolo, e dal Gruppo Rinascimentale “Brancaleone” di Genazzano, paese gemello di Paliano per importanza nella storia della famiglia Colonna.
Oltre alla regia di Mariano Panella, vogliamo elencare tutti gli attori che hanno dato vita ad una rappresentazione unica e sul palco sono stati veri mattatori: Maria Cristina Curti, Flavio di Domenicantonio, Emanuela Romani, Giulio Pantellini (che è anche cieco e me ne sono accorta solo ai saluti finali), Paola Calselli e Roberto Romani.

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