Castellammare del Golfo vivere e amare il mare in Sicilia

Castellammare del Golfo vivere e amare il mare in Sicilia

Quel giorno il caldo era insopportabile, così decidemmo di fermarci a Castellammare del Golfo per poi proseguire il nostro viaggio al tramonto. Gianni, il nostro operatore, sorridendo esordì:
- Che coincidenza, mia madre è di Castellammare e, quando ero piccolo, ci trascorrevo tutte le estati con i miei nonni materni nella loro casetta di campagna, poco distante dal mare…
- Allora conosci bene il posto.
- Con i nonni, i miei fratelli e i miei cugini, la sera sedevamo sotto un grande Carrubbo ad ascoltare storie su Castellammare del Golfo. La nonna narrava di madonne e di miracoli.
Il nonno, invece, raccontava la storia e le leggende del territorio aggiungendo, anno dopo anno, nuove avventure e nuovi personaggi.
- Dai racconta.
Gianni sembrava indeciso ma, preso dalla nostalgia, cedette.
- Castellammare è adagiata sulle pendici del monte Inici e sorse come porto della potente Segesta.
Greci, Romani, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi approdarono nelle limpide acque del suo golfo. Tutti questi popoli hanno lasciato un segno della loro presenza.
Gli Arabi costruirono un bastione fortificato su di uno sperone di roccia.
I Normanni ampliarono la struttura creando una vera fortezza alla quale si poteva accedere dalla terra ferma attraverso un ponte levatoio di legno.
Negli anni a venire, Castellammare, divenne baronia e uno dei più importanti porti commerciali legato all'esportazione del grano.
- Ma tu quando da piccolo venivi a Castellammare stavi ad ascoltare solo quello che raccontavano i tuoi nonni oppure andavi in giro?
- La mattina andavamo tutti al mare poi, nel tardo pomeriggio, noi ragazzi gironzolavamo alla ricerca dei luoghi di cui narravano i nonni.
- Racconta, racconta.
- Vabbè. (Certo)
- Uno dei luoghi preferiti era la chiesetta della Madonna della Scala costruita su di uno sperone di roccia prospicente sul porto. Una sera, la nonna ci narrò la storia della pastorella e noi tutti ci incuriosimmo a tal punto che andavamo spesso in quel luogo, con la speranza di trovare qualcosa come la ragazzina.
- Tuo nonno cosa raccontava?
- Il nonno raccontava del Castello a mare, dicendo che forse era stato costruito dagli arabi. Un pomeriggio d'agosto ci portò a visitarlo.
Entrammo in una delle torri e salimmo una maestosa scala a chiocciola.  Ma il suo orgoglio paesano veniva fuori quando parlava del maniero di Calathamet edificato accanto alle sorgenti termali.
- Gianni quali sono i luoghi ai quali eravate più legati?
- Qui la costa è molto bella. Vi sono spiagge sabbiose e calette rocciose e lì noi ragazzi, accompagnati dal nonno, andavamo la mattina presto alla ricerca di conchiglie e piccoli molluschi. Con la nonna andavamo al Santuario di Maria Santissima del Soccorso e ogni volta ci raccontava una storia di fede e leggenda.
- Quale storia?
Gianni non si fece pregare e raccontò.
- La leggenda narra che durante la guerra tra spagnoli e inglesi, un bastimento spagnolo inseguito da cinque navi inglesi si rifugiò nel porto di Castellammare. Dal castello furono sparate molte cariche di cannone che fecero arrabbiare gli inglesi che risposero al fuoco alimentando una feroce battaglia.
I castellammaresi terrorizzati chiesero soccorso alla Madonna che apparve sul porto con una schiera di Angeli, a tale visione divina gli inglesi fuggirono terrorizzati.
- Con il nonno andavamo in giro a visitare le torri di avvistamento: quella di Scopello, quella nella baia di Guidaloca e di Bennistra e strada facendo ci raccontava le storie di brigantaggio di alcuni uomini che vivevano nel territorio.
Mi ricordo di un certo Turriciano, ritenuto un bandito dalle forze dell'ordine ma mitizzato dal popolo come un eroe coraggioso che aiutava gli indifesi e i bisognosi.
- Che bei ricordi!
- Si, ho tanti bei ricordi. Oggi sono felice di questa sosta a Castellammare, sono tornato indietro negli anni e ho ricordato con voi le mie radici.
Eravamo già in macchina, guardai il nostro operatore emozionato per avere raccontato alcuni episodi della sua infanzia e per avere rivisto il luogo delle sue radici.
Il mio sguardo si fermò sul golfo.
Il mare azzurro intenso, le spiagge color dell'oro e gli scogli bagnati dalle onde brillavano sotto gli ultimi raggi del sole. Per alcuni minuti mi persi nella bellezza del paesaggio, ripensai ai ricordi di Gianni: il castello, il porto, le torri, gli eroi e tutti i popoli che vissero in questo territorio bellissimo e unico.
Mi rivolsi a Gianni:
- Chi ha vissuto e vive in questi meravigliosi posti, in questo golfo può ben dire di vivere in un paradiso terrestre.
- Già, allora posso ben dire di avere le mie radici in paradiso.


Scritto da
Betty Scaglione Cimò

Ex insegnante di storia dell'arte. Docente alla For.Com. Da un ventennio impegnata nell'immobiliare internazionale per la promozione della Sicilia ed in particolare per la rinascita dei piccoli...

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