Da qui non si vedono le stelle: la curiosa storia dell'Osservatorio di Monte Porzio Catone

Da qui non si vedono le stelle: la curiosa storia dell'Osservatorio di Monte Porzio Catone

Dall'Osservatorio di Monte Porzio Catone non è possibile fare la cosa più semplice e naturale: osservare il cielo.

Eppure è la sede dell'Osservatorio di Roma dell'Istituto Nazionale di Astrofisica.

L'osservatorio non ha un telescopio. La grande cupola di metallo che sovrasta la struttura, costruita sul Monte Tuscolo, non può esser sede di attività osservativa poiché abbagliata dalle luci di Roma. Da qui non si osserva il cielo. La cupola, adesso sede della Biblioteca dell'Osservatorio, è utilizzata per la raccolta e l'elaborazione dei dati provenienti di tutto il mondo.

Eppure, proprio questa sarebbe dovuta essere la sede ospitante del telescopio più grande d'Europa e del Mondo.

Molti si chiederanno il perché di una simile insensatezza. Nessuno però è mai riuscito a dare una risposta esaustiva. Solo un passo indietro potrebbe aiutarci a capire meglio.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Hitler e Mussolini, vollero farsi dei “regali”. Dopo anni di corteggiamento, Mussolini decise di regalare al Fuhrer il Discobolo “Lancellotti” (simbolo di purezza della razza). Il duce, in cambio, avrebbe ricevuto un Rifrattore Zeiss da 65 cm.

In realtà era Hitler a desiderare a tal punto la scultura che doveva diventare il simbolo delle Olimpiadi di Berlino a corteggiare Mussolini per averla. E siccome per legge non si poteva vendere un’opera d’arte, fu stabilito di mandarla in Germania in cambio della costruzione di un grande osservatorio astronomico.

Come la storia ci insegna, i rapporti tra Italia e Germania degenerarono. La caduta di Mussolini prima, l'armistizio dell'8 settembre '43 poi, fecero perdere ogni notizia circa il telescopio. Da quel momento, l'Italia venne considerata “traditrice” e non degna quindi di aver accesso alla cultura, per cui i tedeschi smontarono la cupola e il telescopio e lo riportarono in Germania.

Solo alla fine della Guerra l'Italia recuperò il Discobolo, ma non ricevette indietro il rifrattore. Il “telescopio di Mussolini”, finì in mano russa, dopo che l'URSS prese tutti i telescopi tedeschi come risarcimento per la distruzione del materiale astronomico da parte dei nazisti durante le varie razzie in terra russa. Il rifrattore da 65 cm che un tempo era a Monteporzio, oggi si trova a Polkovo ed è ancora utilizzato dai fisici russi per gli studi su asteroidi e comete.

A molti anni di distanza, ancora oggi ci si chiede come mai si decise di costruire un punto di osservazione a Monte Porzio Catone in un luogo non adatto ed il perché della scelta di uno strumento, il rifrattore appunto, ormai ritenuto superato.

L'allora direttore dell'Osservatorio, il Dott. Bianchi, in un'intervista spiegò che si decise di assecondare i due leader nello scambio, per poi trasferire il telescopio in sedi più opportune (si pensò inizialmente alla base di Campo Imperatore).

Gli studiosi italiani, che detenevano il potere accademico ad inizio secolo, erano molto più abili nelle scienze matematiche che in quelle fisiche. E' forse questo è il motivo per il quale si decise di optare per un rifrattore (più adatto ai calcoli di astronomia posizionale), e non per un riflettore.

L'osservatorio di Roma, privato dello strumento che avrebbe dovuto cambiare le sorti dell'astrofisica italiana, prese la decisione di cambiare rotta e prendere la strada che lo avrebbe portato così ad essere una delle istituzioni di punta dell'astrofisica mondiale (sia a livello di studi teorici che di ricerche osservative).


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