Il castello di Torre Cajetani con il suo borgo svettano sontuosi sull’estremità orientale di una dorsale montuosa dei Monti Ernici (a 817 metri s.l.m.). Ci si arriva da una diramazione della via che congiunge Alatri a Fiuggi (nel Medioevo Anticoli di Campagna).
Il mio precedente articolo (http://discoverplaces.travel/?s=piazza+del+carbonaro) inizia con “c’era una volta”, incipit che si potrebbe utilizzare anche in questo caso, con la differenza che il castello di Torre c’è ancora, con tutta la sua storia e la sua imponenza.
Incerta è la sua origine.
Lo studioso Floridi (senza riferirsi a documenti particolari) afferma che il castello esistente nel paese fu costruito tra il basso impero (tra il 235 d.C. e il 476 d.C.) e l’Alto Medioevo e che nel IX secolo apparteneva alla famiglia del senatore Teofilatto, che aveva molti interessi nella provincia di Campagna, l’antico nome con cui si indicava quest’area.
Anche lo studioso Costarosa avalla questa ipotesi riferendosi ad un’antica pergamena nominata dal Mirzio che proverebbe l’esistenza del Castrum e del paese nel VI secolo, riferendosi alla sosta che San Benedetto fece a Torre Cajetaninel suo viaggio da Subiaco a Cassino.
“… S. Benedictum […] iter facisse et per Castrum Turris Appellatum Transisse”.
A ricordo del viaggio del Santo fu eretto un monastero, ma non si può affermare nulla sulla sua data di fondazione, che è ricordato per la prima volta solo in un documento del 1243. Oggi è presente ancora una chiesetta dedicata al Santo.
La stessa denominazione “Torre” fa ipotizzare la primitiva esistenza sul posto di una torre isolata di vedetta sulle cui fondamenta potrebbe ergersi, forse, quella visibile ancora oggi. La posizione e le caratteristiche del luogo sono estremamente favorevole all’installazione di un punto di avvistamento, da cui è facile dominare gran parte della valle Anticolana nelle due direzioni di Alatri e di Anagni e avvalorano tale ipotesi.
La torre stessa avrebbe potuto essere l’inizio del primo nucleo dell’abitato sotto la spinta diretta di Alatri. Infatti normalmente i borghi nascevano intorno a fortificazioni durante l’epoca chiamata “dell’incastellamento” intorno al X secolo.
La pergamena più antica che menzioni il «castrum quod Turris vocatur» risale al 1180 e riporta il patto stretto tra i signori (domini) del centro «et aljos suos homines … de servjtjjs et comsuetudjmjbus».
II documento dimostra l’esistenza in tale epoca di un abitato fortificato ormai pienamente formato e organizzato, la cui difesa è demandata ai suoi stessi abitanti. Dalla medesima pergamena si ricava la sua costituzione in «condominio» e la provenienza alatrina di alcuni suoi domini (figli dominj davit de Aletro).
Per alcuni degli altri, si può supporre dall’onomastica l’appartenenza ad una feudalità locale e, in particolare, anagnina (figli dominj Amatonjs; Rajnaldus Rubeus, imparentato forse con l’omonimo dominus di origine anagnina cui apparterrà nel 1267 più della metà della signoria di Trevi nel Lazio).
Il castrum permarrà in tale condizione giuridica almeno fino alla fine del ‘200, come dimostrano i vari documenti di compravendita che vedono come attori da una parte i Caetani e dall’altra domini diversi.
Dal 1180 a questo momento risultano scarsi i documenti che permettono di seguire le vicende dell’abitato, forse sottoposto ad Alatri dall’inizio del XIII secolo.
Il castello è stato oggetto di un provvedimento del 1216 da parte di Onorio III che conferma i beni del capitolo alatrino a Torre Cajetani e Porciano (che oggi fa parte di Ferentino) con il divieto di vendere “aut locare vel infeudare” detti beni, molto probabilmente per difendere le terre della Chiesa dalle mire dei baroni ormai potenti nella provincia.
Alla fine del XIII secolo, il castello venne acquistata dalla famiglia Caetani che ampliò la struttura della fortificazione sulla base di una pianta quadrangolare con al centro la Torre principale. Questa avvenne con l’investitura di Loffredo III a dominus dei castelli di Torre, Pofi, Trevi, Filettino e Vallepietra che fece nascere il ramo “Caetani della Torre“.
L’architettura del castello
Il lato Nord del castello rappresentava la parte più difesa del complesso, perché poggiato su un ripido strapiombo fino a fondovalle, che lo rendeva inaccessibile. Ad Est era munito di un accesso controllato da un posto di guardia permanente che era isolato dal resto dell’edificio e dotato di ponte levatoio, a protezione sia del castello che del mastio centrale. Forti speroni irrobustivano il perimetro delle mura.
A Sud fu poi costruito un complesso di edifici, il palatium, a carattere residenziale delimitato da due cortili e protetto da mura altissime ed omogenee. Il lato Sud-Ovest era controllato da quattro torri (ancora esistenti e visibili) semicircolari, distaccate dalla struttura principale, ma collegate tramite camminamenti e gallerie, e da un torrione circolare incorporato nella struttura del castello. Si possono vedere i resti negli attuali sotterranei.
L’accesso a questa parte del castello era protetto da un profondo fossato con relativo ponte levatoio e, grazie al lungo percorso obbligato, era sempre sotto controllo dei castellani, prima con difesa a getto e poi con difesa piombante.
Se avessero superato il fossato, gli assalitori avrebbero dovuto poi oltrepassare una prima porta a Sud e percorrere uno stretto passaggio fino all’altro ponte levatoio ad Est, che proteggeva ulteriormente l’accesso al castello.
Il mastio centrale era il fulcro di difesa finale. Era edificato su roccia viva e con blocchi accuratamente squadrati ed era munito di scantinati con botola. Vi si poteva accedere solo tramite ponte levatoio.
Nonostante i rimaneggiamenti e le modifiche del tempo, percorrendo le strade del paese ancora è possibile percorrere la strada che da porta Posenza (o Nazionale) arriva all’entrata Est del castello, e si può facilmente capire come era strutturata la difesa di questa parte del paese.
Nel 1349 il castello subì gravi danni a seguito di un fortissimo terremoto dell’epoca e rimase in rovina fino al restauro da parte dei Caetani, che gli restituirono la precedente importanza trasformandolo in un castello più residenziale che di difesa.
Nel 1500 il castello entrò nelle mire di Papa Alessandro VI Borgia che lo confiscò e lo concesse al fratello Giovanni. I racconti popolari narrano che anche Lucrezia Borgia soggiornò nel castello.
Dopo la caduta dei Borgia il Castello tornò alla famiglia Caetani che ne rimase in possesso con tutti i suoi privilegi fino alla fine del 1800. L’ultimo dei Caetani fu Anatolio che eseguì ulteriori lavori di trasformazione, che portarono all’interramento dei fossati e alla scomparsa dei ponti levatoi.
All’ultimo dei Caetani dobbiamo l’abbattimento dell’oratorio detto di Bonifacio VIII con la distruzione (nel vero senso della parola) dell’altare utilizzato ogni mattina dal Papa per dire messa durante la sua permanenza al castello.
Nel 1900 il castello venne acquistato dalla famiglia Terrinoni di Fiuggi e venne poi danneggiato dal Terremoto della Marsica del 1915. Il castello di Torre Cajetani è passato “indenne” durante la Seconda guerra mondiale ma nulla poté contro il Genio Civile, che fece abbattere alcune mura perimetrali per la salvaguardia dell’abitato.
Per un singolare ricorso storico (vedi anche http://discoverplaces.travel/it/journal-it/luoghi-speciali-it/teofilatto-del-castello-di-torre-cajetani-volte-ritornano/), è poi stato rilevato dalla famiglia Teofilatto, antica famiglia Romana, che ha intrapreso un complessivo restauro preservandolo dall’incuria e dall’abbandono.
Il castello così come lo vediamo oggi è "figlio" dell'ultimo restauro e delle varie modiche subite negli anni, ma rimane ancora il testimone nobile e fiero della storia del paese. Camminando al suo interno si viene ogni volta catapultati in un’era che non esiste più.
Torre Cajetani e il suo Castello possiedono ancora quell’incanto, quell’unicità che difficilmente si trova in altri luoghi.
Per gli amanti del mistero, la tradizione popolare vuole che ancora oggi, passeggiando di notte, si possa incontrare qualche personaggio di altri tempi come
Il boia che torna al castello per punire qualche condannato a morte
Caterina che si occupava della raccolta delle erbe, curando la gente del borgo, che dopo il terremoto del 1349 venne accusata di stregoneria e di essere la causa dell’ira di Dio, e per questo venne bruciata sul rogo
nelle notti di luna piena alzando gli occhi verso la torre si potrebbe assistere alla corsa di una povera fanciulla che giungendo all’ultimo piano della torre si butto giù preferendo morire anziché rispettare la legge dello “ius prime noctis” (il diritto della prima notte di nozze).
Per informazioni ed eventuali visite al seguente sul sito internet del castello (http://www.castelloteofilatto.it/ita/contatti-location-castello-teofilatto.html) trovate tutte le indicazioni desiderate.
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