Come diceva Luis Sepulveda: “La Sicilianità è qualcosa di straordinario, l’aspetto che amo di più della Sicilia”.
Ecco questo è quello che voglio trasmettere io messinese doc e trapiantata a Milano.
Quando penso alla mia Terra, alla mia amata città mi riaffiorano subito gli odori. Odori caldi e insiti di ricordi e amore, amore si perché è questo che provo ripensando a tutta la mia infanzia e adolescenza trascorse a Messina.
La spensieratezza che si vive durante l’estate e le andate “u piluni”, la punta di Messina. Lì dove l’Isola saluta Reggio, da dove si scorgono le Feluche e ad ogni loro movimento strano ci si chiede se abbiano preso “u bellu pisci”.
Messina è grande e comprende nel suo territorio dei borghi semplicemente stupendi, ma questa è un’ovvietà, quello che non lo è invece è crescere e vivere le abitudini dell’entroterra.
E qui, su un caratteristico colle sorge Tripi, il paesino dove un giorno di venticinque anni fa i miei genitori decisero di comprare un terreno e di costruirvi quella che oggi è la casa dei piccoli sogni.
Una villa in una vallata completamente isolata. Troppo isolata per la mia indomabile adolescenza ma perfetta in questa fase di maturità, dove riesco ad essere grata semplicemente per l’amaca montata con amore da mio padre, dal suo dondolio accompagnato dal suono delle cicale…
Ah, le cicale!
In questo borgo riesco a passare sempre le mie ferie e mi ritrovo a fare passeggiate per questi vicoletti deserti e non illuminati, a cercare in quelle casette e in quelle pietre la storia che potrebbero, anzi, che sicuramente nascondono.
Com’è che diceva Camilleri “u scrusciu du mari”….
Il mare, quello non smetterà mai di mancarmi, il mare è bello sempre e ovunque nella mia Messina. Non vado mai via senza una gita ai laghetti di Marinello, in quella lingua di sabbia che divide il mare e che affascina e incanta solo a guardarla.
La leggende che da piccola mi raccontava la mia nonna per farmi addormentare narra che una madre chiese la grazie per la figlia malata, la Madonna accolse la sua supplica e la guarì, ma quando la donna si recò sull’altare per ringraziare la Madonna vistala nera rimase delusa ed esclamo: ”hajuvinutu di luntana via pividiri a una chiù brutta i mia!”
All’improvviso la bambina cadde dalla cima del promontorio, ma la madre chiese nuovamente la grazia alla Madonna e la Vergine fece il miracolo, fece trovare la bambina in un piccolo arenile formatosi nel mare sottostante.
Io vengo da questa terra ricca di storie, leggende e fiabe della buonanotte tramandate di figlio in figlio.
Questa è la mia Messina, questa è Tripi, questa è la Mia Sicilia.

Messina, Tripi, Luis Sepulveda, Camilleri e la Sicilianità
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- Categoria: Luoghi Speciali
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