Conoscete la costa Jonica della Calabria? Sapete cosa è il Sacro Graal?
Una linea di mistero le unisce associando il Santuario di Monte Stella a Pazzano, Villa Caristo, una delle più belle della regione in stile barocco, il Castello di San Fili a Stignano e la chiesa di San Francesco a Stilo.
Si tratta di una direttrice scoperta poco tempo fa da una discendente della famiglia Lamberti che per secoli è stata una delle protagoniste della vita sociale di questa parte della Calabria.
Cinzia Lamberti, che si fa chiamare Pantaleone Lamberti Spadei in onore di suo nonno e di molti altri suoi antenati, ha trovato su tutti questi 4 siti il collegamento col simbolismo del Santo Graal, elemento che ha animato storie di mistero in tutto l’Occidente essendo identificato con la coppa che venne usata da Gesù durante l’ultima cena e che poi Giuseppe d’Arimatea utilizzò per raccogliere il sangue di Cristo dopo la sua crocifissione.
E che ci sia un disegno unitario nella scelta di questi segnali è anche spiegabile dal fatto che tutti i siti sono riconducibili alla famiglia Lamberti e quindi a qualcuno che magari voleva lanciare un segnale ai suoi eredi.
Questo è un sistema già usato nel passato in altre circostanze, anche se non sempre sono stati spiegati e le scoperte hanno alimentato il mistero invece che svelare un segreto.
Nel mondo, infatti, ci sono strani allineamenti che non si riescono a spiegare come quello dei 7 santuari dedicati a San Michele Arcangelo, che vanno dall’Irlanda e passando per Inghilterra, Francia, Italia, Grecia e Turchia arrivano fino in Terra Santa. Come se qualcuno con una conoscenza inusuale per la sua epoca avesse lanciato dei segnali ai suoi successori.
Ad aggiungere mistero, poi, alcuni allineamenti sono collegati agli astri celesti, alle costellazioni o ai movimenti del sole in corrispondenza dei solstizi.
Il mito del Sacro Graal è iniziato nel medioevo con la nascita delle storie sui cavalieri che andavano peregrinando alla sua ricerca. Per esso si è combattuta la prima crociata e per il medesimo sono state scritte migliaia di pagine.
Si dice sia stato trovato dai Genovesi proprio durante la prima crociata, come è stato raccontato da Jacopo da Varaze, arcivescovo di Genova, nel 1260, ma ad oggi ci sono due coppe che pretendono di essere il Sacro Graal, una nella Cattedrale di San Lorenzo di Genova e una nella Cattedrale di Valencia.
Ma prima di lui, anche molte leggende precristiane raccontano di eroi celtici con vasi o della cornucopia dei Greci e dei Romani che rappresentava la parte spirituale dell’aldilà.
L’allineamento in Calabria
Tutto parte dalla forma della pianta del Castello Lamberti, o Castello San Fili di Stignano. Visto dall’alto, infatti, il castello (che ricorda in tal contesto quello di Parsifal) appare come un calice oppure come una freccia con la sua pianta a forma triangolare.
[caption id="attachment_111209" align="alignnone" width="808"] Immagine elaborata dal geologo Tommaso Bruzzese per la verifica dell'allineamento[/caption]
Questo maniero è proprio l’estremità che collega il santuario di Monte Stella che, all’apice della direttrice, custodisce sull’altare della grotta la corona del “fleur de lis” (che secondo alcune leggende apre il segreto del Graal).
Sulla direttrice si trova poi Villa Caristo, sempre costruita dai Lamberti, che presenta lo “scranno periglioso” che ricorda la Tavola rotonda di re Artù ed una Gerusalemme Liberata in marmo, forse l’unica opera marmorea del capolavoro del Tasso.
Ma come collegare questa famiglia ai Templari e alla iniziazione esoterica della conoscenza e del Santo Graal?
Questa famiglia era una mecenate e una collezionista di opere di Francesco Cozza, un artista di Stignano che aveva avuto come maestro il pittore templare calabrese Mattia Preti.
Mattia Preti è stato un grande pittore barocco che aveva lavorato fra Italia e Malta, dove morì, e apparteneva all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, dopo essere stato nominato Cavalier Calabrese da papa Urbano VIII.
Questo ordine, conosciuto meglio come Sovrano Militare Ordine di Malta, è oggi uno stato senza territorio avendo governato per un breve periodo solo Rodi e Malta. E’ l’erede naturale dell’antico Ordine dei Cavalieri Ospedalieri fondato nel 1048 e reso sovrano nel 1148 da Papa Pasquale II.
A Malta, Mattia Preti aveva lavorato alla Chiesa di San Giovanni del Tempio che aveva preso nome proprio dai Templari che la avevano voluta. Quando nel 1312, l’Ordine fu sciolto, la chiesa venne affidata ai Cavalieri di Malta e cambiò il suo nome. Sul pavimento si possono vedere circa 400 tombe in marmo intarsiato di molti cavalieri dei due ordini, un capolavoro unico al mondo.
Ma torniamo in Calabria e alla Chiesa di San Francesco a Stilo, dove si trova un altro simbolo riconducibile ai Lamberti, cioè uno stemma che raffigura un’incudine, descritta così dalla sovrintendenza del Ministero dei Beni Culturali, un simbolo che molti pensano i Lamberti abbiano messo a testimonianza della loro intensa attività siderurgica preunitaria (secondo lo studioso Danilo Franco che attribuisce lo stemma ai Lamberti).
Ma se visto capovolto, questa particolare raffigurazione può apparire come un calice.
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Un'incudine (secondo la sovrintendenza dei beni culturali), probabilmente a testimonianza dell'intensa attività siderurgica preunitaria (secondo lo studioso Danilo Franco che attribuisce lo stemma ai Lamberti).[/caption]
A tutte queste coincidenze si deve aggiungere che la Calabria ha una lunga e importante tradizione letteraria sul ciclo carolingio, a cui in qualche modo la famiglia pare sia legata, e che meriterebbe di essere conosciuta meglio.
Il ciclo carolingio calabro è uno dei più ricchi in Europa e annovera tra tutti i poemi e le relative varianti una ventina di opere, ancora in gran parte sconosciute.
Fra queste opere citiamo la “Chanson d'Aspremont”, un poema tra i più antichi e ritenuto una delle colonne portanti del fenomeno letterario europeo, insieme alla Chanson de Roland.
Le ricerche continuano e si stanno approfondendo gli studi perché comprendere tutti questi segnali potrebbe rivelare qualcosa di grande in Calabria.
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