Molise dentro e Colletorto nel cuore, una cura per l’anima

Molise dentro e Colletorto nel cuore, una cura per l’anima

Ho 60 anni. Sono di madre molisana. Esattamente di Colletorto. Dove da bambino passavo le mie estati.

Ho antichi ricordi di quelle estati, che più passa il tempo, più mi sono cari.

Sono nato a Milano e 50 anni fa, e più, la distanza che esisteva tra i due posti non era solo geografica.

L'emigrazione ci aveva come sradicati dalla nostra storia, dalla nostra gente, dalla nostra cultura. Da una realtà rurale e contadina ci eravamo trasformati in cittadini ed operai.

Si tornava in estate al proprio paese magari esibendo la macchina o qualche orpello che manifestasse il benessere raggiunto in città. Ma non si parlava mai della povertà e della tristezza che si era costretti a vivere, lontani dalle proprie radici.

Io ero un bambino. Queste cose le avrei capite solo più tardi. Era per me fonte di stupore vedere la sera tornare in paese i contadini con i loro asini e muli e portarli a bere all'abbeveratoio pubblico prima di ricoverarli nelle stalle: a Milano erano scene che non si vedevano.

Ed anche "o' strusc' serotino " (passeggiata serale) non riuscivo a capirlo, e del perché i partecipanti si salutassero ogni volta che si incontravano anche se avveniva più volte di seguito dato che era un andare sopra e sotto per molte volte.

Infatti lo struscio era la passeggiata che veniva fatta nella via principale del paese ed in cui si condivideva la propria presenza nella comunità. Serotino perché avveniva di sera subito dopo cena.

E gli uomini si toglievano il cappello in segno di rispetto, ogni volta che salutavano. Era come una danza in cui si parlava di tutto e con tutti. Ed era un modo per incontrarsi e scambiarsi le notizie, quando non c'era la televisione o i telefoni.

Non capivo quegli uomini e donne seduti davanti alla porta delle loro abitazioni che parlavano in un dialetto che all'epoca non capivo, e che mi salutavano, e soprattutto le donne, mi stringevano e mi baciavano.

Era il loro modo di benedirmi, ma all'epoca non potevo saperlo.

E mi affascinavano i fuochi de "le ristocc'" nel buio della notte. Le ‘ristocc’, ovvero quel che restava del grano dopo che è stato raccolto. E il ristocc veniva bruciato perché la Venere nutrisse il terreno per la seguente semina e per il nuovo raccolto.

I fuochi che si vedevano nella notte erano uno spettacolo magnifico. Visti una volta, la loro immagine ti resta nel cuore e nella mente con assoluta vividezza.

A Colletorto, dalla terrazza sotto il Palazzo, che si erge sulle valli sottostanti, nelle sere di agosto li potevi vedere illuminare la notte. Ed era uno spettacolo meraviglioso.

E le donne che tornavano dal forno, portando sulla testa "co maccatur' n'cap" le teglie in cui avevano cotte le pietanze, specialmente nei giorni di festa.

Le donne portavano incredibili pesi sulla testa, aiutandosi solo con un fazzoletto intrecciato. Lo mettevano sul capo per distribuire il peso, come quello delle conche di rame con cui si trasportava l’acqua presa alle fontane, e per proteggersi del calore delle teglie e delle pentole che, ancora calde, venivano portate dal forno.

E quei dolci che in città non esistevano: i taralli dolci e salati, con la glassa zuccherina e no, quelli con le mandorle, la pizza semplice, fatta solo con il pomodoro e la mia preferita: "a pizza doc" con gli strati di crema.

Ricordo le gite al mare di Termoli con pane e pomodoro e un po' di frutta, e acqua e birra messe a rinfrescare sulla riva del mare. E tutti avevano un soprannome: Pepp u piattar', Lina Bambà, Pepp u ‘scazzllus. Ma non sapevo cosa volessero significare.

Ed ora al solo pensiero, ricordando queste cose, mi commuovo e gli occhi mi si inumidiscono. Perché non capivo allora, ma con il tempo ho capito che tutte quelle cose erano petali di felicità, e la fortuna di averle vissute mi ha arricchito e quei ricordi, hanno reso miglior la mia vita.

Perché del Molise se ne parla poco. E pochi sanno che è un po' la terra della felicità.

Il Molise è il luogo dove è possibile trovare le cure più importanti: le cure dell'anima.


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