Paliano, i ricordi dei Cappuccini e come sono diventato della Lazio

Paliano, i ricordi dei Cappuccini e come sono diventato della Lazio

Nella memoria e nel cuore di Noi che abbiamo vissuto i “Cappuccini” negli anni ’80, le emozioni vissute durante la nostra infanzia e adolescenza nella amata Paliano sono indelebili.

La cosa può stupire… perché è facile domandarsi: ”in che modo un paese povero e piccolo che negli anni ’80 era maggiormente popolato da anziani, fondato su agricoltura e pastorizia, ha potuto segnare cosi tanto le vite di molti di noi?”


A maggior ragione la mia vita, che ero “straniero” in casa avendo tutta la mia amata famiglia paterna a Paliano ma vivendo nel Veneto, questa domanda può nascere spontanea.
Di fatto sono tre le cose che ancora oggi a distanza di più di 40 anni mi consentono di dare una risposta inequivocabile a questa domanda.
[caption id="attachment_48878" align="center-block" width="750"]Paliano- Panorama paese by Benedicta Lee Paliano- Panorama by Benedicta Lee[/caption]
La prima sono LE PERSONE DI PALIANO apparentemente chiuse, rudi e con espressioni del volto arcigne, ma invece ora come allora, genuine, semplici, amabili, unite. Amiche da una vita, e forse oggi ancora più unite grazie al lato bello della tecnologia che, pur avendo sostituito le romantiche cartoline e le rare telefonate, oggi ci consente di vivere le quotidianità di ognuno noi come una FAMIGLIA.
La seconda è il PARCO DEI CAPPUCCINI, che per noi non era solo un luogo di divertimento… ma un punto di ritrovo fidato, sicuro, uno spazio in cui vivere amori, litigi, compiti di scuola, canzoni, partite a carte, i balli notturni. Un luogo che ha visto delle trasformazioni ma al quale rimaniamo legati ora come allora.
La terza è il PAESELLO… Paliano nasconde una storia e un fascino misto fra Medioevo e Rinascimento che in pochissimi conoscono. Alcuni valori storici (Palazzo Colonna, Caravaggio), una architettura affascinante che si respira fra i suoi vicoli strettissimi. Una potenzialità turistica ancora da sfruttare a pieno … il Palio, le Cantine Aperte, il Parco “La Selva”.
Chi ha vissuto Paliano e chi transita per Paliano non può rimanere immune da tutto quanto è stato qui scritto… perché l’energia di una popolazione la respiri camminandoci dentro, a qualsiasi età.
I ricordi della mia adolescenza che mi legano alla Contrada dei Cappuccini sono troppi e di natura molto diversa: dai più divertenti ai più romantici fino a quelli sconsiderati. Senza tralasciare quelli malinconici …
Forse uno li riassume tutti: ovvero il giorno in cui sono diventato tifoso della Lazio.
Una delle attività più incoscienti alla quale piaceva dedicarci da adolescenti nelle serate estive, era quella di “disturbare” il custode del convento che si trova alla fine di Via San Francesco D’Assisi (e che da il nome alla contrada “dei Cappuccini”).
Molti di noi si nascondevano dietro gli alberi che a quel tempo costeggiavano l’ultimo tratto della via prima di aprirsi sul piazzale della chiesa e, a turno, uno di noi si spingeva fino a sotto il portico di ingresso al convento.
Poi, con un misto di timore e spregiudicatezza, tirava la corda che a quel tempo ancora faceva suonare la campanella che fungeva da chiamata. Ovviamente a quel gesto seguiva un fuggi fuggi generale con successivo rifugio all’interno del Parco.
Tutti noi sapevamo che all’interno del convento era presente un custode. Un personaggio storico del paese che portava sempre con sé tre cani al guinzaglio: Atos Portos e Aramis, in nome dei tre moschettieri.
Una mattina mentre ero seduto sullo scalino di casa mia al civico 60 (che era lo scalino della porta di ingresso dell’alimentari che i miei nonni gestivano negli anni ‘70/’80 e dal quale transitavano e si rifornivano tutti i bambini che andavano a scuola proprio nel convento) vidi spuntare proprio il custode con i suoi cani al guinzaglio dalla salita che poi portava per l’appunto al convento.
Ovviamente il terrore a quella vista mi invase perché era fortissimo il timore che il custode mi riconoscesse come uno di quei discoli che la notte lo disturbavano. Quindi mi irrigidii come un sasso e abbassai lo sguardo.
Il custode giunto alla mia altezza dalla parte opposta della strada si fermò all’improvviso e mi guardò rivolgendomi una domanda secca di ambito calcistico: ”MA TE, DE CHE SQUADRA SEI?”
E li la paura di commettere un errore fatale mi fece dare una unica risposta ”DAA LAZIO”.
E lui appagato dalla mia risposta prosegui la sua passeggiata in direzione Paliano lasciandomi con una semplice “BRAVO”.
Questo ricordo racchiude in sé tutte le emozioni che sopra ho anticipato.
Il divertimento derivato dalla condivisione di queste bravate con gli amici più cari, il romantico ricordo di un personaggio storico del paese (del quale anni più tardi è stata affissa una fotografia nel bar centrale del paese unitamente alle foto di altri personaggi storici del paese) e infine quelli malinconici legati personalmente all’affetto e all’amore per quello scalino.
Lo scalino che ricorda i tempi passati in cui la mia famiglia gestiva il suo alimentari e la taverna come ripeto sempre: PALIANO per me è tutto.
Casa, famiglia e amici. Certezza, amore e emozione.
Grazie Paliano. Grazie Famiglia. Grazie Amici.


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