La Giada Cinese e la leggenda del Sigillo del Messaggero del Cielo

La Giada Cinese e la leggenda del Sigillo del Messaggero del Cielo

Ci sono tante leggende che raccontano il legame fra la Cina e la Giada, che viene chiamata YU ossia ‘la cosa più preziosa’. Abbiamo raccontato la storia di Bian He ed ora è tempo di scoprire quella del Messaggero del Cielo.

In Cina, la giada è stata il simbolo della potenza suprema degli imperatori e questa leggenda attraversa oltre mille anni di storia e varie dinastie: i Qin, gli Han i Sui e i Tang.

[caption id="attachment_110900" align="center-block" width="800"] Copricapo dell'Imperatrice - Giada e pietre prezione (Dinastia Ming)[/caption]

Si narra che il primo imperatore della Cina, Qin Shi Huangdi, appartenente alla dinastia Qin (221-206 a.C.), appena preso il potere, ordinò ai suoi artigiani gioiellieri di creare un sigillo di Giada He e di incidervi sopra le parole: “Messaggero del Cielo, di longevità e prosperità eterna”

In altre parole, il sigillo rendeva il suo possessore il messaggero, il figlio delegato dal Cielo, ed era la testimonianza della potenza imperiale assoluta. 

Alla fine della dinastia Qin, Gao Zu, primo imperatore della dinastia Han (che governò dal 202 al 195 a.C.), una volta salito al trono, si fece consegnare il sigillo imperiale dei Qin e lo ribattezzò “Scettro del messaggero della dinastia degli Han”.

Il successivo detentore del sigillo di Giada He fu Wang Mang, legato alla famiglia imperiale dal lato materno. Wang usurpò il trono quando l’imperatore degli Han dell’Ovest aveva solo due anni (206 a.C. - 24 d.C.). Si narra che quando si fece consegnare il sigillo lo gettò a terra per dimostrare la sua collera, rompendolo e i danni furono riparati con dell’oro. 

Il sigillo fu successivamente legato agli imperatori delle dinastie Sui e Tang. 

Il suo ultimo proprietario fu l’imperatore Li Congke della Dinastia Tang il quale fu sconfitto dall’esercito dei Khitan. L’imperatore, dopo la disfatta, prese il sigillo, si mise in salvo in una torre con la sua famiglia e i suoi fedelissimi e, in un ultimo tentativo di salvare il suo onore, appiccò un incendio, morendo bruciato e portando con sé anche il sigillo del messaggero del cielo.

Rituali e Credenze

La Giada come accessorio divino

I Cinesi pensavano che la giada incorporasse le essenze viventi del cielo e della terra, e quindi gli sciamani la utilizzavano come strumento di comunicazione con gli dei. Ad ogni dio veniva associato un tipo specifico di giada.

Quando l’imperatore raggiungeva il potere supremo, compiva il seguente rituale: scalava la più alta cima di una montagna e poi lanciava delle tavolette di giada scolpite per informare gli dei della Montagna della sua ascensione al potere. 

Quando l’imperatore si ammalava, il suo sciamano andava sulla montagna per lanciare delle tavolette con incise delle preghiere per implorare la guarigione del sovrano. Questo rituale è stato confermato grazie al ritrovamento, ai piedi del Monte Hua, di due tavolette di giada, risalenti al periodo dei Regni Combattenti (453-221 a.C.). Da ogni lato erano incise preghiere per la guarigione del sovrano.

Secondo le antiche credenze cinesi la giada aveva la capacità di scacciare gli spiriti maligni e di preservare il corpo dopo la morte. Per questo motivo veniva ampiamente usata nei riti funebri e nelle sepolture. 

I defunti venivano spesso tumulati con dei vestiti di giada cuciti con dei fili d’oro e nelle tombe sono stati trovati dei Cong, dei manufatti di giada antichissimi (i primi esemplari furono prodotti tra il 3400 ed il 2250 a.C.) a sezione circolare all'interno e a sezione quadrata all’esterno, il cui significato è ancora sconosciuto.

Una veste simile è stata trovata nella tomba del re Maya Pacal nella antica città di Palenque, in Messico. Un particolare che unisce popoli molto distanti tra loro e separati dall’Oceano Pacifico.

Le virtù della Giada 

Nell’antica Cina, gli ornamenti e i gioielli definivano la classe sociale di appartenenza. Le donne nobili, celebrate dalla poesia classica, usavano portare moltissimi gioielli di giada: collane, braccialetti, ciondoli, orecchini o ancora intere parure.

Ma la giada, secondo i cinesi, aveva molto più di una semplice funzione puramente decorativa. Infatti, i gioielli non solo mettevano in risalto la bellezza, ma permettevano di prendere coscienza delle proprie qualità fisiche e accrescevano la finezza dei sensi. Inoltre, si riteneva che esistesse una sorta di interazione tra i gioielli di giada e la persona che li indossava. 

Se una persona indossava un gioiello di giada, l’essenza emanata dal monile si fondeva con quella della persona: una sorta di simbiosi testimoniata dall’aumento della lucentezza e della struttura della giada più fine se la persona era in salute. Anche se la persona non godeva di buona salute, la giada del gioiello avrebbe accelerato la sua guarigione.

Gli antichi cinesi portavano anche gioielli di giada come segno di cultura morale: “un uomo di virtù non si separa mai dal suo gioiello di giada senza un valido motivo”. 

Nelle metafore cinesi, la pietra di giada è spesso associata alle virtù femminili della purezza e della castità: la moglie ideale è “pura e traslucida come la giada”.

Infine, anche nella Cina di oggi sono molte le virtù riconosciute alla giada.

Il contatto con la giada permette di distendersi e rilassarsi. Il fatto di portarla a contatto con la pelle le permette di dare sollievo ai reni e di rinforzare l’energia del cuore. Posta sotto un cuscino procura un sonno profondo e gradevole. Le tavolette di giada, poste sul ventre favoriscono il parto.

La pietra di giada ha anche la facoltà di ponderare i giudizi sugli altri e di alzare il proprio livello di conoscenza. Aumenta la longevità della vita e favorisce la resurrezione.

La prossima volta che andrete in Cina siamo sicuri che guarderete alla giada con occhi diversi!


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