Cosa vi viene in mente se dico Songzhuang? E se dico Greenwich, Soho, Montmartre, Via Margutta? In questo secondo caso subito la mente si popola di artisti, tavolozze di colore, immagini, suoni e poesie.
Ora provate ad immaginare di moltiplicare per 10 tutto quello che avete visto a New York, Londra, Parigi o Roma. 10 volte più colore, artisti, gallerie, sculture … Il risultato è un ambiente frizzante e creativo dove si respira un’aria insolitamente impertinente intrecciata ad un rispetto della classicità.
Questo è Songzhuang Art District a Pechino, a 20 km dal centro e oltre il sesto anello (che significa il sesto Grande Raccordo Anulare per chi è di Roma). Un centro dove vivono e lavorano circa 6.000 artisti, e penso che sia la più grande comunità di artisti del mondo.
La particolarità di Songzhuang è che è ancora ‘pura’, nel senso che, non essendo ancora nota al pubblico di turisti e di curiosi, conserva una sua genuinità e gli artisti che abbiamo incontrato sono molto più concentrati a creare che a commercializzare le proprie opere.
Questo quartiere artistico di Pechino nasce intono al 1994 quando un gruppo di artisti dell’avanguardia cinese sente il bisogno di ritrovarsi per condividere ispirazioni e un comune modo di vivere. Una iniziativa un po’ privata e un po’ ispirata dalla politica iniziata quando Li Xianting, iniziatore del movimento “Political Pop” e “Cynical Realism”, sceglie questa zona per il suo gruppo.
Gli anni passano e, dopo un periodo di diffidenza, oggi è famoso il Songzhuang Art Festival e il governo ha deciso di promuovere questa area costruendo una strada e le infrastrutture e qui presto saranno spostati parte degli uffici amministrativi del governo cinese. L’idea di fondo è di creare un grande attrattore turistico.
Mei Jin
Con un gruppo di amici abbiamo scoperto Songzhuang un venerdi pomeriggio quando, dopo una riunione di lavoro sul ruolo dei musei nello sviluppo di un territorio, avevo scelto alcune foto del gruppo di artisti del 798, l’ex fabbrica trasformata in un insieme di gallerie d’arte e laboratori. Il nostro ospite cinese ci guarda e ci dice che:
“gli artisti di 798 sono diventati troppo commerciali. Se volete respirare lo spirito dei nostri tempi dovete andare a Songzhuang. Vi organizzo un viaggio questo pomeriggio e una visita a un paio di artisti”.
Ed è così che entriamo nello studio di Mei Jin, una delicata artista cinese, minuta e raffinata, che ha studiato e lavorato a lungo in Russia, in Tagikistan. La sua casa studio si trova all’interno di un edificio moderno di design realizzato troppo in fretta e con poca manutenzione.
La sala principale è piena di quadri che raffigurano persone. Si respira una grazia e una eleganza particolare. Tradizione, classicità e modernità si fondono in colori sereni e in volti che trasmettono pace. Le pose delle persone sono inusuali, i vestiti richiamano stili indefinibili ma l’insieme trasmette armonia e viene voglia di portarsi via uno dei suoi ritratti per poterlo godere per sempre.
Mei Jin non parla inglese e ci aiuta la sua allieva Monik, molto positiva e accogliente. Insieme ci preparano un te e ce lo offrono con una cerimonia non ‘cerimoniosa’ che diventa allegra quando Bruno Grassetti indossa la sua medaglia di ‘Amico della Cina’, un riconoscimento del Governo Cinese per la sua lunga collaborazione con questo paese.
Mei Jin è una artista che incarna lo spirito cinese e dona ad ognuno di noi una calligrafia del maestro Qingfang Mu. Poesie e frasi scritte per suscitare riflessioni e ricondurre lo spirito dell’uomo al vero valore della vita: una relazione diretta con la terra e con l’universo.
Gulistan
Mei Jin e Monik ci portano poi a conoscere un’altra artista, Gulistan che abita a dieci minuti di macchina. La zona è molto ben tenuta e accanto ad edifici tradizionali si trovano strutture architettonicamente interessanti. L’interno della casa/studio di Gulistan ha uno stile molto diverso e appare come un loft pulito e ordinato.
Gulistan parla un buon inglese e ha avuto molti contatti con Londra e questa influenza occidente si ritrova non solo nella disposizione della casa ma anche nello stile pittorico. Molti dei suoi quadri erano ad una mostra e ci ha potuto far vedere solo poche opere dalle quali abbiamo tratto un particolare interesse. Ovunque troviamo un po’ della nostra storia e un po’ di quella orientale. Tratti familiari intersecati con tratti esotici.
La sua accoglienza è stata calorosa e ha avuto un momento molto intenso quando ci ha fatto vedere una prefazione di un suo catalogo di una mostra in Italia. Le era stata dedicata una poesia in italiano e Bruno la ha recitata ad alta voce suscitando brividi di emozione per la profondità del testo.
Al termine della visita, Mei Jin e il maestro calligrafo Qingfang Mu ci hanno ricondotto in albergo attraversando una Piazza Tienammen in pieno fermento per i preparativi della festa della Repubblica del giorno dopo.
Una Pechino diversa, persone speciali e emozioni particolari: Songzhuang merita decisamente di essere conosciuta e visitata.
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