Ho incontrato la prima volta Fabio Porta in un bar dopo un convegno su un libro sull’emigrazione italiana e si è dimostrato subito incuriosito dal Premio Town Ambassador che vive sulla sua pelle.
Infatti, Fabio è nato in Sicilia, nella splendida Caltagirone dove l’arte è dentro ogni persona e dove ancora vive sua madre e parte della sua famiglia d’origine. Poi nel 1994 arriva il Brasile e gli cambia la vita. Aveva già esperienza di cooperazione internazionale, ma l’impatto con il Brasile significa una nuova famiglia e due splendide ragazze.
L’impegno politico era nato sin da studente e nel 2006 viene eletto per la prima volta per la ripartizione America del Sud.
“Il nostro compito di onorevoli eletti all’estero è anche quello di creare ponti fra le due comunità di italiani residenti e di italiani all’estero. E questo è un compito creativo che richiede un amore per le nostre due radici, che nel mio caso sono quella italiana e quella brasiliana, ed anche un nuovo coinvolgimento nella vita locale.
Noi conosciamo il linguaggio dei nostri genitori o nonni che sono arrivati in sud America in cerca di fortuna, conosciamo le dinamiche delle prime comunità e dei club di italiani all’estero, ma oggi dobbiamo imparare o sperimentare nuovi linguaggi per raggiungere le giovani generazioni: gli ex-pat o i discendenti di coloro che sono partiti dall’Italia.”

Così quando ha sentito per la prima volta del Premio Town Ambassador, ha pensato che in modo molto semplice ed originale risolveva un grande problema che hanno tutti quelli che sono partiti. Persone che spesso mandavano soldi a casa in Italia per la famiglia e che vi tornavano raramente. Il premio è la riconoscenza per i sacrifici fatti ed anche un gesto di amore che ricambia tutto l’amore che molti hanno conservato nel loro cuore per il loro paese di partenza.
“Ma non è solo questo: conoscersi è il primo passo per stabilire nuove relazioni e per costruire ancora un pezzo di futuro insieme. E le interviste moderne di Town Ambassador che raccontano la storia della persona focalizzandosi sul rapporto con il paese è un modo originale di conoscersi”.
Prima ancora di essere italiani, molti emigrati si sentono cittadini del loro paese d’origine che hanno sempre nel loro cuore. La loro storia italiana si è fermata nel momento in cui sono partiti e la comunità del paese di origine non conosce i successi e le gioie che hanno avuto nel nuovo paese di residenza. Ed è ora di colmare questo vuoto.
Molti hanno poi il problema di riuscire a trasmettere queste emozioni ai figli e ai nipoti, cercando per loro un nuovo ruolo nella comunità italiana.

Per questo ho invitato Fabio alla premiazione del progetto della rete dei Town Ambassador che abbiamo fatto con Alessia Pieretti dell’Area Metropolitana di Roma e il suo discorso ha toccato il cuore di tutti i presenti: “Il Premio Town Ambassador può essere uno strumento interessante soprattutto nella declinazione che è stata data al progetto dell’Area Metropolitana di Roma dove sono stati premiati sia gli italiani che sono partiti che gli stranieri che hanno scelto di vivere nei nostri borghi.
Quello che poi mi ha sorpreso in questo progetto dell’Area Metropolitana di Roma è stata anche la nuova dinamica delle relazioni fra America del Sud ed Italia con la creazione di comunità locali nuove e un senso di appartenenza che potrà durare tutta la vita.
Infatti, fra i premiati ci sono tre persone che hanno scelto di venire a vivere in piccoli paesi italiani e che non avevano radici nei paesini di Gavignano e di Licenza”.
È vero che Marcia Jerinimo Camillo Alves ha poi scoperto di avere un nonno italiano, dell’Emilia-Romagna, ma questa scoperta la ha fatta dopo essersi trasferita a Gavignano in Italia. Mentre i due artisti cileni Francisco e Andres non hanno radici italiane.

Seguici sui social