Incontro con Nicola Filia ad Arte in Nuvola
Incontro con Nicola Filia ad Arte in Nuvola

Ritrovare Nicola Filia

L'arte di Nicola Filia

Avevo incontrato Nicola Filia tanti anni fa ad Olbia e lo avevo seguito nel suo studio di San Pantaleo dietro Porto Cervo. Me lo aveva presentato la mia amica Cinzia ed ero rimasta incantata da come a pochi chilometri dalla mondanità assoluta ci fosse questo piccolo borgo ancora profondamente sardo in cui si stavano aprendo tante botteghe di artisti.

La Sardegna è un posto magico, i colori della Sardegna sono unici: mi piace in primavera quando è ancora verde e quando le ginestre sono in fiore, mi piace in estate quando le rocce rosa dimostrano la loro asprezza. Mi piace il Vermentino che nasconde la sua forza dietro i profumi, tutto il contrario dei vini del nord, e il mirto quando non è troppo dolce come quelli commerciali (sono stata felicemente un giudice di una competizione di mirti artigianali ad Olbia).

E mi piacciono i cavalli sardi. Ne abbiamo avuto uno che aveva un coraggio unico ed è rimasto nei nostri ricordi.

Così quando ho visto Nicola mi è subito piaciuto. Allora si era concentrato soprattutto nel design con una serie di oggetti di ceramica la cui delicatezza era mitigata dalle sfumature del colore e dalle grandi dimensioni.

Mi trovavo ad Arte Nuvola a Roma per incontrare Wang Yongxu e, come spesso mi accade, sono arrivata in anticipo così ho avuto il tempo di girare in solitaria. Ad un certo punto ho visto uno stand con la scritta Nicola Filia. Nicola non era ancora arrivato, lo stile era quello delle grandi sculture d’arte in bronzo e in ceramica, ma qualcosa mi ha detto che queste opere era una naturale crescita di quelli che avevo conosciuto anni prima.

Finisco i miei incontri (piacevolissimi) e torno per incontrarlo. Dopo un attimo di esitazione ci riconosciamo e chiamiamo subito Cinzia in videochiamata. Poi iniziamo a chiacchierare come se fossimo amici da sempre.

L'arte di Nicola Filia

Una delle sue opere richiama la sua città di origine, Carbonia, una città di fondazione industriale Mussoliniana come Colleferro dove sono nata. Carbonia era nata per la presenza delle miniere di carbone, come dal suo nome, e ha vissuto la grandezza e il declino delle sue miniere.

L’opera è una sorta di grandissimo mosaico informe in ceramica racchiuso da un cerchio che sembra anche il pianeta terra. La ceramica ha un colore scuro non uniforme che ricorda i tizzoni di un camino ed esprime forza, ma anche una debolezza nella imperfezione delle forme e nel loro disgregarsi.

Questo trascorrere della storia fra momenti di gloria e di caduta è l’essenza della vita e Nicola Filia ricerca costantemente il significato del nostro essere: “costruiamo grandi città che poi distruggiamo con le guerre. Perché? Quale è il nostro destino? Alla fine, abbiamo bisogno di avere il tempo di vivere e di indagare la nostra spiritualità, dobbiamo elevare noi stessi per poter aiutare gli altri”.

Mentre stiamo chiacchierando si avvicina Simona, una ragazza di Genova che fa parte della organizzazione e che era rimasta stregata dai Giganti, una rappresentazione che richiama i famosi Giganti di Mont’e Prama trovati in Sardegna, con delle forme che sono minimaliste ed essenziali ma fortemente simboliche. Come un nuraghe.

E parlando della sua Sardegna che ama nel profondo in modo viscerale, mi fa vedere sul sito ( https://nicolafilia.com) MEGALòPOLIS, un video che aveva girato durante il Covid in cui aveva posizionato una telecamera di fronte a delle opere poste di fronte ad un nuraghe con delle riprese in time-lapse che sono durate qualche mese. L’idea era di far vedere come tutto passa cambia cambiando di significato ma non per questo i nuovi significati sono meno importanti. Il vero cambiamento è solo quello che sapremo fare in un percorso di crescita interiore verso l’amore per la vita.

“MEGALÒPOLIS è il racconto di una visione, una riflessione su ciò che è stato e vive ancora, su ciò che è presente e che, forse, sarà.
La radice del termine riporta alle straordinarie dimensioni degli elementi che costituiscono l’architettura delle civiltà nuragica, che sembrano composti della stessa materia del paesaggio naturale: grandi pietre che segnano il territorio, che infisse nella terra, o assemblate nelle grandi architetture dei nuraghi, sono espressione di civiltà in armonia, sono relazioni con il cosmo e la natura, che l’uomo accetta come sue leggi, in un equilibrio millenario”.

L’effetto è un surrealismo essenziale con cui il racconto della vita viene riportato a quello del ciclo della natura. E noi facciamo parte della natura.

Non so quando rivedrò Nicola, per ora mi godo questi momenti.

L'arte di Nicola Filia

Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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