Steve Mancini Town Ambassador dei comuni di Ateleta (AQ) e Taranta Peligna (CH)
Steve Mancini  Town Ambassador

Steve Mancini, la storia che nessuno conosce

Steve Mancini  Town Ambassador  dei comuni di Ateleta (AQ) e Taranta Peligna (CH)

Quanti di voi hanno sentito parlare del Camp Letterkenny in Pennsylvania? Scommetto pochi, eppure è una parte della nostra storia italiana.

Camp Letterkenny era il campo dei prigionieri di guerra italiani e la sua storia mi è arrivata grazie a Steve Mancini, americano con i nonni italiani che si è innamorato della chiesa del campo. Steve (Stefano per la comunità italiana) è di origini calabresi ed abruzzesi e ha fatto il suo viaggio delle radici abruzzesi grazie a Letizia Sinisi (ideatrice del programma Rooting).

Insieme a Letizia e ai sindaci dei comuni di Ateleta (AQ) e Taranta Peligna (CH), i paesi da cui era partito suo nonno, gli abbiamo dato il meritatissimo Premio Town Ambassador (www.townambassador.org). Oggi Steve insegna Cyber Security nella Robert Morris University ed è impegnato nella creazione di nuovi ponti fra l’Italia e i suoi discendenti in America.

Steve Mancini  Town Ambassador  dei comuni di Ateleta (AQ) e Taranta Peligna (CH)

Ma torniamo a Camp Letterkenny: siete curiosi?

Iniziamo il viaggio dalla storia di Steve e poi arriviamo a quella del campo e dell’associazione AMPIL che raccoglie tutti i discendenti dei suoi prigionieri.

Steve è cresciuto con sua nonna calabrese, i suoi genitori hanno divorziato quando aveva solo 3 anni e nonna Agnese si è presa cura di lui che trascorreva l’infanzia giocando con bambini di altre famiglie di origine italiana.

Cresciuto, si arruola nella Guardia Nazionale Americana e trascorre molto tempo in Asia e in altre parti del mondo. Quando si ritira dalla vita militare sente il bisogno di tornare a ritrovare la sua anziana nonna di 94 anni che, poco dopo averlo rivisto, sale al cielo.

Le emozioni sono molto forti e Steve sente di dover recuperare il legame con sua nonna attraverso la riscoperta del suo ‘lato italiano’ e di venire finalmente a visitare l’Italia. Il suo viaggio di scoperta, anche interiore, parte dalla Calabria dove le parole della nonna gli erano rimaste nel cuore, mentre per il lato abruzzese del nonno chiede aiuto a Letizia.

La Calabria con la gentilezza dei suoi abitanti gli cura le ferite della vita e gli fa venire ancora di più la voglia di scoprire non solo le sue origini, ma di capire come fare a trasmettere queste emozioni anche ai suoi 3 figli. E oggi al primo nipotino di qualche mese.

Inizia un programma radio dedicato agli italo-americani, che oggi si è evoluto in una serie di podcast, e studia l’italiano che parla fluentemente. E proprio per fare pratica di italiano, frequenta uno dei club di Pittsburgh dove entra in contatto con Antonio Brescianini, presidente dell’AMPIL - Associazione per la Memoria dei Prigionieri Italiani a Letterkenny che ha ospitato circa 1.200 soldati italiani.

Il campo era anche un importante snodo logistico delle truppe americane in guerra e gli italiani si sono distinti per operosità. La vita dei prigionieri era decorosa e permetteva molti scambi con i civili impegnati come loro nella gestione della base militare, e per questo alcuni italiani hanno ‘messo su’ famiglia in USA.

Infatti, dal sito dell’AMPIL (https://www.ampil.it/il-campo/) si legge: “Nei momenti liberi, dopo il lavoro e nei fine settimana, i cooperatori potevano dedicarsi alle attività preferite, tra cui lo sport, la musica, l’artigianato. Per quanto riguarda lo sport il calcio faceva la parte da leone. Gli incontri erano frequenti e furono organizzati anche veri e propri tornei. Circa la musica furono create un’orchestra, una banda e un coro. Nei fine-settimana gli amanti del ballo si potevano esibire con le donne italo-americane che venivano con le famiglie in visita al campo. Qualcuno passava il tempo costruendo, con pazienza certosina, modellini di navi.
Alcuni prigionieri si impegnarono nella costruzione di edifici e strutture da utilizzare per le loro esigenze. La più importante fu certamente la Chiesa, tuttora esistente e diventata monumento storico protetto, ma va ricordato anche il Post Assembly Hall, ossia l’edificio in cui americani e italiani si riunivano per vedere i film, assistere a spettacoli teatrali, praticare sport al chiuso. Costruirono inoltre anche un semi-anfiteatro, dove nella buona stagione si esibiva l’orchestra e i prigionieri potevano ballare con le ospiti femminili nei fine-settimana e che era il luogo preferito per farsi fotografare”. 

Ed arriviamo alla chiesa perché sono ancora i discendenti che se ne prendono cura e questa storia ha affascinato Steve Mancini che ha voluto realizzare il documentario «Fedeltà. Soldati. Prigionieri» grazie a Blacksheep’d Production. Il docu-film è già stato presentato in anteprima alla University of Notre Dame in Rome a settembre e a Milano.

Steve Mancini  Town Ambassador  dei comuni di Ateleta (AQ) e Taranta Peligna (CH)
Steve Mancini  Town Ambassador  dei comuni di Ateleta (AQ) e Taranta Peligna (CH)

Il ritorno in Abruzzo

Quando Steve ha conosciuto Letizia (http://www.italyrooting.com) non immaginava che gli avrebbe fatto vivere una vera esperienza indimenticabile una immersione nella cultura della vera Italia, quella dei piccoli borghi, dove le persone sono ancora autentiche. Insieme ai sindaci, Letizia e Destination Italia hanno ricercato tutte le connessioni familiari ancora in vita di Steve e hanno trasformato la sua scoperta in un vero evento.

Letizia ha curato la regia della giornata aiutata sul territorio da Antonio Corrado, delegato Rooting Abruzzo per il Mondo, e in collaborazione con Destination Italia Local Experts. Insieme hanno selezionato le esperienze più autentiche affinché la riconnessione alle radici si trasformasse in un vero evento memorabile per Steve.

Il sindaco Francesco Piccone di Taranta Peligna e il sindaco Marco Passalacqua di Ateleta sono riusciti a coinvolgere tutti i residenti che hanno partecipato alle manifestazioni in piazza in onore di Steve Mancini, il loro figliol prodigo. Ad Ateleta è stata coinvolta una intera scuola ed è stato preparato un video su suo nonno John Amedeo Mancini per farlo entrare nello spirito del vero Abruzzo.

Steve e la sua troupe hanno filmato tutto e presto realizzeranno un film sul suo ritorno e sulla vita in Abruzzo dove le tradizioni delle feste in piazza con balli, canti popolari e cibo genuino (tra cui le Panicelle di San Biagio) si fondono con l’immagine di una Italia moderna a misura di giovane.

Al termine della visita ai due paesi, Steve si è commosso: “Non mi avete solo ridato le radici: mi avete riportato a casa!”.

Steve Mancini  Town Ambassador  dei comuni di Ateleta (AQ) e Taranta Peligna (CH)
Steve Mancini  Town Ambassador  dei comuni di Ateleta (AQ) e Taranta Peligna (CH)
Steve Mancini  Town Ambassador  dei comuni di Ateleta (AQ) e Taranta Peligna (CH)

Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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