Bisacquino


Stemma di Bisacquino

Bisacquino, o Busacchinu in dialetto, è uno splendido borgo siciliano posto nella parte occidentale dell’isola tra Palermo e Sciacca, alle falde del Monte Triona dalla cui vetta si può vedere l’Etna.

Ci sono almeno un paio di ipotesi sul significato del suo nome: da una parte il richiamo al latino e alla ‘ricchezza delle acque’ che si riflette nel grande numero di fontane e di abbeveratoi presenti ancora oggi nel centro della città.

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Dall’altra una origine araba per indicare il ‘padre del coltello’. Il borgo era noto a livello internazionale per la tradizionale bravura dei maestri coltellai che esportavano le loro creazioni in molti paesi.

La sua storia è molto antica e sembra che il nucleo originario sia stato fondato dai Sicani durante l’età del ferro, ai quali succedettero i Greci, i Cartaginesi e infine i Romani che usarono la Sicilia come il granaio dell’Impero.

Il borgo attuale, però, nascerebbe intorno al IX secolo dopo la conquista saracena che portò gli arabi a scegliere questo posto per la ricchezza delle acque. A quel tempo Bisacquino era uno dei casali arabi e compare nei primi documenti storici.

Tutti i casali dipendevano da castelli e, quindi, in questo periodo inziò anche qui la costruzione da parte degli arabi del castello di Battellaro o Patellaro sul cucuzzolo di un colle a 561 metri di quota.

Il suo nome deriva da quello della famiglia che lo controllava e il suo compito era quello di proteggere le persone e di sorvegliare la strada da Palermo a Sciacca. Per questa sua funzione strategica, il castello è stato poi rinforzato dai Normanni che lo donarono infine al Duomo di Monreale continuando per molti secoli le sue funzioni agricole.

L’arrivo dei Normanni in Sicilia cambiò notevolmente gli assetti politici in quanto erano arrivanti nel sud Italia chiamati dalla chiesa di Roma che voleva affermare il rito latino.

Infatti, dopo la caduta dell’Impero romano, i bizantini avevano portato la loro chiesa ortodossa e i loro riti che li legavano alla odierna Turchia.

Il normanno Guglielmo II il Buono iniziò, quindi, una profonda opera di ristrutturazione sociale rinforzando il ruolo delle chiese e costruendo monasteri come quello di Monreale, a cui assegnò il feudo dei Battelario di Bisacquino nel 1183.

Da questo momento le vicende storiche di Bisacquino seguirono quelle di questo monastero oggi annoverato nell’elenco dei beni patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

I vari signori del castello hanno preso parte a momenti storici dell’isola come quello dei Vespri Siciliani durante la contesa fra gli Angioini e gli Aragonesi. Ma il massimo splendore di Bisacquino si è avuto dopo il 1500 e questa ricchezza è riconoscibile nelle magnifiche architetture delle chiese e dei conventi del borgo antico.

Ad esempio, viene sistemata la Chiesa di San Francesco d’Assisi con uno dei campanili più singolari della Sicilia per la sua rara forma triangolare.

In questo periodo, grazie anche a ricche famiglie nobiliari, Bisacquino viene insignita del titolo Nobilis Universitas ed era governata da un governatore, quattro giurati e un tesoriere con altri organismi pubblici. Tutta la storia del paese è raccontata nei registri dell’archivio storico della splendida chiesa Matrice di San Giovanni Battista.

La ricchezza di questo periodo portò anche alla nascita di feste popolari come quella del Carnevale Bisacquinese, il più antico della Sicilia, con la sua moderna maschera del “dominò”. Questa era una donna che, grazie ad una tunica e ad un cappuccio che la nascondevano, si comportava come un uomo e guidava le danze.

Un altro grande avvenimento di questo periodo è la costruzione del famoso santuario della Madonna del Balzo iniziata nel 1664 su una ripida parete del Monte Triona. Tutto era nato a seguito di un folto pellegrinaggio spontaneo di fedeli che venivano ad omaggiare il luogo dove la Madonna era apparsa a due pastori e aveva compiuto alcuni miracoli.

Ancora oggi il santuario è uno dei più belli della Sicilia e dà origine alla grande festa della Madonna del Balzo che dura quasi due settimane e si snoda lungo tutta la strada che dal paese arriva al Santuario.

Nel 1700 a Bisacquino si contavano 16 chiese, che corrispondevano a 16 quartieri, e la vita in questo secolo scorre senza grandi episodi a parte la ricostruzione della Chiesa Madre e del Santuario Santa Maria del Bosco, questo su disegno del famoso architetto Luigi Vanvitelli che aveva realizzato la Reggia di Caserta.

Nel 1812 i Borboni arrivano al governo della Sicilia e Bisacquino cessò di gravitare intorno all’arcivescovo di Monreale assumendo definitivamente il suo nome attuale. I Borboni abolirono il feudo e cambiarono lo stemma del paese introducendo simboli reali e una fontana ricca di acqua.

Nel 1860 molti cittadini di Bisacquino si arruolarono nell’esercito di Garibaldi aiutandolo nella caduta del Regno Borbonico a favore del nuovo Regno d’Italia dei Savoia.

Nel 1866 il Regno Sabaudo mise in vendita molti dei beni della chiesa e del demanio, ma le terre vennero tutte acquistate da poche famiglie borghesi dando vita al fenomeno del latifondismo e facendo perdere il sogno di giustizia che aveva mosso Garibaldi.

La delusione delle classi più povere portò da una parte alla creazione di comunità contadine che cercarono inutilmente di opporsi allo strapotere dei latifondisti, i fasci, e dall’altra alimentò i primi fenomeni di emigrazione all’estero.

Fra le famiglie che agli inizi del ‘900 lasciarono Bisacquino anche quella del famoso regista italo-americano Frank Capra vincitore di un Premio Oscar.

Una seconda ondata di emigrazione si verificò dopo la Seconda guerra mondiale con destinazione soprattutto Nord Italia e Nord Europa.

Tra i prodotti tipici dobbiamo citare la famosa cipolla rossa detta “bussachinara” celebrata con una sagra a Ferragosto insieme alla protettrice, la Madonna del Balzo.

Da segnalare il particolare Museo dell’orologio ricavato nell’antica bottega della famiglia Scibetta, maestri orologiai rinomati in tutta la Sicilia.






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