Mussomeli


Stemma d Mussomeli

Mussomeli è un comune su un colle al centro della Sicilia vicino il fiume Platani che con le sue acque ha reso molto fertile la vallata. La zona ha una storia molto antica ed originariamente era una terra di confine fra le popolazioni Sicane e Sicule.

A testimonianza di questo passato, il sito archeologico di Polizzello rivela un centro abitato sin dall’età del bronzo ricavato nelle grotte della montagna. 

Intorno al mille a.C. è stata realizzata un’acropoli e sono trovate le fondazioni di una serie di edifici circolari, tombe e due importanti reperti storici risalenti al novecento a.C. Tra i reperti più importanti: l’elmo di Polizzello e una figura in argilla di un guerriero con lo stile dei Cretesi, molti si possono trovare nel Museo Archeologico a Palazzo Sgadari.

Nel 260 i Romani giunsero in Sicilia e conquistarono Agrigento e questa fertile area diventò il loro granaio e lo sarà anche durante il periodo bizantino del Sacro Romano Impero d’Oriente.

Una storia locale racconta che il nome Mussomeli deriverebbe dal latino Mons Mieli, in riferimento alle api e alla coltivazione del miele. E a conferma di questa ipotesi, le api sono riportate nello stemma del comune insieme a tre torri.

Ai Bizantini subentrarono gli arabi che si interessarono ai campi fertili che erano facili da proteggere con due alture su cui posizionare postazioni di difesa. Gli arabi divisero il terreno in modo da poterlo assegnare a coltivatori. Secondo un’altra delle storie legate al nome del paese, il suo nome verrebbe dall’arabo ‘Rocca di Abet el Mumin’.

Si succedettero altri conquistatori con gli Svevi di Federico II e gli Angioini chiamati dal papato per contrastare le mire imperiali degli Svevi. Mussomeli diventò una baronia e venne assegnata ad un feudatario.

Con l’arrivo degli Aragonesi sul trono di Sicilia, la baronia venne assegnata a Manfredi di Chiaramonte, intorno alla seconda metà del 1300, che realizzò un castello spettacolare su uno degli speroni di guardia alla valle: ‘il nido dell’Aquila’.

Il castello si innalza su uno sperone di rocce a strapiombo su due lati e ci si accede da una strada protetta da mura che si inerpica sulla roccia.

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Il castello è tra i più belli della Sicilia e d’Italia ed è perfettamente integrato nella roccia diventando esso stesso un elemento naturale. Ha una doppia cinta muraria che protegge il maniero vero e proprio che comprende la parte residenziale, la zona per l’alloggio dei soldati, la cappella e la famosa sala del Barone.

Una leggenda racconta che in questa sala furono murate tre sorelle del barone, partito per la guerra, che morirono di fame e vennero ritrovate dal barone al suo ritorno. 

Manfredi è un geniale uomo di potere e di cultura che ha influenzato la storia siciliana e che ha costruito Palazzo Steri a Palermo questo strabiliante Castello di Mussomeli.

Nel 1374, Manfredi ospitò per alcuni giorni il re Federico III d’Aragona e la regina in questo incredibile maniero e la zona prese a chiamarsi Manfreda in sui onore
Il figlio di Manfredi Chiaramonte guidò la Congiura dei Baroni contro il re, proprio nella sala del castello, e nel 1392 re Martino lo fece uccidere, confiscò il feudo e lo concesse a Guglielmo Raimondo Moncada. Anche Moncada congiurò contro il re e Mussomeli tornò nel demanio reale.

Seguirono altri feudatari come i Castellar di Valenza, poi il loro amico Giovanni di Perapertura che la perse per debiti e la vendette a Federico Ventimiglia.  Finalmente Pietro del Campo, che era genero di Perapertura, la ricomprò e la famiglia la tenne fino al 1548.

Nel 1530 avvenne un miracolo nella chiesa di San Domenico, un paralitico tornò a camminare dopo aver riposato su un sasso in cui si trovava l’immagine della Madonna. Da questo momento la chiesa si trasformò nel Santuario della Madonna dei Miracoli ed iniziò un pellegrinaggio durato secoli.

L’ultimo della famiglia del Campo vendette la baronia a don Cesare Lanza, barone di Catania e padre della famosa baronessa di Carini. Don Cesare era un signore illuminato che abbellì il territorio costruendo l’acquedotto con la fontana pubblica, palazzi e il monastero delle benedettine.

La storia della Baronessa di Carini riguarda la figlia Laura che don Cesare fece sposare a quattordici anni con un giovane di Palermo figlio del Barone di Carini. Ma nonostante i loro 8 figli, Laura non amò mai il marito ed ebbe una storia con un amico di famiglia. 

Quando il padre lo scoprì, la uccise e si dice che la baronessa pose una mano insanguinata su una parete del palazzo lasciando un segno che restò per anni.

Cesare Lanza si rivolse al re Filippo II di Spagna per il perdono, fu assolto e nominato conte di Mussomeli. Esistono ancora molti misteri attorno alla tomba dove è sepolto il corpo della baronessa di Carini.

Intorno al 1600 il castello venne adibito a carcere. La famiglia Lanza governò la baronia per 4 secoli fino all’abolizione del feudalesimo con la legge del 1812 che lasciò i titoli nobiliari ma eliminò la proprietà feudale.

Da questo anno arrivarono nuovi servizi al paese come le poste, la scuola e anche le carceri. Nel 1820 e nel 1848 il paese prese parte a due insurrezioni antiborboniche. Da segnalare che nel frattempo erano passate almeno due calamità, le cavallette nel 1832 e il colera nel 1837, che avevano seminato fame e dolore.

Con Garibaldi nel 1860 Mussomeli e la Sicilia entrarono nel Regno d’Italia. 
Oggi Mussomeli è ancora un importante centro agricolo ed è attraversata dall’itinerario sacro-naturalistico che fa scoprire i Monti Sicani congiungendo alcuni degli importanti santuari della tradizione siciliana.

Foto di copertina di Pcastiglione99






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