Pove del Grappa


Stemma diPove del Grappa

Pove del Grappa è un comune nella valle del Brenta in Veneto proprio sotto il Monte Grappa. Il suo territorio parte da oltre quota 1.529 metri slm, con la vetta di Monte Asolone, e arriva fino a 100 metri alla fine della Pianura Padana ed è il paese più a nord dove si coltiva l’olivo. Grazie ad una posizione soleggiata e alla protezione delle montagne crescono gli olivi, portati qui dai romani, e si produce un ottimo olio DOC tanto che il paese viene chiamato ‘Conca degli Ulivi’.

Il grande dislivello di quota ha naturalmente diviso il paese fra la zona a valle vicino il fiume e la strada Valsugana che collega la pianura con Trento, la mezza costa dove si possono trovare nei sentieri montani le trincee e le gallerie della prima guerra mondiale e la zona di montagna con boschi, malghe e nuclei di case turistiche.

La storia di Pove e di questo territorio inizia con la popolazione dei Veneti, assorbiti poi dai romani nel II secolo a.C. che divisero il territorio in centurie. I Romani organizzarono la pianura con le opere idrauliche necessarie all’agricoltura e in questa area venivano allevate pecore per la lana. Si possono ancora riconoscere gli antichi tracciati della transumanza tra l’altopiano di Asiago e la pianura padana. Una strada pedemontana collegava l’area con la grande Via Augustea che portava in Germania.

Il suo nome deriverebbe proprio da parole latine: una teoria lo collega a povedum ossia ‘pioppi’ e una a poa, una pianta graminacea che si usava per il foraggio.

Con la caduta dell’impero romano arrivarono orde di barbari, fra cui i Longobardi nel 568, e la popolazione di pianura si rifugiò su alture meglio difendibili tra cui quella di Pove.

Risale a questo periodo la realizzazione di un monastero benedettino, un ordine monastico nato per preservare la cultura anche in campo agricolo e renderla disponibile alla popolazione, con la chiesetta di San Bartolomeo.

Il primo documento che cita la fortezza di Pove risale al 917 in cui viene compreso nella Marca Trevigiana, non un vero e proprio marchesato ma piuttosto una indicazione territoriale. Forse una piccola fortezza, al cui interno si trovava quella che oggi è la chiesetta di San Pietro, che ha dovuto resistere anche alle invasioni degli Unni dall’Ungheria.

Intorno all’XI secolo, tutto il territorio era governato dalla Signoria degli Ezzelini e nel 1160 anche Pove entrò in questa signoria guidata da Ezzelino II. Sul Cornon si possono trovare tracce delle fondazioni di una delle antiche fortezze di questi signori.

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Agrigento venne a lungo contesa fra Cartaginesi e Romani, e mentre era in mano cartaginese arrivò a schierarsi con Pirro, il re dell’Epiro protagonista della prima guerra punica fra Cartaginesi e Romani nel 264. 

I Romani la attaccarono la prima volta nel 262 e la saccheggiarono facendola diventare parte di Roma che le cambiò il nome in Agrigentum.
Roma praticamente conquistò tutta la Sicilia ma nel 213 Agrigentum venne riconquistata dai Cartaginesi che si preparavano alla Seconda Guerra Punica.

Durante questo scontro, nel 210 a.C. Agrigento fu riconquistata dal console Levinio che la ripopolò con persone provenienti da altri territori.

La Sicilia divenne il granaio di Roma e se da una parte questo portò ricchezza, dall’altra portò molti schiavi di lingua greca a lavorare nei campi. Più volte questi si ribellarono e intorno al 130 a.C. Agrigento venne saccheggiata da una rivolta di schiavi.

Ma grazie alla ricchezza del suolo e alla sua posizione, Agrigento tornò a fiorire durante il periodo dell’Impero Romano.

Dopo la caduta di Roma per l’arrivo dei Vandali, nel 535 il generale Belisario conquistò la Sicilia per conto dell’Impero Romano d’Oriente con sede a Bisanzio ed iniziò così il periodo bizantino dell’Isola mentre la chiesa di Roma divideva il territorio in diocesi guidate da vescovi.

Ad Agrigento arrivarono vescovi importanti come San Libertino e nel 559 d.C. nacque San Gregorio, uno studioso della Bibbia e quello che ha permesso la conservazione del Tempio della Concordia trasformandolo momentaneamente in chiesa.

Dal VII secolo, le scorribande degli arabi portarono la popolazione a spostarsi in alto dove un tempo si trovava l’antica acropoli ma dall’829 Agrigento cadde e venne ripopolata da Berberi. Il nome della città diventò Kerkent e Agrigento tornò ad essere un fiorente centro culturale e commerciale, grazie alle copiose produzioni agricole di canna da zucchero, datteri, meloni e gelso. È in questo periodo che venne avviato un nuovo porto commerciale nella attuale Porto Empedocle.

Le città arabe iniziano a combattersi fra loro e queste tensioni hanno favorito la presa della Sicilia da parte dei Normanni e Agrigento cadde nel 1086 dopo un lungo assedio. I Normanni, chiamati dal papa, riportarono i culti cattolici grazie al vescovo
San Gerlando che oggi è diventato il patrono di Agrigento.

In questo periodo, la città venne dichiarata reale e con questo titolo aveva diritto ad una serie di privilegi. Nel periodo feudale iniziò la signoria di Agrigento grazie ai Chiaramonte, una famiglia originaria della Francia del Nord ed arrivata in Sicilia con i Normanni.

Nel periodo di Federico II di Svevia, venne confermato il potere della famiglia e Federico Chiaramonte fu nominato cavaliere dal Papa che gli concesse la Rosa d’Oro per combattere contro gli infedeli.

Durante il periodo Angioino, i Chiaramonte si allearono con gli spagnoli di Aragona durante le Guerre del Vespro e il loro prestigio crebbe così anche durante la dominazione degli Aragonesi.

Con Federico Chiaramonte la città si allargò anche fuori dall’originaria cinta muraria e nel corso degli anni la famiglia costruì chiese e conventi con uno stile riconoscibile. Il suo palazzo si trovava proprio di fronte alla cattedrale, poi diventato Seminario Vescovile, e il loro prestigio arrivò fino a Palermo.

Nel 1377 morì il re di Sicilia e Maria d’Aragona si trovò come l’unica erede al trono, ma poiché non era prevista la possibilità di una linea femminile, vennero eletti 4 vicari del Regno di Sicilia, e uno di questi era proprio un esponente della famiglia Chiaramonte.

Maria venne allontanata per non farla sposare con i Visconti di Milano e venne nominato Martino I il vecchio come viceré di Sicilia. Maria si sposò con Martino il giovane, nonostante l’opposizione dei baroni perché avrebbero perso la loro autonomia siciliana conquistata con i Vespri, a favore di un maggiore controllo dalla Spagna. 

Nel 1392 venne giustiziato Andrea Chiaromonte da re Martino, finì la dinastia di questa famiglia in Sicilia e la signoria venne affidata a Bernardo Caprera.
La peste del 1523 accelerò il declino di Agrigento, colpita anche da carestia, e la disperazione portò alla crescita del fenomeno del banditismo.

Nel 1647 la carestia e le alte tasse verso gli Spagnoli portarono ad un malcontento in Sicilia e ad Agrigento, una delle zone dove si coltivava il grano. il Vescovo Traina pagò per evitare che la città perdesse i diritti delle città reali/demaniali. Da questo momento una serie di vescovi si è resa protagonista della storia di Agrigento. 
Fra le opere pubbliche va segnalata la costruzione e l’ampliamento del porto del Molo di Girgenti, oggi Porto Empedocle, e nel 1817 la Sicilia passò sotto il regno Borbonico. 

La situazione di disagio e miseria fu tale che la città partecipò ai moti del 1820, che poi sono stati il clima su cui si è cresciuto il movimento mazziniano, e nel 1860 l’arrivo di Giuseppe Garibaldi venne salutato con interesse.

Ma la mancata risposta alle promesse fece esplodere ancora una volta il fenomeno del brigantaggio. La disillusione portò anche ad una prima ondata di migranti che lasciarono Agrigento e la Sicilia in cerca di fortuna all’estero.
Nel 1853 il porto diventò un comune autonomo e poco dopo prese il nome di Porto Empedocle.

Finalmente agli inizi del Novecento una serie di opere pubbliche, come l’acquedotto, migliorò la situazione delle persone e portò ad un lancio del turismo.

La città è stata profondamente bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale. La rinascita è passata attraverso il turismo culturale e l’ingresso della Valle dei Templi nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.






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