Cosa c’è di più dolce quando all’approssimarsi delle feste natalizie a Cattolica Eraclea ci si sentiva avvolti da un’aria che profumava di Cubbata?
Ma non era l’unico dolce. Infatti in tutte le case c’era l’usanza di fare i biscotti per le feste e molte cucine erano in movimento dalla mattina alla sera. Si aprivano i vecchi ricettari per rispettare le tradizioni e per fare i famosi buccellati di pasta frolla ripieni di fichi secchi macinati o di marmellata di zucchine o di mandorle tritate.
Nessuno poteva permettersi di sbagliare le dosi degli ingredienti. Sarebbe stato un disastro!
Era quasi un rito. Si riunivano famiglie legate da parentele e sfornavano biscotti di tutti i tipi. Per loro, per gli amici e da offrire a chi si recava nelle loro case, per porgere gli auguri.
Il Natale era sempre speciale. La notte del ventiquattro dicembre, alla messa di mezzanotte si svolgeva la pastorale, preparata con gran cura per regalare emozioni speciali.
Piano piano, accompagnati dal suono delle cornamuse uomini vestiti da pastori con agnellini sulle spalle entravano nella chiesa in fila. Erano seguiti da cacciatori con i fucili in spalla, dove era appesa della selvaggina, donne in costume siciliano con cesti di arance profumate, con formaggi e ricotta fumante, con pani caserecci e con piccoli capi di lana lavorati a maglia.
Al canto del ‘Gloria a Dio’ veniva giù il tendone che copriva il grande presepe dell’altare maggiore e una folla di bimbi vestiti da angioletto, con ali di fil di ferro rivestite da veli, circondavano il Bambinello cantando.
Il piccolo paese si riempiva di vita durante le feste natalizie, le strade erano piene di giovani che rientravano a casa per le vacanze. Chi viveva fuori per lavoro tornava a festeggiare con i familiari, e magari arrivavano anche degli ospiti per stare insieme agli amici più cari.
Il giorno di Natale e di altre feste solenni, era consuetudine sfoggiare per la prima volta abiti e scarpe nuove, per chi poteva permetterselo, per attirare gli sguardi di qualche giovane.
In quel periodo, infatti, nascevano spesso delle nuove coppiette durante il passeggio in piazza. Il passeggio consisteva nel percorrere in lunghezza la piazza, tornando indietro e ripercorrerla nuovamente per tante volte, fino a quando non ci si stancava, cosa prevedibile, vista la scomodità delle scarpe nuove e dei primi tacchi delle giovani.
Sulle tavole di Cattolica non manca mai il buon croccante di mandorle detto cubbata. Sono mandorle tostate e passate nello zucchero caramellato per legarle insieme alla frutta secca e profumati con scorze di agrumi.
Noi dovevamo sbucciare le noci facendo attenzione di conservarne i gusci che sarebbero serviti ad alimentare la brace degli scaldini sparsi per le stanze.
A tutti gli ospiti si offrivano generalmente croccante, arance e biscotti con la marmellata di fichi, accompagnati da spremute e da rosolio.
Nelle case tra l’odore delle mandorle tostate, quello dello zucchero caramellato per legare il croccante e quello delle bucce di agrumi bruciate, si avvertiva un vero e proprio profumo di casa, di famiglia. Si stava veramente bene!
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