Eravamo a Verona per Fieracavalli con la Fondazione Horse Museum e pioveva così tanto che siamo entrate nel ristorante più vicino. Dall’insegna giapponese non avremo mai pensato di provare un’esperienza culinaria così intrigante che ricorderemo a lungo.
Ci sediamo da IKAI e subito tanti piccoli dettagli ci deliziano. E quando abbiamno aperto il menù è arrivata la vera sorpresa: piatti ricercati fusion con ingredienti inusuali e accoppiamenti che potevano sembrare arditi. Non solo giapponese e cinese ma anche cucina italiana e mediterranea.
Restiamo a lungo incantate dalle fotografie del menù e indecise chiamiamo un cameriere per avere consigli. Parliamo direttamente con Kai ed io posso parlare in cinese perché Kai è un giovane imprenditore cinese che è venuto in Italia dall’età di 13 anni.
Il nome del ristorante Ikai racconta la storia della sua famiglia: la “i” è l’iniziale del nome di sua moglie (e dell’Italia) e Kai è il suo nome che in cinese significa ‘allegro, contento’.

Il ristorante è stato fondato nel 1999 ed è arrivato a questo livello con un percorso di ricerca e sperimentazione. Per prima cosa ha frequentato un corso di cucina classica giapponese direttamente in Giappone dove gli si è aperto un mondo, non solo nel gusto ma anche nella sacralità di alcune tradizioni.
Poi ha conosciuto la Teppanyaki, un tipo di cottura della cucina giapponese dove teppan significa “piastra d’acciaio” e yaki “grigliato”, e subito l’ha portata a Verona.
Ma non solo Giappone.
Kai è profondamente cinese e ha voluto continuare le sperimentazioni culinarie con altre culture. Per questo è andato a Londra, la città simbolo delle contaminazioni culturali nell’arte come nella cucina.
Ed ora la sua cucina è arrivata a fondersi anche con quella Italiana. E noi possiamo raccontare direttamente quello che abbiamo assaggiato: un sensazionale branzino con crema di edamame, zest di yuzu e pepe rosa
Già il nome ci suggerisce un tripudio di sapori italo-cino-giapponesi.
Per cominciare, il protagonista è il branzino, un pesce molto amato dalla cucina italiana, mentre edamame è un fagiolo di soya che spesso viene servito nei ristoranti giapponesi o cinesi cotto insieme con il suo baccello verde.
La crema che era dolce al punto da risultare perfetta in contrasto con le scorze di yuzu, che invece è un agrume giapponese dal sapore molto acido. I grani di pepe rosa, infine, regalavano una varietà di profumi ed esaltavano il perfetto legame tra il pesce e le sue salse.
Il risultato del piatto è stato che non sapevamo dove ci trovavamo. Ogni boccone era un viaggio tra i profumi di oriente e occidente.
Il tutto accompagnato da un ottimo Lugana, al naso molto profumato, fresco e persistente che si abbinava perfettamente ai sapori orientali del branzino.

Dulcis in fundo.
Ikai non ha sbagliato un colpo, neanche con i dolci e ne abbiamo voluti provare due!
Il primo era un globo di cioccolato fondente che sciogliendosi rivelava un morbido cuore di crema Chantilly e passion fruit. La freschezza del passion fruit attutiva il dolce della crema Chantilly con un raffinato equilibrio dei sapori.
Il secondo era il Cioccomango un altro viaggio fusion sensoriale tra la dolcezza del mango e del cocco che mitigavano l’amarezza e l’intensità del cioccolato fondente.
Un’esperienza che mi ha riempito il cuore oltre che allo stomaco.
Seguici sui social