

La fondazione di Militello si può datare in età normanna. A quell’epoca era un casale: il primo feudatario fu Simone del Vasto, conte degli Aleramici di Sicilia e nipote del Gran Conte Ruggero I, o un certo Alaimo da Lentini, intorno al 1071.
Secondo un privilegio del 1248, l’imperatore Federico II di Svevia avrebbe concesso il casale et castrum di Militello, col rango di baronia, al milite lombardo Bonifacio de Camerana figlio di Oddone.
Il documento, in realtà, è stato riconosciuto come un “falso d’epoca” degli inizi del 1300… Serviva ai signori di Militello a giustificare il loro dominio nel trambusto causato dal passaggio di dominazione in Sicilia, dagli Angioni agli Aragonesi. Nel 1303 Maria Camarana lasciò il feudo in eredità al figlio Abbo Barresi. Nel 1337 il re di Sicilia Pietro II d’Aragona concesse ad Abbo il privilegio di circondare di mura l’abitato, collocandovi un castrum, ovvero il castello. Militello divenne così una terra del regno di Sicilia, ossia una città con capacità fiscale e militare.
Con il matrimonio tra Caterina Barresi e Fabrizio Branciforti, principe di Butera e conte di Mazzarino, nel 1571 la città passò ai Branciforti, che la tennero fino all’abolizione della feudalità, nel 1812.
Il periodo compreso fra il 1400 e il 1700 fu un’epoca di grande splendore, soprattutto durante il governo dei Barresi e del principe Francesco Branciforti (1575-1622), figlio di Fabrizio, e di sua moglie Giovanna d’Austria, che trasformarono Militello in un centro culturale di primo piano.
Sotto i Branciforti, Militello si trasformò in un centro culturale di primo piano, un cantiere aperto, dove si ricostruivano gli edifici antichi (come la nuova ala del castello) e se ne edificavano di nuovi: chiese, monasteri, palazzi per l’amministrazione, fontane pubbliche, persino una grande biblioteca e una stamperia che fu tra le prime del Regno di Sicilia.
Il terremoto dell’11 gennaio 1693, che distrusse il Val di Noto, colpì pesantemente anche Militello, abbattendo per sempre molti di questi edifici. Altri ne furono ricostruiti, realizzando quei gioielli architettonici (come le nuove chiese di Santa Maria della Stella e di San Nicolò, e nuovi palazzi nobiliari), che hanno valso a Militello l’iscrizione nel sito UNESCO delle città tardo barocche del Val di Noto.
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