Pantelleria è una splendida isola tra la Sicilia e la Tunisia il cui profilo è caratterizzato dalla Montagna Grande che raggiunge quota 836 metri. La sua origine vulcanica si riconosce nel colore della terra e dei materiali da costruzione, nei soffioni di vapore e nella presenza di acque termali, come quelle dell’incantevole Specchio di Venere. L’ultima eruzione risale al 1891.
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Il suo isolamento e la sua conformazione hanno dato origine ad un particolare intreccio fra bellezza della natura e insediamenti umani che la hanno resa unica e meta di numerosi turisti. L’isola è stata abitata sin dal periodo neolitico, forse per la presenza di ossidiana, e si sono trovati resti di un villaggio, di mura ciclopiche e di una necropoli dell’Età del Bronzo. Le mura di fortificazione sono particolarmente imponenti con un tratto di circa 300 metri con uno spessore che raggiunge i 10 metri e una pari altezza. Anche la necropoli di Sesi, dal nome del popolo dei Sesioti, ha alcune peculiarità come le costruzioni a pianta circolare con copertura a tronco di cono, talvolta con gradoni. La posizione dell’isola al centro del Mediterraneo la ha resa una delle tappe degli intensi scambi commerciali e si sono trovati frammenti provenienti da Micene e dall’Egitto che testimoniano la sua internazionalità.
Il primo vero insediamento commerciale risale però ai Fenici che fondarono la città di Cossyra sulle colline di San Marco e Santa Teresa. I Fenici sono stati i primi a creare infrastrutture per la raccolta delle acque, le famose cisterne che si trovano ancora sparse nell’isola, e portarono la coltivazione della vite ad alberello (oggi patrimonio UNESCO). La città fu poi conquistata dalla vicina Cartagine e quindi da Roma dopo la distruzione del regno cartaginese del 217 a.C. Una interessante testimonianza del periodo romano sono tre teste di statue del I secolo d.C. ritrovate nel 2003 che rappresentano Cesare, Tito e Antonia minore. I Romani organizzarono l’isola, il porto e crearono diversi insediamenti agricoli e alla fine del loro impero risalgono le necropoli cristiane scavate nella roccia.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, Pantelleria entrò nell’orbita dell’Impero Bizantino e nel 540 viene conquistata dal comandante Belisario che la utilizzò come luogo di pena e di esilio.
Il nome Pantelleria compare per la prima volta in relazione ad un monastero bizantino, e ne sono testimonianza resti di mosaici, ma potrebbe derivare dall’arabo Bent-el-Rion, ossia “figlia del vento”. L’isola fu poi conquistata dagli arabi durante la loro espansione intorno all’845 e a loro si devono alcune delle peculiarità che ancora oggi fanno riconoscere Pantelleria nel mondo come le forme architettoniche e la coltivazione del cotone che rappresenterà una delle principali fonti di reddito dell’isola per molti secoli.
Il panorama è quindi caratterizzato da muretti a secco, giardini panteschi a protezione degli agrumeti e i famosi dammusi, costruzioni cubiche in pietra lavica rivestita di calce con tetti bianchi che terminano con la caratteristica cupola.
Gli arabi rimasero fino all’arrivo dei Normanni di Ruggero II che la annetterono al Regno di Sicilia e iniziarono la costruzione del castello Barbacane, forse su una precedente struttura romana o bizantina. Sul torrione i Normanni posero una grande croce a simboleggiare il loro ruolo di paladini della chiesa. La costruzione però non sarà mai un vero castello difensivo e renderà l’isola sempre vulnerabile agli attacchi corsari.
Nel 1361 l’isola passò ai Genovesi, che però governarono in modo autoritario provocando manifestazioni di piazza e l’uccisione del feudatario, e poi agli Aragonesi.
Nel ‘400 l’isola era stata assegnata al barone spagnolo Francesco de Belvis che non ebbe un buon rapporto con la popolazione e soggiornò giusto il tempo di consolidare il suo titolo nobiliare. Alla sua morte, per un certo periodo Pantelleria venne governata con molta crudeltà dalla famiglia De Nava fino a che nel 1488 venne saccheggiata dai turchi e a corte si pensò di assegnare l’isola a qualcuno valoroso.
Nel 1492 l’isola venne venduta da Giovanna de Belvis per 1800 fiorini a Luigi di Requesens, una famiglia di origini catalane che aveva fatto fortuna aiutando il re nella conquista della Corsica.
Luigi Requesens era stato un valoroso comandante e aveva sconfitto la flotta del corsaro Solimano. In questo secolo tutto il Mediterraneo era oggetto delle scorribande dei turchi
Nel 1535, Carlo V fece costruire una nuova torre di guardia vicino al castello ma questo non impedì al corsaro Dragut, successore di Barbarossa, di arrivare a distruggere Pantelleria e a fare 1000 prigionieri. Per questa ragione Carlo V decise di rinforzare ulteriormente il castello Barbacane.
Nel 1620 Antonio Requesens ottenne il titolo di Principe di Pantelleria da Filippo III.
In questo periodo una parte del castello venne trasformato in residenza mentre una ala continuava ad avere funzioni di prigione.
L’arrivo dei Borboni al Regno delle due Sicilie nel 1734 trasformò Pantelleria in una colonia penale e lo rimarrà fino alla fine del fascismo. A Ferdinando IV si devono alcuni lavori di sistemazione e il suo nome è inciso in una campana della torre.
Nel 1860 entrò a far parte del Regno d’Italia e dal 1863 fu usata per incarcerare i briganti antiunitari che si opponevano al regno dei Savoia.
L’isola è stata profondamente bombardata dagli alleati durante la seconda guerra mondiale in preparazione dello sbarco in Sicilia e nelle sue acque si combatté la battaglia di Mezzo Giugno di Pantelleria nel 1942.
Oggi il castello è sede del museo civico mentre una parte dell’isola è ancora utilizzata per scopi militari grazie al grande hangar sotterraneo progettato dal grande Pierluigi Nervi.
Oltre al turismo e alla sua architettura, Pantelleria va gustata per i suoi vini e la tecnica di coltivazione ad alberello dell’uva zibibbo è annoverata nell’elenco del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Da gustare i famosi vini dolci come il Passito di Pantelleria, il Moscato di Pantelleria e il Moscato Passito di Pantelleria.
Da non dimenticare poi il famoso Cappero di Pantelleria e l’ulivo nella varietà biancolilla.
Pantelleria è poi amata dagli appassionati di birdwatching perché è un punto di transito per molte specie di uccelli nel loro viaggio migratorio tra Africa ed Europa. Di recente è stata recuperata la particolare razza pantesca di asini tipica dell’isola, l’Asino di Pantelleria.
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