

Santa Margherita di Belice è un borgo della Sicilia sudoccidentale posto su una altura ai piedi dei Monti Sicani e compresa fra i fiumi Senore, Carboj e Belice. Grazie ad un invaso, il Carboj forma il suggestivo Lago Arancio che è uno dei luoghi ricchi di fauna e amato dagli uccelli migratori.
La Valle del Belice con i suoi vigneti, uliveti, i campi di biondo grano, i piccoli laghetti e il lago Arancio danno la sensazione di un enorme quadro dipinto dagli angeli.
Questa area della Sicilia è stata abitata sin dal periodo preistorico con i Sicani, seguiti poi dai Greci e dai Romani che la consideravano uno dei granai di Roma.
Durante la dominazione araba venne costruito il casale di Mazil-Sindi che venne chiamato Misindrino durante il periodo Normanno.
Ma la vera fondazione del paese risale alla volontà di Antonio Corbera a cui il re di Spagna Filippo II aveva concesso la Licentia Populandi di costruire un suo casale ampliando la rocca araba e di governarlo come feudatario nel 1575.
Una nuova Licentia Populandi del 1610 di Filippo III di Spagna autorizzò l’uso del nome di Santa Margherita di Belice. Infatti i casali potevano diventare comuni una volta che raggiungevano le 80 famiglie residenti.
La Licentia Populandi era nata dalla crescita della popolazione della Sicilia e dal bisogno di aumentare la produzione di grano lavorando un numero maggiore di terreni. Veniva concessa direttamente dal Re di Spagna o dal Vicerè e autorizzava la creazione di un borgo attorno alla casa signorile (o ad un manufatto preesistente) per poter coltivare nuove terre.
Questo veniva governato da un signore locale a cui veniva poi concesso il privilegio di un seggio nel Braccio Baronale del Parlamento Siciliano.
Il ricorso a questo strumento portò alla nascita di un ceto di baroni sempre più numeroso e forte che poi alimenterà gli spiriti indipendenti dell’isola.
Dopo la sua fondazione, Santa Margherita di Belice passò sotto il controllo dei principi Filangieri, antenati del famoso scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa che proprio in questo borgo ambientò parte del suo romanzo Il Gattopardo.
Tre dei principi Filangieri sono stati anche vicerè di Sicilia e per questo loro prestigio ospitarono re Ferdinando I di Borbone, la regina Maria carolina d’Austria e il principe Leopoldo di Borbone per tre mesi nel 1812.
Ma la storia di Santa Margherita di Belice è stata sconvolta nel 1968 dal terribile terremoto del Belice che ha cambiato per sempre lo spirito dei luoghi.
Oggi il palazzo Filangeri di Cutò è conosciuto come Palazzo Gattopardo e dopo la sua ricostruzione ospita il comune e il museo del Gattopardo, dedicato allo scrittore Tomasi di Lampedusa e al suo famoso libro.
Santa Margherita di Belice è famosa per il suo fico d’India, a cui è dedicata anche una famosa sagra, la vastedda (un formaggio di pecora), il formaggio Belicino e l’oliva Nocellara del Belice con il suo gustoso olio.
Dai vitigni autoctoni siciliani si produce il Santa Margherita di Belice DOC e il borgo fa parte della Strada del Vino Terre Sicane.
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