Sciacca e la Pasta con le Sarde… E finiu a pasta cui saddi

Sciacca e la Pasta con le Sarde… E finiu a pasta cui saddi

Quando a Sciacca si vuole esprimere il fatto che qualcuno operi per interesse personale si dice "e finiu a pasta cui saddi" (finisce tutto nella pasta con le sarde).

Ci sono detti popolari che riflettono i sentimenti meglio di qualsiasi altra parola e spesso sono espressioni tipicamente dialettali. Per me i più belli e folklorici prendono spunto dalla tavola e uniscono i valori delle tradizioni gastronomiche a quelli della vita quotidiana.

Sciacca, il mio paese, è una città di mare e sa di mare e di sale. Sapora di mineralità da sempre e con il mare è cresciuta in questi tre millenni di storia.

Il pesce azzurro e bianco e il rosa di crostacei dal mare e le olive, il mandorlo, il vino e gli agrumi dalla terra. Tutti uniti a tavola in un miscuglio di sensazioni olfattive e gustative che sono la nostra ricchezza e cultura enogastronomia.

Le sarde di Sciacca sono da sempre un volano della crescita del mio paese e con le sue industrie hanno “alimentato” l’economia della gente del porto.

E la pasta con le sarde alla "sciacchitana" (da Sciacca) è il piatto che unisce il mare alla campagna rappresenta Sciacca e si distingue dalla versione palermitana con la conserva di pomodoro.

Sono più buone le sarde prese nei mesi con la "R", si dice così, ma in verità sono buone e disponibili tutto l'anno, in particolare dalla primavera all'autunno quando anche il finocchietto selvatico è ricco di fragranza e di sapori.

 La pasta con le sarde di Sciacca, trae spunto e variazione dalla cosiddetta "Pasta a milanisa", dove Milano era inteso come "u continenti".

Si racconta che a causa dei primi grandi flussi migratori dal sud al nord nel tardo ‘800 i "terroni agrigentini” provavano a ritrovare i propri sapori di origine preparando la pasta con le sarde e/o con le acciughe sotto sale (cui saddi a mari, perché le sarde fresche non erano disponibili), il soffritto di cipolla, la conserva di pomodoro e, quando lo trovavano anche nelle campagne padane, il finocchietto selvatico.

A questi ingredienti spesso portati nelle valigie di cartone, se ne aggiungevano altri come l'uva passa e i pinoli che ricreavano in bocca quella vicinanza con la propria terra di origine e quel giuoco gastronomico dell'agro-dolce, reminiscenza della cultura di origine araba.

Quando tornavano a Sciacca dal "continente", gli emigranti riportavano la "Pasta a milanisa" che col tempo è il nome con cui viene generalmente ancora la pasta con le sarde alla saccense.

"E finiu a pasta cui saddi".

L’epilogo di questa storia è la mia versione della “Pasta con le sarde alla saccense”, reinterpretata ed arricchita da un'altra eccellenza del mare di Sciacca: il gambero rosa. La sua dolcezza e il gioco delle consistenze aggrazia piacevolmente il sapore deciso delle sarde fresche e delle acciughe dissalate.

 

 

Ricetta della "Pasta con le sarde alla saccense con gambero rosa di Sciacca"

Ingredienti per 4/5 porzioni (dipende dalla panza)

  • pasta di grano duro 400 gr
  • sarde fresche nettate (pesate pulite) 500/600 gr
  • gambero rosa intero 1 kg
  • finocchietto selvatico 500 gr
  • doppio concentrato di pomodoro 70 gr
  • 5 acciughe dissalate nettate e deliscate (altrimenti 10 filetti di acciughe dissalate e sottolio. Oppure, per un sapore più deciso e salino 5 filetti di sarde dissalate o filetti sott’olio)
  • 2 cipolle bianche o dorate (altrimenti 1 cipolla, 2 piccoli scalogni e 1 spicchio d'aglio)
  • 1 bicchiere di vino bianco (Catarrato, Trebbiamo, Grillo e Insolia)
  • 20 gr di pinoli e 30 gr di uva passa rinvenuta nel vino bianco, 1 cucchiaio di aceto bianco di vino
  • 1 ciuffetto di prezzemolo
  • 1 foglia di alloro
  • olio EVO
  • sale e pepe nero
  • buccia di un limone
  • pangrattato leggermente tostato con granella di mandorle 50 gr

 

Lavate e deliscate le sarde e sgusciate il gambero rosa. Con le teste ed i carapaci fate un brodetto unendo i gambi del prezzemolo, una foglia di alloro ed un pizzico di sale.

Lavate bene e selezionate le parti più tenere del finocchietto selvatico, sia i gambi che le foglie più aromatiche e verdi.

Portare a bollore abbondante acqua appena salata, aggiungete tutto il finocchietto selezionato e cuocete per circa 5 minuti. Lasciate il finocchietto ancora al dente e scolatelo bene dalla sua acqua. Conservate l'acqua di cottura del finocchietto: ci servirà per cuocere la pasta.

In una casseruola soffriggete, su un fondo di olio EVO, la cipolla tagliata a julienne (o l’altra combinazione) e poi aggiungete un mestolo del brodetto dei gamberi. Lasciate stufare ed imbiondire la cipolla per qualche minuto.

Aggiungete le acciughe dissalate (o le alternative), l'uva passa ammollata, i pinoli e, poco dopo, poco più della metà delle sarde fresche pulite.

Qualche minuto ancora e versate il bicchiere di vino bianco ed il cucchiaio di aceto.

Lasciate sfumare a fuoco vivo e aggiungete il finocchietto precedentemente sbollentato che avrete tagliuzzato grossolanamente. Versate un mestolo del brodo di pesce e lasciate riprendere il lento bollore.

Quando ancora il tutto è abbastanza liquido, aggiungete e fate sciogliere il concentrato di pomodoro. Il composto dovrà essere morbido e colorato già di rosso. Se troppo asciutto, aggiungete ancora un mestolo di brodo di gamberi.

Lasciate cuocere a fuoco lento, con il coperchio semi aperto, per circa 20 minuti e assaggiate per regolare di sale e pepe nero.

Nel frattempo, scolate e filtrate tutti gli scarti dei gamberi dal loro brodetto. Riducete a fuoco vivo il brodetto, regolandolo di sale e aggiungendo un filo d'olio EVO. Dovrà raggiungere una consistenza leggermente più densa.

Riportate a bollore l'acqua di cottura del finocchietto, regolate di sale se necessario, e calate la pasta a piacere.

Riportate a calore il sugo di sarde e finocchietto, aggiungete il gambero fresco sgusciato e la buccia del limone grattata fresca. Unite bene tutti gli ingredienti.

Per l'altra metà delle sarde fresche, passatele in una padella con un filo d'olio evo e cuocetele fino a tostatura.

Scolate la pasta ancora al dente, unitela e mantecatela nel sugo di sarde e finocchietto, quindi lasciatela riposare, coperta, per circa 5 minuti. Giusto il tempo di battere il prezzemolo finemente e di tostare il pangrattato con un filo d'olio evo e la granella di mandorle.

Componiamo il piatto

Impiattate un leggero fondo di brodetto ridotto dei gamberi, quindi sistemate la pasta versandoci sopra parte del sugo di sarde e finocchietto. Guarnite a contorno e sopra la pasta le sarde cotte tostate in padella.

Poi una spolverata di prezzemolo e del pangrattato aromatizzato alle mandorle ed infine, un filo d'olio evo ed un ciuffettino di finocchietto selvatico fresco a decorazione.

Eccovi la mia personalissima interpretazione della “Pasta con le sarde alla saccense con gambero rosa di Sciacca”.

 

 


Scritto da
Fabrizio Ricotta

Coinvolto nella profondità delle passioni, dalle parole alla cucina. Fabrizio è trascinato dai percorsi enogastronomici a quelli naturali e culturali, alla scrittura delle emozioni. Ha la pagina su...

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